Lavoro 6 Ottobre 2017 14:58

Nuova sentenza Corte d’Appello di Roma: altri 7 milioni per i medici specialisti ’78-2006

Continua l’onda lunga delle sentenze in favore degli ex specializzandi: 3 pronunce positive nel giro di poche settimane. Lo Stato rischia un esborso complessivo di 5 miliardi di euro: in arrivo emendamento alla Legge di Stabilità per una soluzione transattiva. Consulcesi: «Prescrizione alle porte, tempo solo fino al 10 ottobre per non perdere il rimborso»

Continua l’onda lunga dei successi nei tribunali di tutta Italia. Attraverso la sentenza n.6009 del 28 settembre, la Corte d’Appello di Roma ha condannato la Presidenza del Consiglio dei Ministri al pagamento di oltre 7 milioni di euro in favore di altri 200 ex specializzandi a cui lo Stato, in violazione delle direttive Ue in materia (75/362/CEE, 75/363/CEE e 82/76/CEE), aveva negato il corretto trattamento economico durante il corso post laurea in Medicina. Lo comunica Consulcesi, realtà di riferimento per la tutela legale della classe medica. Questa sentenza, a conferma di un orientamento ormai consolidato a favore dei ricorrenti, arriva immediatamente dopo quelle della Corte di Appello di Roma (4898/17 del 19 luglio) e della Corte d’Appello di Messina (n.907 del 21 settembre) che avevano portato, rispettivamente, a rimborsare più di 400 medici con 12 milioni di euro e altri 44 con 1,5 milioni di euro.

«Riguardo la sentenza del 28 settembre, l’esborso per le casse pubbliche rischia di essere ancora maggiore – spiega l’avvocato Marco Tortorella, specialista del contenzioso tra lo Stato e gli ex specializzandi – perché per circa 50 medici ricorrenti il giudice ha procrastinato la decisione in attesa della pronuncia della Corte di Giustizia europea sul contenzioso giurisprudenziale creatosi in relazione alle diverse interpretazioni della Cassazione su quanti hanno concluso la specializzazione entro il 1983. Più in generale – prosegue l’avvocato – si conferma il trend positivo in favore dei ricorrenti e la conseguente necessità che la questione trovi una soluzione attraverso cui il legislatore riassuma il suo ruolo, ora affidato ai giudici».

La soluzione resta quella rappresentata dal Ddl 2400, che propone un accordo transattivo che potrebbe consentire allo Stato di risparmiare almeno la metà dei 5 miliardi di euro che rischia di dover pagare e, al contempo, permetterebbe ai medici di ottenere l’immediato ristoro del proprio diritto. Su questo punto hanno battuto i senatori Luigi D’Ambrosio Lettieri e Guido Viceconte, entrambi firmatari del provvedimento, in occasione della conferenza stampa organizzata, nei giorni scorsi a Roma, da Consulcesi per un nuovo maxi rimborso a più di 2000 specializzandi con la consegna di una cifra complessiva superiore ai 62 milioni di euro alla presenza del presidente dell’OMCeO Roma, Giuseppe Lavra, che ha sottolineato la meritevole azione di Consulcesi nella battaglia per il diritto dei colleghi specialisti penalizzati dallo Stato.

Nella nota previsionale di bilancio 2017 la Presidenza del Consiglio, con 140 milioni per affrontare i contenziosi, ha dovuto accantonare 80 milioni annui per tre anni per questa questione. E forse non basteranno. «Consigliamo a tutti i medici coinvolti nella vicenda ex specializzandi di attivarsi perché il loro diritto al rimborso è messo a rischio dall’imminente scadenza dei termini prescrittivi. Sebbene i nostri legali – spiega ancora l’avvocato Tortorella – ritengano che in assenza di una norma attuativa, secondo i principi stabiliti dalla Cassazione, i termini di prescrizione non inizino a decorrere, invitiamo comunque i medici specialisti a tutelarsi. Per farlo è possibile seguire due strade: avviare l’azione legale o produrre un atto interruttivo, ovvero una diffida, nei confronti della Presidenza del Consiglio dei Ministri e dei Ministeri competenti. È necessario, comunque, attivarsi entro il 10 ottobre a causa dei tempi tecnici della presentazione dell’istanza. A disposizione mille consulenti che rispondono al numero verde 800.122.777 e direttamente sul sito internet www.consulcesi.it».

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