Lavoro e Professioni 9 Dicembre 2020 09:00

Pa, oggi lo sciopero nazionale dei lavoratori pubblici. A Roma il presidio al Ministero

Cgil Cisl Uil: «Grande adesione e servizi essenziali assicurati. Anche chi era a lavoro ha protestato. Per rinnovare la Pa servono assunzioni, sicurezza, stabilizzazioni e rinnovo dei contratti»
Pa, oggi lo sciopero nazionale dei lavoratori pubblici. A Roma il presidio al Ministero

«Per uscire dall’emergenza e tornare a crescere serve una pubblica amministrazione diversa: innovativa, veloce e vicina ai cittadini. Per farlo bisogna fare assunzioni, garantire sicurezza, stabilizzare i precari e rinnovare i contratti. E bisogna farlo subito, con questa legge di bilancio». Parlano dal presidio organizzato a Palazzo Vidoni, Giancarlo Cenciarelli, Roberto Chierchia, Sandro Bernardini e Maurizio Narcisi, segretari generali di Fp Cgil Roma e Lazio, Cisl Fp Lazio, Uil Fpl Roma e Lazio e Uil Pa Roma e Lazio. Dalla sede del Ministero della Pubblica Amministrazione sotto cui i dipendenti pubblici di tutta Italia hanno incrociato le braccia.

Grande adesione: “Non mi fermo ma protesto”

«Una grande adesione allo sciopero dei lavoratori pubblici insieme a Cgil Cisl e Uil – hanno dichiarato i segretari -. Una bellissima piazza, nonostante le restrizioni anti-Covid. E anche nei posti di lavoro, dove i servizi essenziali sono stati assicurati, chi era in servizio ha protestato indossando l’adesivo “non mi fermo, ma protesto”, dichiarano i segretari di categoria in attesa dei dati ufficiali».

«È il segno che la misura è colma e che senza una presa di responsabilità da parte del governo e di un intervento incisivo delle Regioni, si rischia grosso: dagli organici all’osso alla scarsa sicurezza sul lavoro, dallo smart-working ridotto a telelavoro alla digitalizzazione a rilento, dai salari più bassi d’Europa alla riorganizzazione mancata, lavoratori, cittadini e imprese chiedono risposte immediate».

Mancano 10mila operatori solo in Lazio

«Solo nella sanità del Lazio, nonostante i nuovi inserimenti, mancano 10mila operatori. Servono assunzioni, innesti di nuove professionalità e valorizzazione di quelle in servizio anche attraverso la formazione», hanno aggiunto Cenciarelli, Chierchia, Bernardini e Narcisi. «Senza contare che in questi anni troppo spesso si è fatto ricorso ai contratti a termine e alle altre forme di lavoro atipico. La Pubblica amministrazione italiana conta 170mila precari, tanto che la Commissione europea ha aperto una procedura di infrazione. Nei piccoli e medi comuni e in particolare nel settore educativo-scolastico, senza l’apporto di questi lavoratori si metterebbero a rischio i servizi. Così come nella sanità, visto che il Ssr del Lazio per funzionare conta su quasi un 10% di contratti a tempo determinato, somministrati e partite Iva».

«I contratti di sanità, funzioni centrali e funzioni locali sono scaduti da due anni. La pandemia ha dimostrato che il lavoro pubblico è essenziale per il Paese e che occorre rinnovare e rilanciare i servizi pubblici per cittadini e imprese. Per questo pretendiamo più risorse per i contratti di tutti i lavoratori pubblici. Servono investimenti nelle persone, nell’organizzazione, nei processi di lavoro, nei dispositivi e nei protocolli di prevenzione e protezione», hanno rimarcato i segretari. «Riorganizzare e valorizzare il lavoro per rendere la Pa più forte nella difesa contro la pandemia e per farne il vero volano della crescita economica».

 

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