Pandemie 7 Marzo 2023 09:58

Long Covid raddoppia i rischi cardiovascolari. Cardiologi Sic: «Necessari controlli regolari»

Le persone che continuano a riportare sintomi mesi dopo aver contratto Covid-19 hanno una probabilità fino a 2,5 volte maggiore di sviluppare disturbi cardiovascolari. Lo dimostra la più ampia revisione sull’argomento, condotta su oltre 5.8 milioni di persone in tutto il mondo, presentata durante il congresso annuale dell’American College of Cardiology a New Orleans. Il parere degli esperti della Società italiana di cardiologia
Long Covid raddoppia i rischi cardiovascolari. Cardiologi Sic: «Necessari controlli regolari»

Se Covid-19 ha lasciato qualche «strascico», attenti al cuore: chi soffre o ha sofferto di Long Covid ha una probabilità più che doppia di andare incontro a problemi cardiovascolari nei mesi successivi all’infezione rispetto a chi non ha mai avuto Covid-19. Lo dimostra un’ampia metanalisi degli studi condotti sull’argomento, presentata durante il convegno annuale dell’American College of Cardiology a New Orleans. Per questo gli specialisti della Società Italiana di Cardiologia (Sic) invitano i pazienti con Long Covid a effettuare controlli regolari in presenza di nuovi sintomi respiratori o cardiaci.«Covid-19 non è soltanto una malattia respiratoria, chi ha sintomi sospetti dopo aver avuto l’infezione deve approfondire per evitare conseguenze cardiovascolari serie», raccomanda Pasquale Perrone Filardi, presidente della Sic.

Affanno, palpitazioni o dolore toracico sono tra i disturbi legati al Long Covid

I dati del nuovo studio, raccolti da 11 ricerche su oltre 5.8 milioni di persone in tutto il mondo, indicano chiaramente che il Long Covid mette in pericolo il cuore, aumentando il rischio cardiovascolare e quello di sviluppare sintomi come affanno, palpitazioni o dolore toracico rispetto a chi non ha mai avuto l’infezione. Studi precedenti hanno già dimostrato che il contagio da Sars-CoV-2 è associato a un maggior rischio per cuore e vasi: il danno cardiaco acuto è una delle complicazioni più frequenti di Covid-19, arrivando a riguardare dal 20 al 45% dei pazienti. Il nuovo studio invece mostra che sono ad alto rischio anche i pazienti con Long Covid, ovvero coloro che per 6 mesi dopo l’infezione acuta riportano sintomi come stanchezza cronica, dolori muscolari e articolari, difficoltà di concentrazione.

Perrone Filardi (Sic): «Con Long Covid più probabili alterazioni a test diagnostici»

«Le stime indicano che il Long Covid può colpire fino a una persona contagiata su 7 e i dati di questa metanalisi mostrano chiaramente che in questi soggetti è molto importante fare attenzione a eventuali segni di disturbi cardiovascolari – spiega Perrone Filardi –. La metanalisi, che ha la forza dei grandi numeri, indica che il Long Covid aumenta da 2.3 a 2.5 volte le probabilità di sviluppare sintomi correlati a malattie cardiovascolari come dolore toracico, stanchezza, affanno, palpitazioni rispetto a chi non è stato contagiato. Tra le persone con Long Covid è anche più probabile presentare alterazioni negli esami diagnostici, come i test sul sangue, l’elettrocardiogramma o gli esami di imaging come l’ecografia cardiaca o l’ecocardiografia con anomalie indicative di un aumentato rischio cardiovascolare o della presenza di disturbi».

Probabile legame con infiammazione cronica

Lo studio, che include i dati di 450.000 persone con complicazioni cardiovascolari, ha analizzato anche pazienti che avevano già malattie cardiovascolari e per esempio erano state già vittime di un attacco cardiaco; anche in questi soggetti, il Long Covid ha aumentato le probabilità di ulteriori complicanze, come ad esempio la fibrillazione atriale. «Lo studio ha dimostrato che chi ha avuto il Covid ha una probabilità più che doppia di avere problemi cardiovascolari anche se non ha indagato i possibili meccanismi biologici alla base del maggior rischio, ma è noto che il virus Sars-CoV-2 ha fra i suoi bersagli anche cuore e vasi – aggiunge Ciro Indolfi, past-presidente della Sic e presidente della Federazione Italiana di Cardiologia-. E’ possibile che l’infiammazione cronica indotta dal Long Covid abbia un ruolo rilevante e sarà importante indagare ancora per capire se i pazienti con condizioni cardiovascolari preesistenti possano essere protetti con terapie specifiche».

Sono necessari controlli cardiologici regolari

«Tuttavia, questi dati sono un monito per tutti: dopo l’infezione Covid e in presenza dei sintomi del Long Covid – concludono Perrone Filardi e Indolfi – sono più probabili complicanze cardiovascolari. Pertanto, è opportuno ed essenziale approfondire qualsiasi eventuale sintomo insolito e monitorare con maggiore attenzione il rischio cardiovascolare dei pazienti, eventualmente prevedendo controlli cardiologici regolari in chi è più a rischio».

 

Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato

GLI ARTICOLI PIU’ LETTI
Salute

Cancro, metà dei decessi dovuti a fattori di rischio modificabili

Fumo al primo posto, al secondo tra i fattori di rischio ci sono gli agenti infettivi, seguiti dall’obesità
Advocacy e Associazioni

Disabilità, il Decreto Tariffe lascia le persone senza carrozzina. FISH: “Così lo Stato abbandona i più fragili”

Dal 1° gennaio 2025 non è più garantita la sostituzione delle parti essenziali delle carrozzine elettriche e manuali. La denuncia di un cittadino in Veneto accende i riflettori su un...
Advocacy e Associazioni

Nasce la Piattaforma Nazionale per le Liste di Attesa (PNLA): come orientarsi tra tempi, priorità e (domani) strutture sanitarie

E' online la prima versione della Piattaforma Nazionale per le Liste di Attesa (PNLA) che permette a cittadini e associazioni di conoscere i tempi di attesa per visite ed esami, prestazioni urgenti in...
Lavoro e Professioni

Medici ex specializzandi, approvata la Legge di Delegazione Europea. Ora tavolo tecnico ricognitivo interministeriale su sentenza CGUE

In studio gli effetti della storica sentenza della CGUE che ha accolto il ricorso promosso da Consulcesi: “Confermata la battaglia per il diritto”