Salute 21 Marzo 2024 13:59

Tumore al seno: breast unit italiane sono un modello d’eccellenza in Europa. Ma serve rafforzare la medicina del territorio, la ricerca e le valutazioni multidisciplinari

Le breast unit sono oggi il modello di riferimento nelle attività integrate di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione del tumore al seno. Una buona pratica al servizio delle donne su cui, questa mattina, si sono confrontati il ninistro della Salute Orazio Schillaci, la Commissaria europea per la salute e la sicurezza alimentare Stella Kyriakides, esponenti istituzionali e rappresentanti del mondo associativo

Tumore al seno: breast unit italiane sono un modello d’eccellenza in Europa. Ma serve rafforzare la medicina del territorio, la ricerca e le valutazioni multidisciplinari

“Le breast unit sono oggi la risposta migliore al tumore al seno e l’Italia è all’avanguardia in questo settore in ambito europeo”. Sono le parole con cui il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha aperto il convegno “La rete delle breast unit. Un modello integrato per la prevenzione, la diagnosi, la cura e la riabilitazione”, che si è appena concluso a Roma. All’evento hanno preso parte la Commissaria europea per la salute e la sicurezza alimentare Stella Kyriakides e i massimi esperti italiani di tumore al seno. Ma è stata anche l’occasione per discutere su quali siano gli aspetti da migliorare per aiutare le donne a prevenire, diagnosticare e curare un tumore, come quello al seno, che colpisce circa 59mila italiane ogni anno e che rappresenta ancora la prima causa di morte nella fascia d’età tra i 35 e i 50 anni.

Italia ha investito sulle breast unit. Schillaci: “Nel nostro paese 194 centri di senologia”

Il modello italiano di presa in carico si è sviluppato su impulso del Parlamento Europeo che, a partire dalla fine degli anni ’90 e soprattutto agli inizi degli anni 2000, ha affermato il diritto delle donne affette da questa patologia ad essere curate in centri multidisciplinari e con precisi volumi di attività. L’Italia si è adeguata alle indicazioni europee. “Abbiamo sempre più investito per garantire alle pazienti con neoplasia mammaria di essere curate in strutture che rispettano elevati volumi di attività, pari ai 150 interventi all’anno, e la presenza di équipe multidisciplinari e multiprofessionali che sono i requisiti fondanti perché una struttura possa essere definita come breast unit”, sottolinea Schillaci. Ci sono evidenze scientifiche indicano che quando si rispettano questi indicatori si ha un aumento dei tassi di guarigione, una presa in carico dall’insorgenza della malattia fino alla riabilitazione specifica, una qualità della prestazione chirurgica, con incremento delle percentuali di ricostruzioni immediate e riduzione del numero di interventi demolitivi. “Abbiamo lavorato con le Regioni per rendere sempre più capillare la presenza dei centri di senologia sul territorio nazionale che al 2022, secondo i nostri dati, risultano essere 194. E a dispetto di un’opinione diffusa non sono tutti concentrati nel Nord, ma sono ormai diffusi su tutto il territorio nazionale”, aggiunge.

Il ministero della Salute ha lavorato per ridurre la frammentazione dell’offerta sanitaria

“Riguardo al volume di attività, su 422 strutture che eseguono l’intervento chirurgico per il carcinoma mammario sono 126 gli ospedali che rispettano lo standard di almeno 135 interventi l’anno, pari al 30% di tutte le strutture che effettuano questa prestazione”, riferisce il ministro della Salute. Proprio per invertire il trend, il ministero della Salute ha adottato una strategia per incoraggiare le Regioni a “concentrare l’esperienza” nei centri identificati, riducendo la frammentazione dell’offerta sanitaria per il tumore al seno. “Una policy che ha già dato i primi risultati: dal 2019 al 2022 abbiamo ridotto del 22% gli ospedali che eseguono questa tipologia di intervento”, sottolinea Schillaci. “Inoltre, il coinvolgimento della Rete dei Centri di Senologia nei programmi di screening mammografico ha ridotto la dispersione delle pazienti con un trend di incremento degli accessi nelle breast unit.
Anche nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza c’è un contributo decisivo nel migliorare l’assistenza sanitaria alle pazienti colpite da questa malattia oncologica“, aggiunge.

Kyriakides: “Italia esempio di buona pratica per la rete breast unit”

A riconoscere l’eccellenza italiana è anche Kyriakides. “In Italia ho visto un lavoro eccellente nel trattamento delle donne con tumore al seno in breast unit specializzate: questo per noi è un esempio che spero potremo condividere con altri stati membri”, sottolinea. “Quello che abbiamo in Italia in termini di network di centri specializzati breast unit è un esempio di buona pratica. Sappiamo – continua – che la cura in centri specializzati breast unit aumenta la sopravvivenza, e l’Italia ha un network di tali centri che sta facendo realmente la differenza per le donne con tumore al seno”. E aggiunge: “Sono qui per visitare ospedali e istituti, ma ho anche avuto un importante incontro con il ministro Schillaci per valutare come possiamo usare l’esempio che abbiamo visto in Italia per cercare di ridurre le diseguaglianze in altri stati membri”. Il piano europeo contro il cancro, specifica Kyriakides, “è il più ambizioso che abbiamo mai avuto in questo settore, e va dalla prevenzione al trattamento alla qualità di vita. Proprio implementare il trattamento in unità specializzate è una delle priorità del piano”. Col piano, ha aggiunto, “abbiamo anche creato un registro delle diseguaglianze per tutti i paesi membri, per evidenziare le differenze e dove sono necessari maggiori investimenti. Questo piano sta cambiando la realtà dei pazienti”.

Urgente rafforzare la medicina del territorio

“Oggi è prioritario rafforzare la medicina del territorio per garantire l’integrazione tra territorio e ospedale”, sottolinea Schillaci. “La sfida che ci pone l’Europa è anche quella di superare una visione concettuale dell’offerta sanitaria basata sulla contrapposizione tra ospedale e territorio, nell’interesse del paziente che ha diritto ad una sanità di prossimità, capace di rispondere ai bisogni di salute in tempi, setting e strutture appropriati”, aggiunge. Su questo tema è intervenuto Francesco Schittulli, presidente Nazionale della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori (Lilt). “Come Lilt registriamo una disparità di offerta di servizi, di trattamenti di e prestazioni a livello senologico nel nostro paese”, dichiara. Quello che dovrebbe essere il nuovo obiettivo è distinguere una medicina daagnostica da quella terapeutica: la prima a carico prevalentemente del territorio, la seconda dedicata all’ospedalizzazione. Se l’aspettativa di vita tende ad aumentare e se abbiamo la possibilità di curare e addirittura di guarire dalla melattia dobbiamo dare indicazioni precise sulla medicina terapeutica”, aggiunge.

De Laurentiis: “Rendere obbligatoria la valutazione multidisciplinare pre-operatoria nelle breast unit”

Tra i relatori anche Michelino De Laurentiis, direttore Oncologia Clinica Sperimentale di Senologia, IRCCS, “Fondazione Giovanni Pascale” di Napoli, il quale lancia la proposta di “rendere obbligatoria la valutazione multidisciplinare in fase pre-operatoria”. “A fronte di una complessità sempre maggiore nel stabilire la migliore terapia possibile è fondamentale che le pazienti vengano valutate da une equipe multidisciplinare”, evidenzia. “Anche se l’80% delle pazienti vengono operate in breast unit, la percentuale sottoposta a una valutazione multidisciplinare pre operatoria è molto bassa. Ma senza questa valutazione – continua – molte pazienti perdono l’opportunità della terapia neoadiuvante, oggi diventata punto di riferimento se si vogliono massimizzare le probabilità di cura delle pazienti”. Su questo e su altri nuovi fronti aperti dalla ricerca si punta a garantire la massima attenzione, secondo le parole di chiusura dell’evento di Maria Rosaria Campitiello, capo della segreteria tecnica del ministero della Salute, che ha moderato l’evento. “Vogliamo che la Cabina di Regia metta le vesti di un controllore di quello che si fa realmente e che si faccia promotore di come vengono applicate le linee di indirizzo, comprese le novità che arrivano dalla ricerca”, conclude.

 

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