Salute 18 Maggio 2020 16:54

Covid-19, lo pneumologo: «Con sintomi lievi tampone può essere falso negativo. Test non sono infallibili»

Diagnosi certa solo dopo tac e lavaggio bronco-alveolare. Venerino Poletti, professore di pneumologia: «I tamponi sono solo un pezzo del puzzle. Secondo alcuni studi, il 50% degli asintomatici è falso negativo. Pazienti siano in isolamento finché non c’è certezza»

di Gloria Frezza
Covid-19, lo pneumologo: «Con sintomi lievi tampone può essere falso negativo. Test non sono infallibili»

Tampone negativo, pochi sintomi ma con un quadro radiologico compatibile con l’infezione da Sars-Cov-2. Spesso si tratta di pazienti Covid-19 meno facili da rintracciare, in cui il virus sfugge all’esame oro-faringeo per essere rinvenuto solo nel liquido bronco-alveolare. A parlarne nei giorni scorsi è stato Mario Balzanelli, presidente di Sis 118, che in un’intervista all’Adnkronos Salute ha parlato di un «popolo che sfugge alle classifiche».

La città di Taranto al centro della raccolta dati di questi casi Covid-like, che per Balzanelli sono «aumentati in queste settimane». Un segnale che ha portato il presidente Sis 118 a sottolineare l’importanza di una diagnosi approfondita soprattutto nei soggetti con pochi sintomi. Sanità Informazione ne ha discusso con Venerino Poletti, professore di pneumologia all’Università di Aarhus in Danimarca, direttore del dipartimento toracico dell’azienda USL della Romagna e past president di Aipo (Associazione italiana pneumologi ospedalieri).

«Non è la prima volta che abbiamo pazienti che hanno il tampone negativo e presentano un quadro radiologico compatibile con le infezioni da Sars-Cov-2 – fa presente il professor Poletti –, casi in cui abbiamo la diagnosi grazie a indagini più invasive, come il lavaggio bronco-alveolare». Tutti accomunati da sintomatologia lieve o assente che, però, «nel 50% dei casi poi presentano una tac positiva e un quadro radiologico abbastanza complesso», fino alle polmoniti interstiziali.

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Falsi negativi, dunque, che nella maggior parte dei casi dipendono dalla fallibilità dei tamponi. «Abbiamo avuto dei casi – racconta lo pneumologo – in cui dopo tre tamponi il risultato era ancora negativo nonostante il lavaggio bronco-alveolare chiarisse la presenza dell’infezione». I test, specifica l’esperto, non sono infallibili: «Anche i più perfetti non sono sensibili e specifici al 100%, tutti gli esami hanno degli errori intrinseci che danno luogo a falsi positivi come a falsi negativi. A questa percentuale di errore va aggiunta anche una modalità di svolgimento dell’esame non “pulita”, quindi non corretta, che può capitare».

Del resto, la diagnosi di Covid-19 non viene fatta esclusivamente dal risultato del tampone. «Un esame non è la bibbia per la malattia, è solo una parte del puzzle – ribadisce Poletti –. I casi di falsa negatività diminuiscono con la progressione nella malattia ma non arrivano mai allo zero. Non significa che la malattia non sia presente».

«Noi abbiamo avuto pazienti falsi negativi di varie età – prosegue – la maggioranza proprio anziani, che erano stati a contatto con pazienti Covid-19 all’interno di Rsa e presentavano pochi sintomi: febbricola, tosse secca o stanchezza che poi hanno rivelato quadri tac compatibili». Uno scenario che apre all’ipotesi che i pauci- o asintomatici siano i più soggetti a false negatività ai tamponi. Come specifica l’esperto: «Ci sono alcuni studi che dicono che i falsi sono abbastanza alti, vicini al 50%, nei pazienti asintomatici».

È dall’inizio dell’emergenza che emergono situazioni come queste, specifica, ed è anche per questo che i professionisti si sono abituati a considerare con prudenza i risultati dei tamponi. «Se il quadro clinico radiologico è sospetto per Covid-19 – chiarisce Poletti – teniamo il paziente nell’area grigia, in osservazione, finché non abbiamo una prova solida. Se non arriva con secondo o terzo tampone passiamo al lavaggio. I pazienti restano in isolamento, senza contatti con altri pazienti e il personale che li cura è bardato come se fossero a tutti gli effetti positivi».

Infine, va ricordato che esistono molte malattie con una sintomatologia Covid-like. «Ci sono malattie interstiziali – conclude il professore – che stavamo osservando prima dell’emergenza e che possono avere un quadro radiologico del tutto sovrapponibile a quello delle infezioni da Sars-CoV-2. La diagnosi certa è ancora l’unica arma, ma non è il caso di diffondere allarmi».

 

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