Salute 4 Novembre 2021 15:46

«Genitori toglietevi dalle chat»: la provocazione dei consulenti pedagogici contro l’uso improprio di WhatsApp

Cosolo Marangon (CPP): «Sì alla tecnologia se usata con intelligenza. La presenza di genitori con figli adolescenti in gruppi WhatsApp è un’incursione nella vita del giovane e compromette lo sviluppo dell’auto-responsabilizzazione»

di Isabella Faggiano
«Genitori toglietevi dalle chat»: la provocazione dei consulenti pedagogici contro l’uso improprio di WhatsApp

C’è quello “classe”, quello dedicato allo “sport” o agli amici del “tempo libero”. Ogni attività della vita sociale ha il suo gruppo WhatsApp. E a farne parte, spesso, non sono solo i diretti interessati. Se si tratta di bambini e adolescenti, nella maggior parte dei casi, sono i genitori ad averne il controllo. Ma se da un lato le nuove tecnologie permettono di accelerare tutta una serie di processi comunicativi, dall’altro un utilizzo improprio può compromettere le relazioni sociali in “carne ed ossa”, compreso il rapporto genitore-figlio.

L’utilizzo responsabile dei gruppi WhatsApp

«La tecnologia è bella finché la si usa con intelligenza, con misura, con una finalità di servizio – spiega Paola Cosolo Marangon, consulente pedagogico, formatrice del Centro psico-pedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti e vicedirettore di “Conflitti” -. Se diventa, come purtroppo accade in molti gruppi WhatsApp, un mezzo per lamentarsi, sfogare rancori repressi, perde ogni sua utilità, diventando potenzialmente pericoloso».

Le regole del “buon utilizzo”

Per promuovere l’uso responsabile di smartphone, tablet e social annessi, il Centro psico-pedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti ha lanciato un messaggio provocatorio a tutte le mamme ed i papà: “Genitori toglietevi dalle chat”. «E se proprio non se ne può fare a meno – aggiunge Cosolo Marangon -, allora sarà meglio stabilire delle regole di utilizzo e, soprattutto, rispettarle».

Partiamo dai contenuti: «Un gruppo WhatsApp è utilizzato in maniera corretta se veicola informazioni utili e non lamentele o polemiche. È bene ricordare che siamo di fronte ad una comunicazione scritta (al massimo vocale, nel caso di messaggi audio, ndr) priva della presenza fisica di tutti gli attori coinvolti nella conversazione. Di conseguenza – sottolinea l’esperta – il destinatario, nell’interpretare il messaggio che sta ricevendo, non può farsi guidare né dall’espressione del volto, né dall’atteggiamento corporeo del mittente».

Chi può far parte del gruppo WhatsApp

Una volta accertato che la finalità del gruppo sia espressamente comunicativa è, poi, necessario assicurarsi che ne faccia parte chi ne ha realmente diritto. «Che una madre, un padre, o entrambi i genitori facciano parte del gruppo classe del proprio figlio che frequenta il nido, la scuola materna, fino alla primaria è, generalmente, del tutto normale. Ma quando il figlio in questione diventa un adolescente in grado di gestire le sue relazioni sociali – sottolinea Cosolo Marangon – i gruppi WhatsApp di genitori possono rappresentare una vera e propria incursione nella vita del giovane, oltre a causare uno sviluppo scarso o tardivo del senso di responsabilità».

«Già l’avvento del registro elettronico – racconta la consulente pedagogica – ha abbassato il livello di auto-responsabilizzazione degli studenti: scrivere l’assegno in modo corretto non è più una loro preoccupazione, dal momento in cui sanno di poterlo consultare online in qualsiasi momento. Allo stesso modo, sono poco attenti a ciò che accade in classe e altrettanto poco inclini a ricordare anche le cose più importanti, sapendo che ci penseranno i genitori, chattando tra loro, a dirimere ogni dubbio. Per questo, “togliere le mamme e i papà dalle chat” – conclude la consulente pedagogica – significherebbe obbligare gli studenti ad auto-responsabilizzarsi e restituirebbe agli insegnanti la loro leadership pedagogica permettendogli di svolgere a pieno titolo il proprio mestiere».

 

Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato

Articoli correlati
Vaccini, Oms e Unicef: “Oltre 120mila bambini a ‘dose zero” tra Europa e Asia Centrale”
La specialista regionale dell'UNICEF per le vaccinazioni in Europa e Asia Centrale: "Non c’è ragione per cui i bambini debbano correre il rischio di morire per malattie prevenibili con un vaccino. Dare priorità ai finanziamenti e investimenti sui programmi di immunizzazione e sistemi sanitari”
Virus respiratorio sinciziale, con anticorpo monoclonale alla nascita -70% di ricoveri
La somministrazione alla nascita di un farmaco contenente anticorpi contro il virus respiratorio sinciziale ha ridotto di circa il 70% i ricoveri nei bambini con meno di 6 mesi, in Lussemburgo, dove è stato introdotto questo programma di immunizzazione. Questi sono i dati che emergono da un'analisi coordinata dal ministero della Salute lussemburghese, i cui risultati sono stati pubblicati su Eurosurveillance
Più di 4 ore al giorno sullo smartphone mette la salute degli adolescenti a rischio
Gli adolescenti che utilizzano lo smartphone per più di 4 ore al giorno hanno un rischio maggiore di sviluppare disturbi di salute mentale o di fare uso di sostanze pericolose. A far emergere questa preoccupante associazione è stato uno studio coreano pubblicato su Plos One
Diabete di tipo 1, se compare in bimbi under 10 ruba 16 anni di vita
L'Italia è il primo paese al mondo ad aver istituito uno screening del diabete di tipo 1 che come prima e importante conseguenza positiva consentirà di prevenire la chetoacidosi. Oggi infatti il 40% delle diagnosi di diabete di tipo 1 avviene in ritardo a seguito di un esordio drammatico, Senza contare che, quando la malattia ha un esordio precoce, prima dei 10 anni di età, si possono arrivare a perdere ben 16 anni di aspettativa di vita. Questi sono i messaggi lanciati da Valentino Cherubini, presidente della Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica (Siedp) che lancia un appello in occasione della Giornata Mondiale del Diabete che si celebra domani
di V.A.
Allarme antibiotico-resistenza, molti farmaci non funzionano più contro comuni infezioni infantili
Uno studio dell'Università di Sidney ha concluso che molti farmaci per il trattamento di infezioni comuni nei bambini e nei neonati non sono più efficaci in gran parte del mondo.L'allarme è stato lanciato sulla rivista The Lancet Regional Health Southeast Asia
GLI ARTICOLI PIU’ LETTI
Salute

Gioco patologico, in uno studio la strategia di “autoesclusione fisica”

Il Dipartimento di Scienze cliniche e Medicina traslazionale dell'Università Tor Vergata ha presentato una misura preventiva mirata a proteggere i giocatori a rischio di sviluppare problemi leg...
Salute

Cervello, le emozioni lo ‘accendono’ come il tatto o il movimento. Lo studio

Dagli scienziati dell'università Bicocca di Milano la prima dimostrazione della 'natura corporea' dei sentimenti, i ricercatori: "Le emozioni attivano regioni corticali che tipicamente rispondo...
Advocacy e Associazioni

Porpora trombotica trombocitopenica. ANPTT Onlus celebra la III Giornata nazionale

Evento “WeHealth” promosso in partnership con Sanofi e in collaborazione con Sics Editore per alzare l’attenzione sulla porpora trombotica trombocitopenica (TTP) e i bisogni ancora i...