Salute 5 Maggio 2021 18:17

«Estendere a 42 giorni l’intervallo tra prima e seconda dose di Pfizer e Moderna»

Questa l'indicazione del Comitato tecnico scientifico per l'emergenza Covid contenuta nel parere allegato a una circolare del Ministero della Salute. Sì al richiamo AstraZeneca in assenza di eventi gravi con prima dose
«Estendere a 42 giorni l’intervallo tra prima e seconda dose di Pfizer e Moderna»

Estendere a 42 giorni l’intervallo fra la prima e la seconda dose dei vaccini anti-Covid a mRna, quelli di Pfizer/BioNTech e di Moderna. Questa l’indicazione del Comitato tecnico scientifico per l’emergenza Covid contenuta nel parere allegato a una circolare del Ministero della Salute. Oggetto del documento, firmato dal direttore generale Prevenzione, Giovanni Rezza: “Trasmissione parere del Cts in merito alla estensione dell’intervallo tra le due dosi dei vaccini a mRna e alla seconda dose del vaccino Vaxzevria”.

«In relazione all’evoluzione nella conduzione della campagna vaccinale contro SARS-CoV-2 – si legge in un estratto del verbale del Comitato, datato 30 aprile – il Cts rimarca che rimane una quota significativa di soggetti non vaccinati che, in ragione di connotazioni anagrafiche o per patologie concomitanti, sono a elevato rischio di sviluppare forme di Covid-19 marcatamente gravi o addirittura fatali. Sulla scorta di questa considerazione, pur a fronte di studi registrativi che indicano come l’intervallo tra la prima e la seconda dose dei vaccini a Rna (Pfizer/BioNtech e Moderna) sia di 21 e 28 giorni rispettivamente, è raccomandabile un prolungamento nella somministrazione della seconda dose nella sesta settimana dalla prima dose».

«Questa considerazione – motivano gli esperti – trova il suo razionale nelle seguenti osservazioni: la somministrazione della seconda dose entro i 42 giorni dalla prima non inficia l’efficacia della risposta immunitaria; la prima somministrazione di entrambi i vaccini a Rna conferisce già efficace protezione rispetto allo sviluppo di patologia Covid-19 grave in un’elevata percentuale di casi (maggiore dell’80%); in uno scenario in cui vi è ancora necessità nel Paese di coprire un elevato numero di soggetti a rischio di sviluppare forme gravi o addirittura fatali di Covid-19, si configurano condizioni in cui è opportuno dare priorità a strategie di sanità pubblica che consentano di coprire dal rischio il maggior numero possibile di soggetti nel minor tempo possibile».

«Il parere – precisa il Cts – potrà in futuro essere supportato da ulteriore approfondimento epidemiologico su: letalità per fascia d’età, infetti per fascia l’età (dati correnti delle nuove infezioni), stima degli infetti modellizzata anche rispetto ai dati dello studio di prevalenza».

«Sì al richiamo AstraZeneca in assenza di eventi gravi con prima dose»

Nello stesso documento il Cts ha dato il  via libera alla seconda dose del vaccino anti-Covid di AstraZeneca per chi ha ricevuto la prima senza riportare trombosi rare. «Il Cts – si legge in un estratto del verbale del Comitato – ritiene che, sulla scorta delle informazioni a oggi disponibili sull’insorgenza di trombosi in sedi inusuali (trombosi dei seni venosi cerebrali, trombosi splancniche, trombosi arteriose) associate a piastrinopenia, riportate essersi verificate solamente dopo la prima dose del vaccino di AstraZeneca, i soggetti che hanno ricevuto la prima dose di questo vaccino senza sviluppare questa tipologia di eventi non presentano controindicazione per una seconda somministrazione del medesimo tipo di vaccino».

«Questa posizione – si precisa – potrà essere eventualmente rivista qualora dovessero emergere evidenze diverse nelle settimane prossime venture, derivanti in particolare dall’analisi del profilo di sicurezza del vaccino nei soggetti che nel Regno Unito hanno ricevuto la seconda dose».

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