Salute 29 Maggio 2025 12:08

Dalla ricerca italiana una “sonda scova tumori”

Radiantis Research, spin-off dell’INFN, ha acquisito il brevetto della “sonda scova tumori” Beta Probe 1, sviluppata dall’Istituto Nazionale di fisica Nucleare e dalla Sapienza Università di Roma
Dalla ricerca italiana una “sonda scova tumori”

Radiantis Research, start up med-tech con l’ambiziosa missione di contribuire a innovare l’oncologia di precisione, ha acquisito la licenza del brevetto per lo sviluppo e la produzione dell’innovativa “sonda scova tumore” battezzata Beta Probe 1, ideata e testata da un gruppo di ricerca dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) e della Sapienza Università di Roma, estendendola anche in Europa e negli Stati Uniti. “Con l’acquisizione della licenza del brevetto e l’avvio del percorso per la certificazione CE del dispositivo – spiega il CEO, Daniele Pili – abbiamo definito una roadmap molto chiara per accelerare lo sviluppo e la produzione su scala di Beta Probe 1, mettendo a disposizione della comunità medico-scientifica internazionale e dei pazienti una vera innovazione nel campo dell’oncologia di precisione e della chirurgia radioguidata”.

Un esempio virtuoso di trasferimento tecnologico

“Radiantis Research nasce come spinoff dell’INFN e rappresenta un esempio virtuoso di trasferimento tecnologico, dimostrando come sia possibile trasformare un progetto di ricerca avanzata in una realtà imprenditoriale concreta in tempi brevi”, sottolinea Oscar Adriani, della giunta esecutiva dell’INFN. “Dimostra anche quanto sia utile che le tecnologie sviluppate per la ricerca fondamentale vengano messe a disposizione della società, specialmente in un campo così importante come quello medico”, aggiunge

La sonda Beta Probe 1 per l’oncologia di precisione

Ideata nei laboratori di Roma dell’INFN e della Sapienza da un gruppo di ricerca guidato da Riccardo Faccini e Francesco Collamati, la sonda consente di rivelare con altissima precisione specifiche forme di tumore, anche in zone del corpo dove sarebbe altrimenti impossibile individuarle, perché nascoste dal tessuto sano o indistinguibili da questo. Grazie all’utilizzo di radiofarmaci altamente specifici per il tumore, la sonda, rivelando il loro decadimento radioattivo, permette di localizzare in tempo reale anche piccoli depositi tumorali.

Una guida per la mano del chirurgo alla sede della lesione

“La nostra tecnologia di chirurgia radioguidata sfrutta particelle β (positroni/elettroni) emesse da un radiofarmaco che si lega selettivamente alle cellule tumorali: la sonda rileva in tempo reale queste emissioni a bassa penetrazione (pochi millimetri), riducendo l’interferenza da tessuti vicini e aumentando così la precisione chirurgica“, spiega Francesco Collamati, ricercatore INFN e Responsabile Ricerca, Sviluppo e Produzione di Radiantis Research. “Questo consente di guidare la mano del chirurgo esattamente alla sede della lesione, anche se microscopica o in una posizione difficile”, conclude.

I dati preliminari sono molto promettenti

Gli importanti studi clinici già condotti con successo all’Istituto Europeo di Oncologia (IEO) su oltre 50 pazienti, hanno consentito di validare l’efficacia della tecnica durante gli interventi chirurgici, dimostrandone la capacità di rivelare le sedi di malattia, anche millimetriche, con elevatissima sensibilità e una specificità di oltre il 90%. Grazie all’impiego della sonda le operazioni chirurgiche, sia tradizionali sia con robot, potranno essere più precise e conservative, perché sarà possibile individuare con grande accuratezza i tessuti che è necessario rimuovere, preservando quelli sani. “I dati preliminari sull’utilizzo della chirurgia radioguidata con questo nuovo dispositivo sono molto promettenti”, afferma Paolo Castellucci, medico nucleare dell’Azienda ospedaliero-universitaria IRCCS di Bologna e uno dei massimi esperti internazionali nella diagnostica del carcinoma prostatico.

Interventi più precisi, accurati e meno invasivi

“La loro applicazione potrebbe migliorare l’efficienza e l’accuratezza delle procedure chirurgiche, riducendone inoltre l’invasività”, aggiunge Castellucci. I risultati ottenuti hanno attirato l’attenzione anche oltre oceano, come testimoniato dall’editoriale pubblicato sulla rivista Annuals of Surgical Oncology. “In attesa di conferme da studi clinici su larga scala che stiamo ipotizzando, questa tecnologia – commenta Andrei Gafita, medico nucleare e ricercatore presso il dipartimento di radiologia della Johns Hopkins University – ha il potenziale per rappresentare un’importante svolta nella chirurgia oncologica anche negli Stati Uniti: migliorando la precisione dell’intervento e riducendone al tempo stesso l’invasività, apre opportunità rilevanti in ambiti ad alto impatto come l’urologia, la ginecologia e i tumori neuroendocrini”. Alla luce degli eccellenti risultati ottenuti sui tumori neuroendocrini e sul carcinoma prostatico, Radiantis Research ha avviato una nuova fase di studi finalizzati a valutare ed estendere i benefici di questa tecnologia anche ad altre forme di tumori.

 

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