Salute 8 Febbraio 2022 15:49

«Il paracetamolo aumenta il rischio infarto e ictus in chi soffre di pressione alta», l’allarme in uno studio

Uno studio ha dimostrato che le persone con pressione alta che assumono paracetamolo per lunghi periodi di tempo potrebbero essere più a rischio di infarti e ictus.

«Il paracetamolo aumenta il rischio infarto e ictus in chi soffre di pressione alta», l’allarme in uno studio

Chi soffre di pressione alta dovrebbe fare attenzione al paracetamolo. Uno studio dell’Università di Edimburgo ha scoperto che nei soggetti ipertesi l’assunzione di paracetamolo per lunghi periodi può aumentare il rischio infarto e ictus. I risultati, pubblicati sulla rivista Circulation, sono un avvertimento per i medici che dovrebbero pensare ai rischi e ai benefici per i pazienti che assumono per molti mesi il paracetamolo.

Il paracetamolo aumenta la pressione sanguigna

Si tratta di un comune antidolorifico usato per gestire sintomi comuni come il mal di testa e la febbre. Viene anche prescritto per gestire il dolore cronico, nonostante le evidenze sulla sua efficacia sul lungo periodo sono piuttosto scarse. Nello studio i ricercatori hanno monitorati 110 volontari, due terzi dei quali assumevano farmaci per la pressione alta. Ai soggetti è stato chiesto di assumere 1 g di paracetamolo 4 volte al giorno per due settimana – una dose molto comune per i pazienti che soffrono di dolore cronico. E per altre due settimane hanno assunto due pillole «finte», ovvero placebo. Ebbene, lo studio ha mostrato che il farmaco ha aumentato la pressione sanguigna, «uno dei fattori di rischio più importanti per infarto e ictus», molto più di un placebo, riferisce James Dear, farmacologo clinico dell’Università di Edimburgo.

I ricercatori avvertono i medici: «Valutate bene rischi e benefici»

I ricercatori hanno quindi consigliato ai medici di iniziare a prescrivere ai pazienti con dolore cronico la dose più bassa possibile di paracetamolo e di tenere d’occhio particolarmente i soggetti con pressione alta e a rischio di malattie cardiache. I risultati valgono principalmente per chi, a causa di problematiche come l’artrite, responsabili di dolore cronico, assumono grandi quantità di paracetamolo per molto tempo. Mentre non dovrebbero esserci problemi per coloro che ne fanno un uso occasionale.

Ci sono ancora molte incognite sul legame tra paracetamolo e pressione alta

Inoltre, alcuni scienziati invitano alla cautela. Dipender Gill, docente di farmacologia clinica presso la St George’s, University of London, sottolinea che «rimangono molte incognite». Spiega: «In primo luogo, non è chiaro se l’aumento osservato della pressione sanguigna sarebbe sostenuto con l’uso a lungo termine del paracetamolo. In secondo luogo, non è noto con certezza se un aumento della pressione sanguigna attribuibile all’uso di paracetamolo porterebbe a un aumento del rischio di malattie cardiovascolari». In passato un ampio studio statunitense aveva trovato un legame tra l’uso a lungo termine del paracetamolo e l’aumento del rischio di attacchi di cuore, ma non è stato possibile dimostrare che l’uno causasse l’altro. E altri studi minori non sono stati in grado di confermare il collegamento. La British Heart Foundation, che ha finanziato quest’ultimo studio, ha affermato che medici e pazienti dovrebbero riconsiderare l’uso regolare anche qualcosa di «relativamente innocuo come il paracetamolo».

 

Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato

Articoli correlati
PFAS aumentano il colesterolo, il rischio infarto cresce nelle zone inquinate
Secondo un nuovo studio dell'Università di Padova, i PFAS farebbero aumentare i livelli di colesterolo, e di conseguenza il rischio di infarto. I risultati, pubblicati sulla rivista Toxicology Reports, dimostra che nella popolazione residente in zone contaminate da PFAS la percentuale dei soggetti con elevati livelli di colesterolo nel sangue è più del doppio rispetto alla popolazione generale di controllo
Allarme pressione alta da giovani, 1 su 10 rischia infarto e ictus prima della pensione
In occasione della Giornata Mondiale del Cuore 2023, gli esperti della Società Italiana di Cardiologia richiamano l’attenzione sull’importanza di tenere la pressione nella norma fin da giovani per ridurre il rischio cardiovascolare negli anni a venire. Troppi i giovani ipertesi nel nostro paese: il 14% degli under 35 ha già la pressione sopra a 120/80 mmHg, fino al 4% dei bimbi da 6 a 11 anni ha valori alterati ma molti non ne sono consapevoli
di V.A.
Un modello matematico del cuore rivoluzionerà la ricerca sulle patologie cardiache
Il Politecnico di Milano ha messo a punto un modello matematico e computazionale del cuore umano, ideato per lo studio di patologie coronariche. Questo è l’elemento centrale della ricerca pubblicata sulla rivista Nature Scientific Reports
di V.A.
Infarto: per gli anziani è efficace lo stesso trattamento dei giovani
In caso di attacco cardiaco gli anziani dovrebbero ricevere lo stesso trattamento dei giovani. Lo dimostra uno studio coordinato da scienziati italiani e pubblicato sul The New England Journal of Medicine
Gli alimenti ultra-processati danneggiano il cuore, +24% di rischio infarto
Due ampi studi presentati al congresso della Società europea di Cardiologia hanno dimostrato che il consumo di alimenti ultra-processati può aumentare il rischio di sviluppare problemi cardiaci
GLI ARTICOLI PIU’ LETTI
Ecm

Scadenza triennio ECM, Magi (Omceo Roma): “Siamo in attesa delle comunicazioni di Cogeaps e Fnomceo su inadempienti”

Il presidente dell’Ordine dei medici chirurghi e odontoiatri della Capitale spiega: “Ci sarà una fase preventiva in cui chiederemo a tutti di aggiornarsi, seguita da un momento in c...
Salute

Nativi digitali apprendono come i dislessici. Logopedista: “Non si torna indietro, fondamentale educare all’uso nelle scuole”

I nativi digitali crescono con un sistema nervoso diverso e una diversa visione della vita in confronto alle generazioni precedenti, molti simili a quello delle persone con dislessia. La scuola, tutta...
Salute

Covid: le varianti sono emerse in risposta al comportamento umano

Le varianti del virus Sars-CoV-2 potrebbero essere emerse a causa di comportamenti umani, come il lockdown o le misure di isolamento, le stesse previste per arginare la diffusione dei contagi. Queste ...