Seguire una dieta ipocalorica potrebbe aumentare il rischio di sviluppare sintomi depressivi. A rivelarlo uno studio, pubblicato sul British Medical Journal Nutrition Prevention & Health, condotto dagli scienziati dell’Università di Toronto. Il team, guidato dallo scienziato Venkat Bhat, ha considerato le informazioni relative a 28.525 adulti, che tra il 2007 e il 2018 avevano partecipato all’indagine nazionale statunitense National Health and Nutrition Examination Survey (NHANES). I risultati evidenziano che le persone in sovrappeso potrebbero essere particolarmente vulnerabili agli effetti di un’alimentazione di tipo restrittivo.
Stando ai risultati dello studio, un’alimentazione sana, povera di cibi processati e ricca di frutta, verdura, cereali integrali, noci, semi e proteine magre, è associata a un rischio ridotto di depressione. In generale, però, si sa poco di come i modelli alimentari siano associati ai disturbi dell’umore. Nell’ambito della coorte analizzata, il 29 per cento del campione era normopeso, il 33 e il 38 per cento era in sovrappeso e obeso, rispettivamente. Poco più 2500 individui hanno segnalato sintomi depressivi. Ai partecipanti è stato chiesto se stavano seguendo una dieta particolare per perdere peso o per altri motivi di salute. La maggior parte degli intervistati non ha riportato restrizioni alimentari specifiche, solo 2.026 persone seguivano una dieta ipocalorica, più comune tra i partecipanti con peso corporeo elevato. Stando a quanto emerge dallo studio, le restrizioni caloriche erano più facilmente associate ai sintomi depressivi, ma sono emerse differenze di genere.
In particolare, la dieta povera di nutrienti era associata a punteggi più alti nei sintomi cognitivo-affettivi negli uomini rispetto alle donne che non seguivano una dieta. I risultati sono in contrasto con la letteratura scientifica prodotta finora secondo cui le diete ipocaloriche migliorerebbero i sintomi depressivi. “Questa discrepanza – commentano gli autori – potrebbe derivare dal fatto che gli studi precedenti erano principalmente studi clinici randomizzati e controllati in cui i partecipanti seguivano regimi attentamente progettati per garantire un apporto nutrizionale equilibrato. Nell’ambiente reale, invece, le diete possono causare carenze nutrizionali e indurre stress fisiologico”.
“Questo studio – conclude Sumantra Ray, direttore scientifico e direttore esecutivo del NNEdPro Global Institute for Food, Nutrition and Health – si aggiunge alle prove emergenti che collegano i modelli alimentari alla salute mentale, sollevando importanti interrogativi sul fatto che le diete restrittive povere di nutrienti possano provocare conseguenze negative sulla salute mentale. Tuttavia, le dimensioni dell’effetto sono ridotte, e sono pertanto necessari ulteriori approfondimenti ben progettati”.
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