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Paura di restare single? Potresti soffrire di anuptafobia

Come e perché si manifesta questo forte disagio e quali sono i sintomi. La spiegazione in un corso ECM

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Cercare un partner e fare il possibile per tenerselo stretto è cosa più che comune, così come è normale vivere male una eventuale separazione. Ma se la voglia di trovare qualcuno con cui condividere la propria vita diventa un’ossessione e la paura di restare da soli insostenibile, allora si passa dalla normalità alla patologia. È questo il caso dei soggetti anuptafobici.

Cos’è l’anuptafobia

L’anuptafobia è un forte e irrazionale timore di rimanere single o di non essere coinvolti in una relazione romantica. Questa paura patologica riguarda la difficoltà di trovare un partner con cui condividere la vita e può causare problemi psicologici seri. Entrambi i sessi possono essere colpiti da questa condizione e può portare a comportamenti ossessivi nella ricerca di una relazione.

A volte l’anuptafobia viene erroneamente scambiata per dipendenza affettiva o confusa con ansia e depressione. I sintomi psichici collegati a questa fobia possono variare notevolmente e possono essere associati a diversi disturbi del DSM-5 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali).

L’anuptafobia rientra nel gruppo delle fobie specifiche, che furono tra i primi fenomeni psicopatologici a essere osservati e descritti.

Come e perché si manifesta l’anuptafobia

Come spiegato nel corso di formazione FAD “Anuptafobia: la paura di rimanere soli” (responsabile scientifico: Maria Cristina Gori, neurologa e psicoterapeuta), presente sulla piattaforma Consulcesi Club (10,5 crediti ECM) la paura generata dall’anuptafobia è sproporzionata rispetto alla reale minaccia rappresentata dallo stimolo. Il soggetto affetto da questa fobia sperimenta stati di ansia e terrore esagerati quando si trova di fronte allo stimolo fobico, e spesso cerca di evitare situazioni che potrebbero portarlo a confrontarsi con esso.

In questo caso, la paura predominante è quella di restare solo. I pazienti con anuptafobia possono mettere in atto comportamenti per evitare la solitudine sia nel breve termine che nel lungo termine. Questa fobia si manifesta in stati di ansia incontrollabile o attacchi di panico, e le reazioni fisiologiche possono includere tachicardia, vertigini, disturbi gastrici, e altri sintomi come rossore, sudorazione eccessiva e tremito.

L’anuptafobia è influenzata dalla cultura, poiché molte società mettono una forte pressione per formare una famiglia e avere una vita indipendente con un partner. Questa pretesa sociale può portare le persone a impegnarsi in molteplici relazioni alla ricerca del partner “giusto”. Chi ne soffre può avere difficoltà a uscire da relazioni dannose e può essere costantemente alla ricerca di un partner. Quando esposto alla possibilità di rimanere solo, un anuptafobico può provare attacchi di panico.

L’anuptafobia può manifestarsi in diverse fasi della vita ed è caratterizzata da un atteggiamento ossessivo. Può variare in gravità e può manifestarsi improvvisamente o gradualmente. Come molte altre fobie, è una paura irrazionale con manifestazioni deliranti e sistematizzate.

I segnali da tenere d’occhio

Quali sono i segnali dell’anuptafobia? Per prima cosa, essere sempre in una relazione. Eventualmente, se reduce da una separazione, l’anuptafobico tende a ricercare subito un partner sostitutivo piuttosto che vivere il trauma della rottura e apprendere dall’esperienza. Questo non permette di analizzare eventuali errori o mancanze e, soprattutto, non consente di “assaporare” la condizione di solitudine. Il soggetto anuptafobico, inoltre, non sceglie i partner ma li subisce, anche accontentandosi di un soggetto che non avrebbe avuto presa in altre circostanze, pur di non stare solo. Qualora qualcuno provi a porre dubbi sulla nuova relazione, il soggetto anuptafobico contraddice e tenta sempre di più di estraniarsi dalla realtà. Altro segnale è quello di persistere nel rimanere in relazioni tossiche o che comportano disonestà, infedeltà, non lealtà propria o dell’altro. Può anche capitare che il soggetto non tagli del tutto le relazioni precedenti, non perché voglia mantenere un’amicizia ma per avere una rete di sicurezza in caso di caduta. Infine, l’anuptafobico può smarrire sé stesso nelle relazioni, arrivando a modificare i propri ideali, schemi, gusti, valori, con l’unico obiettivo di accondiscendere e imitare il partner. In alcuni casi, si arriva ad annullarsi per l’altro.

I sintomi psicologici e fisici

Come per altre fobie, l’ansia che deriva dal vivere questo tipo di paura può rappresentare la fonte maggiore di disagio. In particolare, esistono diversi aspetti ansiosi: ansia al pensiero di essere single e quando si vedono altre persone nelle relazioni; impossibilità di partecipare a qualsiasi evento che coinvolga coppie, come feste di fidanzamento, matrimoni o baby events.

Per quanto riguarda i sintomi fisici, questi possono iniziare senza alcun preavviso. La persona che soffre di anuptafobia sperimenta la piena intensità fisica di tutti questi sintomi o di alcuni di essi in combinazione con altri: vampate di calore o brividi; cefalea; sudorazione; tremori; mancanza di respiro o sensazione di soffocamento; cardiopalmo; nausea; vertigini; lipotimia; intorpidimento; secchezza delle fauci; ronzii auricolari; confusione; iperventilazione e crisi ipertensive.

Passando poi ai sintomi psichici, durante l’attacco di panico, ma talora anche in altre condizioni, la persona che soffre di anuptafobia può sperimentare: paura di svenire; sentimenti di terrore; paura di morire e di perdere tutto;  vergogna; paura di perdere il controllo; percezione di essere colpevole; sensazione di isolamento; sensazione di disperazione; sensazione di disconnessione dal resto del mondo; confusione; mancanza di concentrazione; rabbia; irritabilità e sbalzi d’umore.

La diagnosi

Come tutte le fobie, la diagnosi è un atto medico o psicologico ed è stabilita sulla base dei criteri specifici di fobia del DSM-5:

– la fobia deve persistere oltre i sei mesi;

– la paura deve essere esagerata rispetto alla situazione reale, al pericolo che si corre;

– i pazienti evitano la situazione che porta alla loro fobia iniziale (ovvero, il fatto di non essere in una relazione);

– la paura, l’ansia e l’evitamento causano un disagio significativo che influisce sul funzionamento sociale o professionale.

 

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