Salute 24 Gennaio 2024 13:53

Salute mentale, scoperto biomarcatore utile per la diagnosi della psicosi

Potrà diventare l’integratore del futuro, tutto naturale, per il benessere del cervello, ma anche il primo biomarcatore naturale di una patologia psichiatrica: per questo sulla palmitoiletanolamide, o PEA, sono puntati i riflettori degli esperti della Società di NeuroPsicoFarmacologia (Sinpf), riuniti da oggi a Milano al XXV congresso nazionale dedicato a “Le neuroscienze del domani: la neuropsicofarmacologia verso la precisione e la personalizzazione delle cure”

di V.A.
Salute mentale, scoperto biomarcatore utile per la diagnosi della psicosi

Potrà diventare l’integratore del futuro, tutto naturale, per il benessere del cervello, ma anche il primo biomarcatore naturale di una patologia psichiatrica, la psicosi. Per questo sulla palmitoiletanolamide, o PEA, sono puntati i riflettori degli esperti della Società di NeuroPsicoFarmacologia (Sinpf), riuniti da oggi a Milano al XXV congresso nazionale dedicato a “Le neuroscienze del domani: la neuropsicofarmacologia verso la precisione e la personalizzazione delle cure”. La PEA risulta dunque un primo esempio di neuropsicofarmacologia di precisione: la revisione di tutti gli studi su questo composto organico, discussa in occasione del congresso, ha sottolineato che la PEA è fondamentale per il benessere del sistema nervoso centrale.

La PEA è un biomarcatore precoce della psicosi

La PEA è prodotta nell’organismo ed è presente in alcuni alimenti. Già utilizzato come integratore per i suoi effetti analgesici e antinfiammatori, agisce  sul sistema degli endocannabinoidi, che è coinvolto in funzioni essenziali come la memoria, il dolore, l’umore, l’appetito e la risposta allo stress. La PEA aumenta inizialmente in modo naturale nei pazienti con psicosi, per compensare le alterazioni connesse alla malattia, e si è rivelato un biomarcatore precoce molto importante. Nel lungo periodo la compensazione diventa però impossibile e i livelli di PEA ‘endogena’ si riducono, aprendo la strada all’utilizzo dell’integratore di PEA, che nell’uomo ha già dimostrato di ridurre i sintomi psicotici e maniacali senza effetti collaterali gravi.

La PEA potenzia gli effetti degli endocannabinoidi naturali

In futuro, inoltre, è possibile un utilizzo anche per contrastare problemi di memoria e declino cognitivo: la PEA, i cui livelli tendono a diminuire anche con l’età, protegge i neuroni e sembra poter migliorare memoria, linguaggio e funzionalità cognitiva nelle attività della vita quotidiana. “Il sistema degli endocannabinoidi è coinvolto, assieme al sistema infiammatorio, nello sviluppo di vari disturbi psichiatrici e in particolare della psicosi”, spiega Matteo Balestrieri, direttore della Clinica Psichiatrica dell’Azienda Sanitaria Universitaria di Udine, Co-Presidente SINPF e autore delle due recenti revisioni degli studi sulla PEA. “La neuropsicofarmacologia di precisione oggi mira perciò a individuare sostanze che modulino proprio il sistema endocannabinoide e che possano rivelarsi più tollerabili dei farmaci attualmente disponibili. Un candidato – continua – che si sta mostrando interessante è la PEA, che non è un endocannabinoide, non si lega ai recettori per gli endocannabinoidi ma influenza il sistema con il cosiddetto ‘effetto entourage’: potenzia cioè l’azione degli endocannabinoidi naturali, aumentandone i livelli (o riducendone la degradazione), ed è perciò in grado di avere effetti sulle funzioni regolate dagli endocannabinoidi come la risposta al dolore o la comparsa di sintomi della psicosi”.

Un’integrazione di PEA nei pazienti con psicosi potrebbe ridurre i sintomi

Come testimoniato dai lavori del gruppo di ricerca di Udine coordinato da Marco Colizzi, leader italiano in questo campo, gli studi preclinici e soprattutto clinici sulla PEA e psicosi testimoniano che i livelli di questa sostanza nel plasma aumentano nelle fasi iniziali di malattia e in maniera proporzionale alla sua gravità. “La PEA dunque – prosegue Balestrieri – si sta rivelando un utile biomarcatore precoce di psicosi. Poiché questo incremento delle quantità della sostanza, che ha probabilmente lo scopo di compensare le alterazioni connesse alla patologia, non viene mantenuto nel lungo periodo, si è ipotizzato che un’integrazione di PEA nei pazienti possa essere positiva: i dati raccolti in tre studi clinici confermano che l’associazione alle consuete terapie può ridurre i sintomi psicotici e maniacali, senza indurre eventi avversi gravi”.

La PEA è oggetto di studio anche sul fronte del declino cognitivo

PEA, che appartiene alla classe delle ammidi degli acidi grassi, è infatti una sostanza naturale, che il nostro corpo produce e che si trova anche in cibi come uova, piselli, pomodori e soia. Viene già utilizzato come integratore per la sua azione analgesica e antinfiammatoria, che dipende dalla sua capacità di interagire non soltanto con il sistema endocannabinoide, ma anche con il sistema immunitario. Proprio per la varietà di meccanismi con cui agisce, la PEA è oggetto di numerosi studi e durante il convegno sono state discusse anche le ricerche su PEA e disturbi cognitivi. “Il declino cognitivo è correlato a processi di neurodegenerazione indotti da danni vascolari, ossidativi, infiammatori che l’organismo cerca di contrastare producendo molecole lipidiche, fra cui PEA, nel tentativo di ripristinare gli equilibri e prevenire ulteriori danni”, evidenzia Claudio Mencacci, co-presidente Sinpf e direttore emerito di Neuroscienze all’Ospedale Fatebenefratelli-Sacco di Milano.

La nuova sostanza può favorire la produzione di nuovi neuroni

“Le ricerche hanno dimostrato che la PEA ha le potenzialità per proteggere i neuroni: gli studi su modelli animali mostrano che, soprattutto grazie alla sua interazione col sistema endocannabinoide, può migliorare funzioni come la memoria e l’apprendimento riducendo lo stress ossidativo, l’espressione di marcatori pro-infiammatori e riequilibrando la trasmissione eccitatoria cerebrale”, aggiunge Mencacci. Si è osservato che può anche favorire la produzione di nuovi neuroni in alcune aree decisive per la memoria come l’ippocampo, inoltre può migliorarne la vitalità e sopravvivenza. “Tutti assieme, questi dati suggeriscono che un’integrazione di PEA abbia le potenzialità per rallentare il decorso di disturbi neurocognitivi”, afferma Mencacci.

Una nuova strada per prevenire i disturbi neurodegenerativi

“Appare cioè in grado di ridurre affaticamento e deterioramento cognitivo, migliorando la funzione esecutiva globale nelle attività quotidiane, la memoria, i deficit di linguaggio”, sottolinea Mencacci. “La ricerca dovrà confermare queste ipotesi, ma è possibile che un’integrazione di PEA possa in futuro aiutare a prevenire i disturbi neurodegenerativi e potenziare i processi di riparazione che l’organismo mette in atto per rallentarne la progressione”, conclude.

 

Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato

Articoli correlati
La Asl di Salerno al Giffoni Film Festival: Giffoni e la cura – Giffoni che cura
Il tema più caro riguarda la funzione terapeutica e di sviluppo esercitata proprio dal Giffoni Film Festival sul benessere dei giovani che vi partecipano
“La Salute Mentale: una sfida sanitaria per la Regione Lazio”. Sei proposte per vincerla
Quello della Salute Mentale è uno dei temi più caldi e complessi del SSN. Meglio ancora – alla luce di dati epidemiologici in continua crescita – è una priorità assoluta. In conclusione della Johnson & Johnson Week l’azienda farmaceutica ha voluto fare un focus sulla gestione della Salute Mentale nella Regione Lazio, con un tavolo di istituzioni locali, rappresentanti del mondo accademico, del territorio e dei pazienti/caregiver. Dall’incontro sono scaturite sei proposte
Più di 4 ore al giorno sullo smartphone mette la salute degli adolescenti a rischio
Gli adolescenti che utilizzano lo smartphone per più di 4 ore al giorno hanno un rischio maggiore di sviluppare disturbi di salute mentale o di fare uso di sostanze pericolose. A far emergere questa preoccupante associazione è stato uno studio coreano pubblicato su Plos One
Dall’inizio della pandemia +25% della spesa per i servizi di salute mentale rivolti ai giovani
La spesa per i servizi di salute mentale per bambini e adolescenti è aumentata di oltre un quarto dall’inizio della pandemia. L’uso della telemedicina, invece, si è stabilizzato. Questo è quanto emerso da un nuovo studio pubblicato su JAMA Network Open
Salute mentale: «Ancora stigma e solitudine, Case di comunità possono dare risposte»
Presentata un’indagine ONDA in collaborazione con la SINPF che ricostruisce il percorso del paziente e le difficoltà legate ai servizi territoriali e indaga la percezione dei nuovi servizi assistenziali e delle nuove modalità di presa in carico previsti dal PNRR
GLI ARTICOLI PIU’ LETTI
Advocacy e Associazioni

In Italia quasi 1,5 milioni di italiani con demenza. Nel mondo nessuna diagnosi per il 75%

In occasione del XIII Mese Mondiale di settembre Federazione Alzheimer Italia e Alzheimer’s Disease International lanciano un appello per aumentare la consapevolezza sulla demenza e combattere l...
Salute

Automedicazione: dall’Enterogermina al Daflon, ecco i prodotti più venduti in farmacia

I dati Pharma Data Factory (PDF): nell’ultimo anno mobile (agosto 2023-settembre 2024) il mercato dei farmaci per l’autocura è stabile (-1%), anche se con prezzi in lieve aumento (+...
Prevenzione

Medici di medicina generale, igienisti e pediatri assieme contro il virus respiratorio sincinziale

Il Board del Calendario per la Vita accoglie con soddisfazione la possibilità di offrire a carico del Ssn, come annunciato dalla Capo Dipartimento Prevenzione del Ministero, l'anticorpo monoclo...