Voci della Sanità 23 Marzo 2021 15:29

Nobel al personale sanitario italiano, Mazzacane (Cisl Medici): «Candidatura è già vittoria»

«Già solo il fatto che la candidatura per il premio Nobel ai medici italiani sia stata accettata è una vittoria che evidenzia come lo sforzo e il sacrificio di tanti, soprattutto nel primo periodo della pandemia, non siano passati inosservati nel mondo», dice il dott. Danilo Mazzacane, segretario generale Cisl Medici Lombardia. «Essere candidati al […]

«Già solo il fatto che la candidatura per il premio Nobel ai medici italiani sia stata accettata è una vittoria che evidenzia come lo sforzo e il sacrificio di tanti, soprattutto nel primo periodo della pandemia, non siano passati inosservati nel mondo», dice il dott. Danilo Mazzacane, segretario generale Cisl Medici Lombardia.

«Essere candidati al Nobel per la Pace 2021 riferito all’emergenza del 2020 offre un’occasione in più per non dimenticare tutti gli operatori sanitari, medici e altre professionalità sanitarie italiani, tenuto conto che la motivazione è la seguente: Il personale sanitario italiano è stato il primo nel mondo occidentale a dover affrontare una gravissima emergenza sanitaria, nella quale ha ricorso ai possibili rimedi di medicina di guerra combattendo in trincea per salvare vite e spesso perdendo la loro”».

«Non ci sono precedenti – continua Mazzacane -, non era mai accaduto che il personale sanitario di una nazione ricevesse una candidatura al Nobel per la pace che viene assegnato a Oslo, in Norvegia, ogni anno dal 1901, per volere del suo fondatore, Alfred Nobel».

«In ogni attività lavorativa conta la capacità organizzativa dei dirigenti e la fidelizzazione del personale, che non è possibile con un regime contrattuale improntato sulla precarietà del posto di lavoro. Eppure senza risorse adeguate, senza informazioni sul virus, con una grande energia e dedizione migliaia di medici, infermieri ed operatori sanitari tutti hanno cercato di fare il possibile, armati si può dire solo del loro coraggio, del loro spirito di abnegazione e del giuramento di Ippocrate. Ora non dobbiamo dimenticare chi è deceduto tra i nostri 340 colleghi, ma dobbiamo soprattutto onorare il loro sacrificio esigendo un cambio di rotta nella Sanità pubblica, visto che i fondi ora ci sono e  occorre solo evitare gli errori».

 

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