Formazione 1 Aprile 2019 12:48

Specializzandi, Massimo Minerva (ALS): «Negli ultimi anni perse 900 borse: 90 milioni che non vengono riutilizzati»

«Contrastare l’imbuto formativo aumentando le borse – medicina generale e specializzazione – recuperare quelle perse negli anni e modificare il decreto Fedeli per l’abilitazione all’esercizio della professione medico-chirurgica». Queste le indicazioni del presidente dell’Associazione liberi specializzandi

Specializzandi, Massimo Minerva (ALS): «Negli ultimi anni perse 900 borse: 90 milioni che non vengono riutilizzati»

Il percorso formativo e lavorativo di un giovane medico italiano è pieno di ostacoli. Sono tante le questioni che continuano a essere denunciate dai protagonisti attraverso le associazioni, i sindacati maggiormente rappresentativi del mondo medico. Dall’abilitazione al numero chiuso, passando per l’imbuto formativo fino alla questione degli accreditamenti delle scuole di specializzazione. Ai microfoni di Sanità Informazione, Massimo Minerva, Presidente dell’Associazione liberi specializzandi, esprime le sue perplessità sul malfunzionamento del sistema e prova a delineare le possibile soluzioni.

Dottore, lei ha parlato delle quattro grandi problematiche che affliggono la professione medica e soprattutto i giovani medici oggi. Quali sono?

«La più urgente è quella dell’abilitazione: il decreto Fedeli ha introdotto nuove regole per l’abilitazione alla professione medica ma, in realtà, ha reso più difficile l’abilitazione. A luglio ci sarà la nuova abilitazione di laureati in medicina e ancora non è ben chiaro che tipo di esame è richiesto. Il secondo problema importante e che necessita di una gestione a lungo termine, è l’ingresso a Medicina: è certamente utile una riflessione anche sul numero chiuso, ma il dibattito sembra più di tipo elettoralistico che finalizzato alla risoluzione dei problemi. L’altra questione preoccupante è relativa all’imbuto formativo; faccio il paragone della doppia porta delle gioiellerie o delle banche: ce n’è una esterna che permette di entrare nel limbo e una interna che permette di entrare nel mondo della formazione. Ci sono barriere per chiudere la seconda ma discutiamo sempre della prima, di come inserire altra gente in un luogo che attualmente occupa dalle 7 alle 10 mila persone. Infine, quello degli accreditamenti. Il decreto 402/2017 stabilisce i criteri, c’è un obbligo di legge; io ho dimostrato che gli standard non sono rispettati. Abbiamo scuole di ginecologia che non hanno le sale parto o scuole sprovviste di pronto soccorso».

Quali sono le soluzioni che voi come associazione avete individuato per far fronte a queste difficoltà?

«Bisogna finanziare di più la formazione dei medici laureati in medicina per entrare o in specializzazione o in medicina generale. Inoltre, c’è un altro aspetto da valutare: semplicemente confrontando le graduatorie di diversi anni ci siamo resi conto del numero delle borse perse. Dal 2017 ad oggi sono andate perse circa 900 borse. Il valore economico è circa 90 milioni. Questi soldi non vengono riutilizzati nel sistema. Per quanto riguarda l’accesso a medicina, spetta al Governo studiare la programmazione e le esigenze, non se ne possono occupare solo le associazioni e i sindacati, noi possiamo solo dare qualche suggerimento. Non sono d’accordo con il richiamare i pensionati ma capisco che oggi paghiamo lo scotto degli errori che sono stati fatti negli anni. Dove lavoro non troviamo specialisti: radiologi, anestetisti, pediatri. Secondo me va ripristinato il metodo precedente al D.M. del 9 maggio 2018 che, a causa dei ritardi nell’iter burocratico, potrebbe compromettere la possibilità dei colleghi di abilitarsi in tempi utili. E un medico senza abilitazione non può fare niente. Per concludere, le soluzioni sono: ripristinare le borse perse, modificare il decreto Fedeli e aprire la formazione ai medici. Noi facciamo fatica a trovare medici ma io conosco tante persone che vogliono fare gli anestetisti e non riescono, non ci sono abbastanza borse».

Sua figlia è una specializzanda: quali sono le maggiori criticità che lei sta incontrando nella sua formazione?

«Il numero di specializzandi che c’è nella sua università: è un po’ eccessivo rispetto alle capacità formative».

 

Articoli correlati
Medici di famiglia sull’orlo di una crisi di nervi… Stressati 9 su 10. Pesano Covid, burocrazia e Whatsapp
Il malessere dei medici di famiglia, tra carenza di colleghi, difficoltà a trovare sostituti e una burocrazia sempre più elevata, «è palpabile» e arriva a sfiorare il 90% di professionisti. Lo dicono i sindacati, gli esperti di sanità, gli analisti del settore. E lo dicono i pensionamenti anticipati che crescono
di V.A.
Medici e cittadini contro la deriva del Ssn: manifestazioni il 15 giugno nelle piazze e sciopero in vista
Fermare la deriva verso cui sta andando il nostro Servizio sanitario nazionale, con liste di attesa lunghissime per accedere alle prestazioni, personale medico e infermieristico allo stremo, contratti non rinnovati e risorse insufficienti per far fronte all’invecchiamento progressivo della nostra popolazione e dunque della crescente richiesta di cure per malattie croniche. E’ l’appello che arriva […]
«Diritto alle cure a rischio senza personale», le richieste dei medici in piazza a Roma. E Schillaci convoca i sindacati
A Roma significativa adesione per la manifestazione dell’intersindacale medica convocata per denunciare le sempre più difficili condizioni di lavoro dei camici bianchi stretti tra turni massacranti e stipendi tra i più bassi d’Europa. Ben 8mila camici bianchi hanno lasciato il SSN tra il 2019 e il 2021
Scadenza triennio formativo, gli Ordini richiamano gli iscritti con informativa personalizzata
Il contenuto della lettera inviata agli iscritti all'Ordine dei medici di Siena. Del Gaudio (Opi Foggia): «Evitare rischio mancata copertura assicurativa». D’Avino (FIMP): «Il Cogeaps ha agito secondo la normativa, che gli iscritti conoscono». Antonazzo (Opi Lecce): «Solo il 28% degli iscritti certificabile»
Relazioni tossiche: l’amore patologico colpisce almeno il 5% della popolazione
Gori (docente Consulcesi): «Ce ne accorgiamo solo quando sfocia in gesti estremi, necessaria sensibilizzazione tra medici ed educazione affettiva»
GLI ARTICOLI PIU’ LETTI
Advocacy e Associazioni

Mieloma multiplo. Aspettativa di vita in aumento e cure sul territorio, il paradigma di un modello da applicare per la prossimità delle cure

Il mieloma multiplo rappresenta, tra le patologie onco-ematologiche, un caso studio per l’arrivo delle future terapie innovative, dato anche che i centri ospedalieri di riferimento iniziano a no...
Salute

Parkinson, la neurologa Brotini: “Grazie alla ricerca, siamo di fronte a una nuova alba”

“Molte molecole sono in fase di studio e vorrei che tutti i pazienti e i loro caregiver guardassero la malattia di Parkinson come fossero di fronte all’alba e non di fronte ad un tramonto&...
di V.A.
Advocacy e Associazioni

Oncologia, Iannelli (FAVO): “Anche i malati di cancro finiscono in lista di attesa”

Il Segretario Generale Favo: “Da qualche anno le attese per i malati oncologici sono sempre più lunghe. E la colpa non è della pandemia: quelli con cui i pazienti oncologici si sco...