Long Covid 7 Ottobre 2022 11:08

Malattie cardiovascolari nelle donne, specie nel post Covid. Nasce un progetto per sostenerle

Realizzata dal Gruppo San Donato, l’iniziativa vuole fare una fotografia dello stato di salute della popolazione femminile post Covid. Serenella Castelvecchio (responsabile Prevenzione Cardiovascolare e medicina di genere): «Lavoro necessario per cure sempre più personalizzate»

Malattie cardiovascolari nelle donne, specie nel post Covid. Nasce un progetto per sostenerle

Che le malattie cardiovascolari fossero in aumento è un dato risaputo, ciò che non tutti sanno è che oggi con una percentuale che si aggira intorno al 35,8% rappresentano la prima causa di morte per le donne, spesso anche giovani e inconsapevoli di avere fattori di rischio importanti. Per rendere dunque il popolo femminile più consapevole è stata lanciata dal Gruppo San Donato una indagine web condotta in questa prima fase in Regione Lombardia e coordinata da un gruppo multidisciplinare di professioniste attive nel settore clinico, gestionale e di ricerca.

Parola d’ordine: consapevolezza

A guidare il team è Serenella Castelvecchio, medico cardiologo, responsabile della prevenzione cardiovascolare e della medicina di genere presso l’IRCCS Policlinico San Donato, una professionista tenace che di questa battaglia ha fatto il proprio mantra. «Nella pratica clinica quotidiana mi sono resa conto che le donne accedono in ospedale in egual misura rispetto agli uomini per i più svariati motivi, ma sono in realtà all’oscuro del proprio stato di salute cardiovascolare». Per comprendere al meglio il fenomeno la responsabile della medicina di genere del gruppo San Donato ha analizzato gli accessi agli ambulatori cardiovascolari suddivisi tra maschi e femmine per 12 mesi, nel 2019, e si è fatta un’idea precisa. «Il trend è risultato molto simile, il numero delle donne che ha avuto accesso agli ambulatori cardio vascolari è pressoché analogo a quello degli uomini, ma ciò che manca nelle donne è la consapevolezza di quanto possano essere gravi le malattie cardiovascolari, mentre invece sono attente nello screening per il tumore al seno e più di recente anche al colon retto». Un quadro che non è variato nel post Covid, mentre i problemi cardiovascolari sono in aumento e le donne rappresentano le principali vittime. «Che il Covid possa aver lasciato conseguenze da un punto di vista cardiovascolare è noto al momento, ma solo tra alcuni anni potremo avere indicazioni in merito», puntualizza Castelvecchio.

Accidenti cerebrovascolari

A destare preoccupazione nella responsabile della prevenzione cardiovascolare del Policlinico San Donato oggi sono in particolare gli accidenti cerebrovascolari, più comunemente noti come ictus che nelle donne rappresentano la prima causa di morte. «In particolare, ci sono donne che hanno un corredo di fattori di rischio che è diverso da quello degli uomini e quindi vanno rieducate alla propria salute». Il progetto, nato nel 2019, è stato frenato dalla pandemia, ma grazie ai fondi del 5 per mille della GSD Foundation è partito, se pur con due anni di ritardo e in pochi giorni ha già superato le 1000 adesioni, grazie anche alla collaborazione di Fondazione Onda e di Regione Lombardia. «Puntiamo a raggiungere un campione di 2500 donne di ogni fascia di età, per questo pensiamo di coinvolgere nell’iniziativa le università lombarde. Con la survey puntiamo a capire effettivamente quello che le donne sanno sulle malattie cardiovascolari, attraverso domande semplici, ma di ampio spettro, per sensibilizzarle sul tema».

Il momento critico della menopausa

La menopausa è uno dei periodi di cambiamento che nasconde le principali insidie per le donne, ma se a richiamare l’attenzione sono l’aumento di peso e la perdita del ciclo mestruale, altri sono i segnali da non sottovalutare: «Ciò che è drammatico è il venir meno degli estrogeni – analizza la responsabile della prevenzione cardiovascolare e delle malattie di genere del GSD – che nelle donne hanno un ruolo protettivo durante l’età fertile, e funzioni differenti nella distribuzione della massa grassa e dei liquidi, oltre che nel mantenimento della massa muscolare. Quindi il venir meno degli estrogeni cambia la fisicità della donna ma soprattutto ha una ricaduta su diversi organi che impattano poi sul sistema cardiovascolare. Pensiamo al grasso che si accumula sull’addome e genera l’obesità addominale che predispone all’insulino-resistenza e dunque aumenta il rischio di andare incontro a un diabete di tipo 2 nell’adulto che a sua volta impatta sul sistema cardiovascolare».

Fattori di rischio emergenti

La survey, dunque, è incentrata su un’analisi ampia della condizione fisica della donna perché «ciò che si sta ipotizzando oggi è che ci siano probabilmente altri fattori di rischio, i cosiddetti fattori di rischio emergenti che impattano sulla salute cardiovascolare della donna e contribuiscono a far sì che i numeri sulla mortalità non cambino nonostante sia aumentata la prevenzione – sottolinea Castelvecchio -. Si pensi alle malattie autoimmuni, alla depressione, ai disturbi cardiovascolari del terzo trimestre di gravidanza».

Attenzione a disturbi alimentari, malattie croniche ed endometriosi

Arrivare ad avere un nuovo approccio al problema da parte delle donne e un lavoro di équipe multidisciplinare con professioniste di diversa specialità (endocrinologa, ginecologa, gastroenterologa) in modo da saper riconoscere i campanelli di allarme di possibili problemi cardiovascolari in altre patologie, è la sfida che Castelvecchio con il suo team vuole vincere. «La celiachia da malattia rara è diventata cronica e invalidante, ed è una patologia che interessa prevalentemente il sesso femminile, siamo sicuri che non ci sia un nesso con le patologie cardiovascolari – fa notare la referente del Gruppo San Donato -? Così come l’endometriosi. Per questo è estremamente importante lavorare in squadra e non trascurare alcun cambiamento che interessa l’organismo durante le diverse fasi della vita. Lo step successivo sarà quello di proporre screening per la raccolta di dati clinici e di laboratorio e allo stesso tempo estendere la survey a livello nazionale».

 

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