Salute 25 Giugno 2021 15:38

Conferenza sulla Salute Mentale, Speranza: «Pronti ad investire. Stop alla contenzione meccanica dei pazienti psichiatrici»

Presentato il Documento del tavolo tecnico che analizza lo stato di attuazione del “Piano di Azioni Nazionale per la Salute Mentale” ad otto anni dalla sua approvazione

di Isabella Faggiano
Conferenza sulla Salute Mentale, Speranza: «Pronti ad investire. Stop alla contenzione meccanica dei pazienti psichiatrici»

Che relazione c’è tra la facoltà di pensare e giudicare, di distinguere ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, comprese le implicazioni morali che ne conseguono? È probabile che Hannah Arendt, se fosse ancora in vita, avrebbe risposto con quattro parole “la banalità del Male”. Le stesse che la filosofa tedesca ha utilizzato per descrivere il processo ad Eichmann (gerarca nazista) a Gerusalemme e che, oggi, sono risuonate più volte durante i lavori di apertura della seconda Conferenza Nazionale per la salute mentale. Sono state pronunciate in riferimento ad un’altra realtà che, nel corso della storia, ha costretto molte persone a vivere ai limiti dell’umanità: i manicomi.

“Per una salute mentale di comunità”

La Conferenza inaugurata oggi – e che si concluderà domani – arriva ad oltre 20 anni di distanza dalla prima promossa dal ministero della Sanità (così si chiamava allora l’attuale ministero della Salute), per delineare lo stato dell’arte dell’assistenza dei pazienti psichiatrici dopo la chiusura dei manicomi civili sancita dalla legge 180/1978, nota come legge Basaglia, e la chiusura dei manicomi giudiziari, concretamente avviata con la legge 81 del 2014, la cui attuazione è ancora in corso.

«Nei reparti di psichiatria, le persone affette da patologie mentali hanno riacquistato quell’umanità che avevano perduto vivendo nei manicomi», commenta Fabrizio Starace, direttore del dipartimento di Salute Mentale e Dipendenze Patologiche dell’Ausl di Modena, presidente della Società Italiana di Epidemiologia Psichiatrica (SIEP) e membro del tavolo tecnico ministeriale sulla salute mentale.

«Che la Conferenza sia stata promossa direttamente dal ministero della Salute, e non come accaduto negli ultimi anni da società scientifiche e associazioni di pazienti, è un segnale importante – aggiunge Nerina Dirindin, esperta di salute mentale e membro del tavolo tecnico ministeriale -. Ci indica una chiara volontà politica ad agire per migliorare la situazione attuale».

Le criticità

Il  Tavolo Tecnico sulla salute mentale, istituito presso  la direzione generale della prevenzione sanitaria del ministero della Salute, ha presentato, in occasione della Conferenza di oggi, un documento che analizza le criticità che ancora sussistono ad 8 anni dal sì al Piano di Azioni Nazionale per la Salute mentale (approvato in Conferenza Unificata il 24 gennaio 2013).

«I dati ci dicono che solo il 49.5% degli obiettivi prioritari sono stati oggetto di provvedimenti a livello regionale (di recepimento o attuazione) – spiega il ministro della Salute, Roberto Speranza -. Sono ancora tante le diseguaglianze che persistono fra regioni, e all’interno delle regioni stesse, nell’accesso alle cure, nell’offerta assistenziale, nelle risorse disponibili, nel ricorso ai Trattamenti Sanitari Obbligatori (TSO), nello sviluppo della rete territoriale».

Tra le altre criticità evidenziate dal Ministro: il sistema di monitoraggio del rispetto dei Livelli essenziali di assistenza (Lea), l’organizzazione dei servizi, la necessità di rafforzare la cultura dell’assistenza territoriale e l’attenzione alle nuove forme di disagio.

Ma la situazione potrebbe essere anche peggiore di quella che sembra. «La salute mentale dell’infanzia e dell’adolescenza – spiega Nerina Dirindin – risulta particolarmente difficile da valutare perché, ad oggi, non esistono sistemi informativi che ne permettano il monitoraggio. Sistemi che andranno necessariamente istituiti in questi dipartimenti ed ampliati in quelli che accolgono la popolazione di pazienti adulti. Solo attraverso l’elaborazione di questi dati sarà possibile identificare nel dettaglio le eventuali carenze e proporre progetti risolutivi».

Le carceri

Se la tutela della salute mentale è una priorità per la comunità in generale, lo è ancora di più per quella carceraria. «In carcere – racconta Marta Cartabia, ministro della Giustizia – è a rischio la sicurezza del singolo, della collettività e di chi presta il suo servizio lavorativo. In una comunità chiusa, ristretta, come quella carceraria, i problemi di salute psichica latenti si manifestano troppo spesso attraverso la violenza. Atti che ledono l’incolumità individuale e generale, suicidi e aggressioni che coinvolgono i detenuti ma anche gli agenti penitenziari. All’interno delle carceri servono più medici e, soprattutto, un numero maggiore di specialisti esperti nella cura delle patologie mentali».

È necessario intervenire anche sul numero delle Rems (le residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza). «Ad oggi sono 30 le Rems disponibili sul territorio italiano, per un totale di poco più di 700 posti. Tanto che – continua il ministro Cartabia -, attualmente, 71 persone si trovano in carcere mentre dovrebbero essere ricoverate nelle Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza».

Le soluzioni

La direzione che le Istituzioni intendono prendere per risanare le criticità che ancora persistono nel sistema di assistenza e cura dei pazienti psichiatrici è insito nel titolo stesso della Conferenza Nazionale: “Per una salute mentale di comunità”. «Sul piano concreto – spiega il ministro Speranza – si tratta di rilanciare il lavoro sul territorio, prendendo come riferimento le comunità, la prossimità e la domiciliarità. Qualificare i servizi dal punto di vista delle risorse e degli habitat – i centri di salute mentale sono fra le strutture da attenzionare di più del Ssn -, promuovere una robusta integrazione con gli enti locali, stabilire collaborazioni interistituzionali (in primo luogo con le Politiche sociali, la Giustizia, la Pubblica Istruzione), innovare i percorsi formativi, favorire la ricerca sui servizi, privilegiare la metodologia di “partire dal basso” e la partecipazione dei fruitori dei servizi alle decisioni che li riguardano».

Le risorse

Il piano per il rilancio dell’assistenza ai pazienti psichiatrici è, dunque, piuttosto ampio e dettagliato. Ma la sua realizzazione non può prescindere dallo stanziamento di risorse economiche ad hoc. «Possiamo lavorare con le Regioni e le Province autonome su almeno due possibili fonti di finanziamento – aggiunge il ministro della Salute – quota parte dei fondi 2021 vincolati al perseguimento degli obiettivi di carattere prioritario e di rilievo nazionale – i fondi ex articolo 20 (edilizia sanitaria) per la riqualificazione di quelle strutture territoriali dedicate alla salute mentale. Stiamo inoltre negoziando l’utilizzo dei fondi strutturali che potrebbero essere destinati alla salute mentale delle 7 regioni del sud con specifici progetti di intervento».

No alla contenzione meccanica nei luoghi di cura della salute mentale

Nei giorni scorsi è stato raggiunto un altro importante risultato per la tutela dei diritti delle persone affette da patologia psichiatrica: il gabinetto del Ministero ha inoltrato alla conferenza permanente per i Rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome, la bozza di documento per il “Superamento della contenzione meccanica nei luoghi di cura della salute mentale”, discusso e approvato dal tavolo tecnico sulla salute mentale. «Riconosciamo l’obiettivo di promuoverne il suo definitivo superamento in tutti i luoghi della salute mentale, entro il triennio 2021-23», sottolinea Roberto Speranza.

Perché, come sottolineato dal segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres in occasione della giornata mondiale della salute mentale (10 ottobre 2020) “Non c’è salute senza salute mentale e non c’è buona salute mentale e benessere senza adottare un approccio basato sui diritti umani”.

 

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