Salute 5 Giugno 2017 16:29

Come si diventa validi infermieri? Lo spiega Lia Pulimeno, Presidente del Collegio IPASVI Roma

«Una preparazione completa in tutti i campi per una professione impegnativa, fisicamente e anche psicologicamente, che chiede il giusto riconoscimento professionale»

L’infermiere è una figura chiave nell’ambito del sistema di cura nazionale: porta a compimento il percorso di cura del paziente e si occupa dell’assistenza e della sua erogazione fatta in autonomia o altrimenti in collaborazione con altre figure professionali. La professione infermieristica si contraddistingue per essere un lavoro impegnativo sia dal punto di vista fisico che psicologico. Inoltre, con l’innalzamento dell’aspettativa di vita, la complessità assistenziale è in aumento. Lia Pulimeno, Presidente del Collegio IPASVI Roma, ai microfoni di Sanità Informazione, in occasione della Giornata Mondiale dell’Infermiere, spiega quanto per la categoria sia fondamentale un percorso formativo, sia in fase di preparazione che durante l’esercizio della professione.

«La categoria parte da una formazione messa nero su bianco dai primi del ‘900 ma che si è implementata nel corso degli anni con l’accordo di Strasburgo (Accordo europeo su istruzione e formazione settore infermieristico siglato il 25 ottobre 1967) che l’Italia ha firmato per un’infermieristica sempre più attiva come responsabile dell’assistenza generale alla persona».

«C’è stata un’importante conferenza tra Ipasvi e Enpapi (Ente Nazionale Previdenza e Assistenza della Professione Infermieristica) sul rapporto Censis-Istat dove aumenta la percezione dell’utilità di questa professione che presuppone una preparazione sempre più completa. Questa preparazione si ottiene tramite una formazione universitaria efficiente, seguita da una laurea magistrale, il dottorato di ricerca, oltre che i master che specializzano in alcune competenze. Questo in ambiti molto diversificati: si parte dall’assistenza in ambito geriatrico, in ambito psichiatrico, in ambito pediatrico, in ambito territoriale fino all’infermiere di famiglia per poi passare all’infermiere in area critica, il settore dove il professionista ha sempre avuto maggiore forza. Quindi questa figura è assolutamente necessaria per migliorare, integrare e rendere più completo il nostro servizio sanitario nazionale».

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