Salute 10 Febbraio 2021 13:05

SIOT lancia il decalogo per far conoscere i danni del fumo sull’apparato muscolo scheletrico

Farez (Past President Società italiana ortopedia e traumatologia): «Linee guida che analizzano i rischi, la strategia di comunicazione e il ruolo dei prodotti alternativi»

di Federica Bosco

Smettere di fumare è necessario, non solo per limitare i rischi di malattie cardiovascolari e oncologiche, ma anche per preservare l’apparato muscolo scheletrico. A lanciare l’allarme 9 ortopedici su 10, secondo i quali il fumo riduce la densità mineraria ossea, aumenta il rischio di fratture in particolare all’anca e alla colonna vertebrale e determina un declino della forza e della resistenza muscolare, compromettendone il processo di rigenerazione. Per fronteggiare i rischi del fumo sul sistema muscolo scheletrico la Società italiana di ortopedia e traumatologia (SIOT) ha perciò stilato un decalogo.

Un decalogo per combattere il fumo fino dall’osso

«Al mondo ci sono un miliardo e 300 milioni di fumatori, una cifra che corrisponde al 20 percento della popolazione mondiale.  In Italia sono undici milioni. Numeri significativi che impongono una riflessione anche sull’incidenza che il fumo ha sulle ossa e sui muscoli – ha detto Francesco Falez, past president Siot nell’introdurre l’argomento –. Per questo abbiamo ritenuto necessaria la stesura delle linee guida. Ne è nato un decalogo con tre punti fondamentali: analisi dei danni del fumo sul sistema muscolo scheletrico, strategia della comunicazione e invito a cambiare le abitudini».

6 cittadini su 10 ignorano i rischi delle sigarette

La correlazione tra danni alle ossa e fumo era stata già al centro della ricerca condotta dall’Istituto Ixè su un campione di 800 cittadini, 350 medici specialisti e 100 pazienti ortopedici, e presentata lo scorso mese di giugno durante il forum di Siot “Combattere il fumo fino all’osso”, evidenziando un delta tra conoscenza e abitudini.  «Abbiamo riscontrato due dati interessanti – ha spiegato Margherita Sartorio Ad dell’Istituto Ixé ritornando sull’argomento – la maggior parte dei cittadini maggiorenni è consapevole che il fumo provoca danni all’apparato muscolo scheletrico, e questa fascia di popolazione si riferisce a chi ha avuto contatti con medici ortopedici, mentre ancora troppi, sei su dieci, coloro che ignorano i rischi causati dal consumo di sigarette sul sistema muscolo scheletrico». In particolare, è emerso che i pazienti conoscono tra gli effetti del fumo su muscoli e scheletro, la degenerazione di cartilagini, le infezioni post interventi chirurgici, l’osteoporosi, e il maggior tempo di recupero da fratture e interventi. Solo nel 33 percento dei casi, però, il consenso informato che viene presentato ai pazienti cita le complicanze del fumo.

Danni maggiori per i grandi fumatori

«Occorre avvisare i pazienti dei rischi di complicanze che il fumo comporta in caso di patologie delle ossa e di ricorso alla chirurgia ortopedica – ha aggiunto Umberto Tarantino, professore ordinario delle malattie dall’apparato locomotore dell’università di Tor Vergata –. Complicanze che sono maggiori anche del 40, 50 percento nei fumatori, ex fumatori e grandi fumatori, rispetto a chi non fa uso di sigarette. Le informazioni riportate nel consenso dovrebbero spingere i pazienti a smettere di fumare prima dell’intervento per non avere conseguenze dopo».

Strategie alternative per chi non riesce a smettere

Consapevolezza sì, ma poca attitudine a seguire le indicazioni. Nonostante il Covid abbia fatto registrare una diminuzione dei fumatori di 1,4 punti percentuali, (ovvero 630mila in meno), un 18 percento di italiani dichiara di non riuscire a smettere di fumare. Anche per questo il ruolo del decalogo è fondamentale. «Il calo registrato durante la pandemia è coinciso con l’aumento di utilizzatori di sigarette elettroniche e tabacco riscaldato nella misura rispettivamente dell’1 e dello 0,3 percento», ha posto in evidenza Simone Ripanti dirigente medico dell’Unità Operativa complessa di Ortopedia e Traumatologia del San Giovanni di Roma.  «Dopo un’attenta valutazione dell’abitudine al fumo del paziente che non riesce a smettere – si legge sul decalogo – l’ortopedico deve informarlo sulle possibili strategie alternative, come la possibilità di rivolgersi ad un centro specializzato in terapia farmacologica e di supporto psicologico, o informarlo sulla disponibilità di prodotti alternativi senza combustione (come prodotti a tabacco riscaldato o e-cig). L’ortopedico dovrà continuare a seguire il paziente per comprendere se tali strategie siano risultate efficaci».

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