Politica 20 Gennaio 2020 09:00

«Un unico modello virtuoso per tutte le Regioni». La ricetta del viceministro Sileri per il SSN

«Se c’è un modello di cardiologia, di chirurgia o di governance che funziona, quel modello va copiato e trasmesso in tutta Italia. Così supereremo le diseguaglianze»

«Un unico modello virtuoso per tutte le Regioni». La ricetta del viceministro Sileri per il SSN

Per migliorare il Servizio sanitario nazionale «la prima cosa da fare è rafforzare il potere d’indirizzo del Ministero». Ne è convinto il viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri intervenuto in occasione della presentazione del libro ‘Il Servizio sanitario nazionale guarda al futuro – Verso nuovi e più evoluti schemi di governance’ (edizione Egea) di Andrea Urbani.

«Deve diventare il cervello che controlla, coordina, non punisce ma aiuta la Regioni che soffrono di più e le accompagna verso un processo virtuoso» continua il Viceministro. Come fare? «Usando modelli esistenti che abbiamo nel tempo individuato e che continueremo ad individuare in tutta Italia. Se c’è un modello di cardiologia, un modello di chirurgia o un modello di governance che funziona, quel modello va semplicemente copiato e trasmesso da un’altra parte».

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Non si tratta di semplice centralismo, tiene a precisare il viceministro Sileri. «Non cadiamo nell’inganno di dire “si torna indietro dalla regionalizzazione”. Il Ministero ha quel ruolo di indirizzo. Non è possibile che una Regione abbia un percorso diagnostico terapeutico diverso da un’altra Regione oppure che lo stesso percorso una volta definito non venga applicato. Vorremmo che tutti i ventuno sistemi sanitari che abbiamo in Italia applicassero quel determinato percorso e dobbiamo aiutarli a partire».

L’obiettivo è superare le diseguaglianze «in maniera tale che il cittadino di Trento e il cittadino di Vibo Valentia possano avere la stessa sicurezza nel trattamento e negli esiti. Magari – conclude Sileri – quella mortalità che osserviamo da una Regione ad un’altra, quei tre anni di vita che si perdono semplicemente vivendo da una parte all’altra anche della stessa città, non ci saranno più».

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