Lavoro e Professioni 22 Giugno 2020 09:55

La vita dei medici youtuber nei giorni del Covid-19

Tanti professionisti sanitari hanno aperto o potenziato i propri canali social durante l’emergenza coronavirus: ne parla un’autorevole rivista scientifica
di Tommaso Caldarelli
La vita dei medici youtuber nei giorni del Covid-19

Se c’è un settore che i medici non si aspettavano di dover popolare, o certamente non in tutta fretta, è quello della comunicazione e della divulgazione scientifica; eppure sappiamo tutti quanto in epoca di coronavirus tutti i programmi televisivi abbiano riservato spazi per ospiti fissi provenienti dal mondo medico e come si siano moltiplicate le pagine social dedicate all’informazione scientifica. Proprio i social network sono diventati allora delle piccole tribune, degli spazi di disseminazione di contenuti medico-scientifici, e ormai non suona strano a nessuno sentire che un medico sia diventato, in qualche modo, un influencer e anche, in alcuni casi, uno o una youtuber. Il prestigioso British Medical Journal qualche giorno fa pubblicava proprio un report sui medici che hanno aperto o potenziato la propria attività di videocasting durante i giorni del Sars–CoV–2.

«Non ho mai pensato che il mio canale potesse erogare un servizio pubblico», spiega Rohin Francis, un PhD Candidate in Cardiologia all’University College di London che «da due anni pubblica video su Youtube con il nickname Medlife Crisis. Fino a marzo, erano più o meno video scherzosi che rispondevano a domande pop del tipo: “Perché gli umani devono urinare proprio mentre entrano in acqua?”, oppure “Qual è la tua opinione sull’ultima dieta?”». Poi, anche nel Regno Unito è arrivato il Covid-19, e sappiamo quale impatto abbia avuto l’epidemia al di là della Manica: «Rohin Francis ha caricato il primo video sul Covid-19, una ruminazione di 10 minuti su come potesse finire la crisi, e da allora è stato visto oltre 200mila volte. Quindi ha caricato altri contenuti che sono stati visti quasi 2 milioni di volte».

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John Campbell, simpatico anziano docente di infermeria in pensione, teneva invece un video con consigli didattici per infermieri, un’attività ultradecennale che ha cambiato volto proprio nel 2020: «Nei giorni dell’epidemia ha caricato circa 150 video, ovvero quasi due al giorno. Passa circa quattro o cinque ore setacciando riviste mediche, analisi epidemiologiche, lettere aperte dalle società scientifiche che hanno analizzato collegamenti specifici fra il Covid e altre patologie».

Danielle Jones è invece una “veterana” dello youtubing medico: sul web è nota come Mama Doctor Jones, è del Texas, è una ginecologa e posta video da molti anni sulle sue specializzazioni. Ogni suo video ottiene centinaia di migliaia di visualizzazioni e ovviamente da qualche mese ha allargato il suo campo di analisi alla pubblicazione di ricerche specifiche sui temi del coronavirus: «Non so davvero dire – spiega al BMJ – se ci sia mai stato un tempo in cui si sia mai visto qualcosa di simile, un argomento così trasversale in grado di interessare davvero tutti» .

Al di là della storia, il fatto che un medico divulghi contenuti scientifici su una piattaforma social pone una serie di problemi etici: prima di tutto, come è noto, Youtube consente di monetizzare, agganciando pubblicità ai propri video; ma, spiega il BMJ, «nessuno dei medici da noi contattati ha attivato l’opzione che consente di giovarsi di questa possibilità», e fra l’altro dopo un certo periodo è stato lo stesso Youtube a disattivare le pubblicità sui video che avevano a che fare con il coronavirus.

Poi c’è il problema della fiducia da remoto: «Siccome mettiamo la faccia su Youtube», spiega il dottor Francis, «le persone tendono a fidarsi di noi anche se non c’è necessariamente una relazione fra me e gli utenti. Le persone potrebbero dare un peso inappropriato a quel che dico solo perché si è costruita una fiducia nei miei confronti», il che rischia di avere un effetto aumentato visto che molti degli utenti di Youtube sono, come è noto, giovanissimi: «So che essendo un medico – aggiunge – se dico che un farmaco è promettente, questo ha un peso diverso, perciò devo essere attento». Da parte sua Youtube ha fatto sapere di aver «premiato il contenuto autorevole, ridotto la diffusione della disinformazione, usato schemi informativi basati su dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e del Servizio Sanitario Nazionale» della Gran Bretagna.

 

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