Salute 28 Luglio 2021 10:17

Giornata delle Epatiti ai tempi del Covid-19, Aghemo (AISF): «Avremo incremento di morti a causa di diagnosi e controlli mancati»

Con l’esplosione della pandemia l’Italia non è più in linea con l’obiettivo OMS di eradicare l’Epatite C entro il 2030. Il Segretario AISF: «Urgente rilanciare vaccini, screening e trattamenti»

di Isabella Faggiano

Sono affetti da una patologia ma non lo sanno. Una condizione che, considerando le sole infezioni da Epatite C in Italia, riguarda tra le 250 e le 300mila persone. Si tratta dei cosiddetti pazienti sommersi che non hanno mai ricevuto una diagnosi e che, probabilmente, la riceveranno solo quando la malattia sarà in uno stadio molto avanzato. Ed è a questi pazienti “inconsapevoli” che è dedicata la Giornata delle Epatiti 2021 che si celebra ogni anno, in tutto il mondo, il 28 luglio.

Riflettori puntati su Epatite B e C

L’attenzione dei clinici è rivolta non solo alle Epatiti C, ma anche alle B, quelle dagli effetti più gravi, talvolta letali. Sono considerate una minaccia per la salute pubblica, in quanto se cronicizzano, provocano complicanze nel tempo anche fatali come la cirrosi e il tumore epatico. Tuttavia, l’Epatite B può essere prevenuta con il vaccino, mentre l’Epatite C si può curare con farmaci efficaci e risolutivi, tanto che l’OMS aveva fissato l’obiettivo della sua eliminazione entro il 2030, un risultato reso raggiungibile grazie ai nuovi farmaci antivirali ad azione diretta (DAA), che permettono di eradicare il virus in maniera definitiva, in tempi rapidi e senza effetti collaterali.

Lo stop da pandemia

Purtroppo anche il trattamento dell’Epatite C e le campagne vaccinali per l’epatite B hanno subito le conseguenze dell’emergenza da Covid-19. «Durante la prima andata il 65% dei centri di cura non è stato in grado di garantire l’accesso ai pazienti, percentuale che è via via migliorata – commenta Alessio Aghemo, Segretario AISF (Associazione italiana studio del fegato) -. Attualmente, c’è ancora un 30% non completamente operativo. Per questo, è necessario che ci si impegni, sin da ora, ad una vera ripartenza. In questo anno e mezzo vi è stata una diminuzione significativa sia delle diagnosi che dei pazienti trattati – sottolinea lo specialista -. Solo a maggio 2021 la situazione è migliorata, sebbene l’accesso alle strutture sanitarie sia ancora limitato e incomba il rischio di una nuova emergenza».

Obiettivo OMS: eradicazione Epatite C

A causa di questo rallentamento nei trattamenti di eradicazione dell’Epatite C, l’Italia non è più in linea con l’obiettivo dell’OMS, «che – sottolinea il professore – si sarebbe potuto perseguire solo con il trattamento di 30-45mila pazienti l’anno, un ritmo di marcia ampiamente disatteso. Gli effetti sul lungo periodo rischiano di essere particolarmente negativi: gli studi realizzati da AISF sull’impatto della pandemia a livello mondiale prevedono un notevole incremento di morti, da qui a venti anni, a causa di mancate diagnosi e controlli. Sebbene l’Epatite C abbia una lenta progressione, le sue conseguenze possono essere letali».
È, dunque, evidente la flessione dei trattamenti dell’epatite C, che mette in discussione la possibilità di conseguire l’obiettivo dell’eliminazione della malattia fissato dall’OMS per il 2030. «Ma riprendendo a pieno ritmo e riprogrammando le attività, così da recuperare il tempo perso, raggiungere l’obiettivo del 2030 è ancora possibile», assicura il Segretario AISF.

Casi o diagnosi in calo durante la pandemia?

Di contro, l’esame delle notifiche pervenute al SEIEVA (il Sistema Epidemiologico Integrato delle Epatiti Virali Acute, coordinato dall’ISS) nel 2020 mostra che il numero di casi notificati di epatite virale è in netta flessione a partire da marzo 2020 rispetto agli anni precedenti. Molto probabilmente le misure di contenimento adottate per la pandemia hanno contribuito a diminuire anche il rischio di contrarre altre malattie infettive, tra cui l’epatite, sebbene sia indubbio anche che l’interesse massimo sulla pandemia possa aver ridotto l’attenzione su altre patologie per diagnostica e conseguente notifica. «Proprio questi dati – spiega Aghemo – devono spingere a non perdere l’attenzione sulle epatiti, per le quali esistono forme di prevenzione e di trattamento molto efficaci. Anche se non sono ancora disponibili dati completi riguardanti questi due ultimi anni, è verosimile che ci sia stata anche una flessione delle vaccinazioni anti HBV e che – conclude – sia quindi necessario recuperare pure le mancate vaccinazioni».

Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato

Articoli correlati
Covid, alcune persone potrebbero aver perso l’olfatto per sempre? L’ipotesi allarmante in uno studio
La perdita dell'olfatto a causa di Covid-19 potrebbe durare a lungo o addirittura per sempre. Uno studio rivela che una persona su 20 non l'ha recuperato dopo 18 mesi
Luce verde per gli screening HCV nel 2023. Fondamentale il ruolo dei medici di famiglia anche per diagnosi e trattamenti
«Quello che stiamo per affrontare è un momento chiave: il medico di famiglia resta la figura principale per raggiungere la popolazione generale dove si può nascondere il virus e colui che può indirizzare le persone a rischio verso screening e linkage-to-care», sottolinea Alessandro Rossi, Responsabile SIMG Malattie Infettive
Epatite Delta, la meno nota è anche la più aggressiva e pericolosa
L'epatite Delta è la più aggressiva fra tutte le epatiti. Con l’obiettivo di fare il punto sulla patologia e di descriverne l’impatto clinico e socioeconomico è stato costituito, in collaborazione con True News, un Gruppo di Lavoro multidisciplinare, composto da clinici, epidemiologi, economisti sanitari, esperti di HTA e di organizzazione sanitaria
Si possono bere alcolici quando si risulta positivi al Sars-CoV-2?
Il consumo di alcolici è controindicato quando si è positivi al virus Sars CoV-2. Gli studi mostrano infatti che gli alcolici possono compromettere il sistema immunitario
Dopo quanto tempo ci si può ammalare di nuovo di Covid-19?
Gli studi indicano che le reinfezioni con Omicron sono più frequenti. Una ricerca suggerisce un intervallo tra i 90 e i 640 giorni, un'altra tra i 20 e i 60 giorni
GLI ARTICOLI PIU’ LETTI
Advocacy e Associazioni

Mieloma multiplo. Aspettativa di vita in aumento e cure sul territorio, il paradigma di un modello da applicare per la prossimità delle cure

Il mieloma multiplo rappresenta, tra le patologie onco-ematologiche, un caso studio per l’arrivo delle future terapie innovative, dato anche che i centri ospedalieri di riferimento iniziano a no...
Salute

Parkinson, la neurologa Brotini: “Grazie alla ricerca, siamo di fronte a una nuova alba”

“Molte molecole sono in fase di studio e vorrei che tutti i pazienti e i loro caregiver guardassero la malattia di Parkinson come fossero di fronte all’alba e non di fronte ad un tramonto&...
di V.A.
Politica

Il Nobel Giorgio Parisi guida l’appello di 14 scienziati: “Salviamo la Sanità pubblica”

Secondo i firmatari "la spesa sanitaria in Italia non è grado di assicurare compiutamente il rispetto dei Livelli essenziali di assistenza (Lea) e l'autonomia differenziata rischia di ampliare ...