La scena la conosciamo da tanti film: paziente con una maschera sul volto poco prima dell’anestesia. Quella maschera serve a preossigenare, cioè riempire i polmoni di ossigeno per creare una riserva utile durante le fasi iniziali dell’anestesia. In contesti critici, per esempio in ambulanza o in elicottero, la preossigenazione è fondamentale per ridurre il rischio di ipossiemia, una condizione in cui i livelli di ossigeno nel sangue si abbassano pericolosamente. Attualmente, fuori dall’ospedale, la preossigenazione si esegue quasi sempre con una maschera facciale. Uno studio sperimentale condotto da Eurac Research dimostra che c’è un altro metodo più efficace: il pallone autoespandibile con valvola PEEP. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista JAMA Network Open.
“Durante l’induzione dell’anestesia e l’intubazione circa un paziente su cinque sviluppa ipossiemia, con possibili danni cerebrali o arresto cardiaco”, spiega Simon Rauch, medico e ricercatore dell’Istituto per la medicina d’emergenza in montagna di Eurac Research. “In ambito ospedaliero, la preossigenazione viene solitamente effettuata tramite ventilatori, strumenti efficaci ma poco pratici e ingombranti per l’utilizzo in contesti extraospedalieri. In questi scenari, il presidio più comunemente impiegato – continua – è la mascherina facciale. Abbiamo quindi confrontato la maschera facciale con ossigeno ad alti flussi con il pallone autoespandibile, sia con che senza valvola PEEP”. Nel corso dello studio svolto negli ambulatori di Eurac Research 53 persone volontarie – normopeso, obese, bambini e bambine tra i sei e i 12 anni – hanno partecipato a test sperimentali.
“Abbiamo riscontrato che il pallone autoespandibile con valvola PEEP garantisce una riserva di ossigeno nei polmoni molto più alta. In termini relativi, l’aumento era quasi del 50 per cento tra pallone autoespandibile con PEEP in confronto alla mascherina d’ossigeno”, prosegue Rauch. “La valvola PEEP, infatti, mantiene gli alveoli aperti alla fine dell’espirazione, migliorando l’efficienza della preossigenazione. Era importante includere anche soggetti obesi e pediatrici – continua – perché hanno riserve polmonari più basse ma consumi più alti: in questi casi preossigenare bene è ancora più cruciale”, aggiunge Giulia Roveri, medica ricercatrice e prima autrice dello studio. Era la prima volta che in Eurac Research si svolgeva un test con bambini e bambine.
Secondo il team di ricerca usare i palloni autoespandibili con PEEP sui mezzi di soccorso potrebbe migliorare significativamente la sicurezza dei pazienti in fase pre-anestesia, soprattutto nei casi più vulnerabili. “Si tratta di una soluzione semplice, efficace e poco costosa, dato che questi dispositivi fanno già parte della dotazione standard per la rianimazione”, concludono Roveri e Rauch. “Allo stesso tempo, è fondamentale aumentare la consapevolezza tra i professionisti e le professioniste della sanità della superiorità del pallone autoespandibile con valvola PEEP”, conclude.
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