Si stima che la maggior parte della popolazione mondiale sia stata contagiata dal virus Sars-CoV-2 almeno una volta. Quanto danno causeranno queste infezioni ripetute è ancora oggi oggetto di dibattito
Negli Stati Uniti è caccia aperta al paziente Covid più longevo di sempre. Più precisamente al paziente che si pensa sia positivo da più tempo. Quello che i ricercatori oggi sanno è che il paziente potrebbe vivere nell’area di Columbus, la più grande città dello stato di quasi 1 milione di abitanti, e che è portatore di una versione altamente mutata del virus Sars-CoV-2 che «è diversa da qualsiasi cosa» che gli esperti abbiano visto
Una nuova variante del virus Sars-CoV-2 è stata rilevata per la prima volta in Polonia. In realtà, è nuova solo perché è stata identificata di recente. Uno studio pubblicato sulla rivista Eurosurveillance, infatti, ha dimostrato che il ceppo individuato potrebbe essere in circolazione da diverso tempo. Sembra infatti che la variante sia imparentata con una già visto oltre due anni fa nell’uomo
Anche in caso di reinfezione è possibile sviluppare il Long Covid, la sindrome che insorge anche molte settimane dopo l’infezione acuta. Tuttavia, è più probabile svilupparla alla prima infezione piuttosto che alla seconda, almeno secondo una ricerca britannica
Le zone del cervello maggiormente colpite sono risultate essere la corteccia frontale, parietale e temporale. Inoltre è apparso come le aree cerebrali colpite fossero più estese nell’emisfero destro.
I pazienti con Long Covid hanno maggiori probabilità di soffrire di disturbi del sonno. Un gruppo di ricercatori della Cleveland Clinic ha scoperto che il 41% dei pazienti con la sindrome post-infezione da coronavirus presentava problemi del sonno da moderati a gravi
Sono passati più di tre anni da quando è scoppiata la pandemia nel Mondo e in Italia. Da allora sono circa 26 milioni gli italiani contagiati. «Nella maggior parte dei casi si guarisce dopo qualche mese, ma ci sono pazienti che anche a distanza di 3 anni continuano a stare male», racconta Matteo Tosato, responsabile dell’Unità operativa Day Hospital post-Covid, Fondazione Policlinico Gemelli Irccs di Roma
Non ci sarebbe alcun pericolo a ricevere il vaccino da positivi, motivo per cui non è stato previsto alcun tampone prima della vaccinazione. Questo, indipendentemente, dal fatto che si tratti della prima dose o di un richiamo
È una domanda «ritornata in voga» nei giorni scorsi, quando il celebre attore italiano, Jerry Calà, è stato costretto a lasciare il set per un malore che poi si è rivelato un infarto. Sulla sua pagina social sono apparsi molti messaggi No Vax che insinuavano che il malore dell’attore dipendesse dal vaccino contro il Covid e che, per certi versi, lo avesse meritato. In realtà, la comunità scientifica concorda sulla sicurezza a lungo termine dei vaccini, compresi quelli contro il Covid
Una ricerca israeliana dimostra che il 15% dei pazienti affetti da long Covid soffre di fibromialgia. La percentuale sale al 26% se si considera il solo genere femminile. Cuomo (anestesista): «La fibromialgia può comparire nei pazienti che soffrono di stress post traumatico, disturbo associato al Covid-19»
Continuare a vaccinarsi contro Covid-19 rimane la strategia più efficace per proteggersi dal rischio di sviluppare una forma grave della malattia. Lo spiega a Sanità Informazione il virologo Fabrizio Pregliasco
Spunta una nuova «sorella» di Omicron, che è stata già rintracciata in alcuni casi in Italia. Si tratta della variante XBF, soprannominata comunemente con il nome di Bythos come il mostro degli abissi marini con busto umano, zampe anteriori di cavallo e coda di pesce. L’Organizzazione mondiale della sanità l’ha inserita nella lista delle varianti di Sars-CoV-2 da tenere sotto osservazione
Le persone che continuano a riportare sintomi mesi dopo aver contratto Covid-19 hanno una probabilità fino a 2,5 volte maggiore di sviluppare disturbi cardiovascolari. Lo dimostra la più ampia revisione sull’argomento, condotta su oltre 5.8 milioni di persone in tutto il mondo, presentata durante il congresso annuale dell’American College of Cardiology a New Orleans. Il parere degli esperti della Società italiana di cardiologia
Capita molto spesso che, tra gli adulti ricoverati in ospedale per Covid-19, qualcuno manifesti sintomi persistenti o limitazioni fisiche anche dopo le dimissioni. Uno studio americano rivela quali sono nello specifico i sintomi più duraturi e per quanto tempo possono continuare a manifestarsi
Non esiste una regola su quanto tempo può passare tra un’infezione all’altra. Tuttavia, uno studio americano ha concluso che, dopo un’infezione Covid-19, il sistema immunitario di una persona può offrire una buona protezione contro la malattia sintomatica la volta successiva per almeno 10 mesi
I sintomi di Gryphon sono simili a quelli legati a Cerberus, che attaccano principalmente le prime vie respiratorie e si manifestano in mal di gola, tosse, raffreddore. Non sempre la febbre si presenta con temperature elevate e, a differenza dei casi delle prime ondate, il sintomo della perdita dell’olfatto e del gusto non è più comune. Ma ci sono tre sintomi in particolare, che sembrano manifestarsi di frequente, ma che spesso possono passare inosservati: vertigini, mal di testa e stanchezza
La variante Orthrus che si sta diffondendo lentamente anche in Italia si manifesta più comunemente con mal di testa, affaticamento, tosse, mal di gola e starnuti. Rispetto al raffreddore, però, la sottovariante si differenzia con altri quattro sintomi: la perdita di appetito, la nausea, il mal di schiena e il fiato corto
Il mal di testa è uno dei sintomi di Covid-19 più comuni e diffusi. Di solito è il primo a manifestarsi, insieme a febbre, tosse e stanchezza. Può colpire tutte le fasce d’età, ma è generalmente più frequente nei pazienti più giovani e nelle persone che soffrono di emicrania
Dopo un’infezione Covid-19 sono in tanti a sperimentare una fastidiosa tosse persistente, anche a tampone negativo. Secondo alcuni esperti britannici questo potrebbe dipendere da infezioni diverse che colpiscono in successione
Sarebbe il terzo booster che è raccomandato alle categorie di persone considerate più a rischio: ai soggetti con 80 anni o più; agli ospiti delle strutture residenziali per anziani; agli ultrasessantenni con fragilità motivata da patologie concomitanti o preesistenti, che hanno già ricevuto una seconda dose di richiamo con vaccino a mRna non bivalente
La maggior parte dei sintomi del Long Covid si risolve entro il primo anno dall’infezione nelle persone che hanno avuto una malattia lieve. Queste, in estrema sintesi, sono le conclusioni di uno studio condotto dal KI Research Institute di Kfar Malal, in Israele. I risultati sono stati pubblicati sul British Medical Journal
La tosse da Covid è secca e irritante, quella da influenza tende invece a essere grassa. In ogni caso non esistono rimedi se non palliativi, come gli sciroppi lenitivi. No agli antibiotici: non funzionano contro i virus
La variante BF.7 risulta essere il principale ceppo di Omicron rilevato in Cina. I sintomi causati da BF.7 sono simili a quelli di altre sottovarianti di Omicron, cioè manifestazioni che riguardano principalmente il tratto respiratorio superiore
In questo periodo è molto più difficile riuscire a distinguere tra Australiana e Covid-19, ci sono piccole differenze che può essere importante valutare. Ma per sciogliere ogni dubbio serve un tampone
A meno che non ci siano specifiche controindicazioni, la quarta dose del vaccino anti-Covid è consigliata a tutti per rafforzare l’immunità. Mentre è raccomandata fortemente a specifiche categorie alle quali viene data anche priorità nella somministrazione di uno dei due vaccini aggiornati attualmente disponibili
L’Istituto superiore di sanità ha diffuso una guida con le raccomandazioni per la gestione dei pazienti affetti da Long Covid con lo scopo di contribuire a standardizzare le attività dei centri clinici sul territorio nazionale
Non è affatto improbabile che una persona positiva al Covid-19 manifesti come unico sintomo stanchezza o affaticamento, che può facilmente passare inosservata e mettere in pericolo le persone fragili con cui si entra a contatto
I trattamenti per il recupero dell’olfatto e del gusto sono ancora sperimentali e vanno dall’addestramento dell’olfatto all’assunzione di farmaci steroidei, fino alla stimolazione transcranica e all’utilizzo di molecole neuroinfiammatorie
L’ozonoterapia sfrutta la capacità dell’ossigeno e dell’ozono a livello metabolico, immunitario, vascolare e rigenerativo e ha un grande potere antinfiammatorio perché va a disintossicare l’organismo, contrasta la formazione di trombi e migliora la perfusione di organi filtro come reni, fegato e polmoni
Non solo è possibile infettarsi contemporaneamente con il virus dell’influenza e del Covid-19, ma quest’anno quest’eventualità sarà molto più frequente. Gli esperti invitano alla co-vaccinazione