Diritto 12 Maggio 2014 18:47

Obbligo di Pos, per il Tar del Lazio non si scappa

Respinto il ricorso che chiedeva la sospensione del decreto

Obbligo di Pos, per il Tar del Lazio non si scappa

Il Tar ha deciso: nessun rinvio, nessuna bocciatura. L’obbligo per professionisti ed imprese di dotarsi di Pos per ricevere pagamenti anche con bancomat e carte di credito per cifre superiori ai trenta euro non viene cancellato.

È stato dunque respinto il ricorso presentato dal Consiglio Nazionale degli Architetti, il quale chiedeva al Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio di sospendere il decreto emanato lo scorso gennaio secondo cui “a decorrere dal 30 giugno 2014, i soggetti che effettuano l’attività di vendita di prodotti e di prestazioni di servizi, anche professionali, sono tenuti ad accettare anche pagamenti effettuati attraverso carte di debito”.

Stando a quanto sancito dal Tar attraverso l’ordinanza emanata, il decreto impugnato rispetta sia i “criteri direttivi” che i “limiti contenutistici” stabiliti dalla legge, motivo per cui lo stesso “non sembra viziato dalle illegittimità dedotte in ricorso, né sotto il profilo della violazione di legge né sotto quello dell’eccesso/sviamento del potere”. Il provvedimento è dunque legittimo e non può essere rispedito al mittente.

Tutto resta come previsto, dunque, e la data ultima per mettersi in regola con la legge resta quella fissata dal decreto interministeriale firmato, ai tempi del governo guidato da Enrico Letta, dai ministri dell’Economia Fabrizio Saccomanni e dello Sviluppo Economico Flavio Zanonato e denominato “Definizioni e ambito di applicazione dei pagamenti mediante carte di debito”. Dal primo luglio prossimo i professionisti saranno dunque tenuti a tenere nel proprio studio o ufficio un Pos.

L’ordinanza non elimina le perplessità che in questi ultimi mesi sono stati espressi da più parti nei confronti del decreto. In particolare, restano le domande che il mondo medico rivolge al governo in merito ai costi che graveranno sulle spalle dei camici bianchi per l’acquisto del dispositivo e delle percentuali prelevate dalle banche per ogni transazione. Quello che si presenta come un utile strumento per tentare di ridurre le possibilità di evadere le tasse attraverso una maggiore tracciabilità del denaro potrebbe rivelarsi un silenzioso fardello per tutti quei professionisti – in particolar modo i camici bianchi – che per necessità lavorative non hanno un unico luogo fisico in cui lavorare, ma magari uno o più studi, e che potrebbero quindi vedersi moltiplicare i costi di gestione legati all’utilizzo del Pos stesso. Attraverso le nuove tecnologie, però, le soluzioni sembrano essere a portata di mano.

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