Contributi e Opinioni 8 Novembre 2017 13:43

Diabete, per l’Istat uno tsunami che avanza nelle città

In Italia, secondo ISTAT, le persone con diabete sono 3,27 milioni; secondo alcune proiezioni, se la crescita della malattia continuerà ai ritmi attuali, entro 20 anni potrebbero diventare oltre 6 milioni. Nasce, in occasione della Giornata mondiale del diabete 2017, una forte alleanza pubblico-privato destinata ad affrontare la drammatica crescita della malattia. Ѐ stato firmato oggi a […]

In Italia, secondo ISTAT, le persone con diabete sono 3,27 milioni; secondo alcune proiezioni, se la crescita della malattia continuerà ai ritmi attuali, entro 20 anni potrebbero diventare oltre 6 milioni.

Nasce, in occasione della Giornata mondiale del diabete 2017, una forte alleanza pubblico-privato destinata ad affrontare la drammatica crescita della malattia. Ѐ stato firmato oggi a Roma, nella sede di Anci-Associazione nazionale comuni italiani, da Health City Institute, Istituto superiore di sanità, le società scientifiche della diabetologia (AMD-Associazione medici diabetologi e SID-Società italiana di diabetologia) e della medicina generale (SIMG-Società italiana di medicina generale) e Cittadinanzattiva, il documento Italian Urban Diabetes Charter che si propone di affrontare l’esplosione di diabete urbano, che porterà entro il 2040 il 75% della popolazione con questa patologia a risiedere nelle città. Il documento vuole delineare i punti chiave che possono guidare le amministrazioni locali, insieme alle Istituzioni sanitarie, scientifiche e accademiche, nel promuovere strategie per migliorare l’informazione, la rete assistenziale, la prevenzione e la cura delle persone con diabete di tipo 2, limitando i “costi sociali” dovuti alle complicanze e alla mortalità.

«Il diabete è uno tsunami che avanza: si sta rivelando la malattia più rilevante e potenzialmente pericolosa del nostro secolo, per la crescita continua ed esponenziale della sua prevalenza e per la mortalità e le complicanze invalidanti correlate» ha dichiarato Andrea Lenzi, Presidente di Health City Institute.

In Italia, le persone che dichiarano di avere il diabete sono 3,27 milioni, il 5,4% della popolazione, secondo ISTAT, ma « stime effettuate su dati amministrativi dall’Osservatorio ARNO diabete, progetto di collaborazione fra SID e Cineca, indicano che il dato è molto superiore, pari al 6,2% e studi hanno evidenziato che, in realtà, per ogni tre persone con diabete ne esiste una che non sa di averlo; se la crescita della prevalenza della malattia continuerà ai ritmi attuali, entro 20 anni potrebbero esserci in Italia oltre 6 milioni di persone con diabete» ha aggiunto Giorgio Sesti, Presidente SID.

Il fenomeno è particolarmente preoccupante nelle città, tanto che tra gli addetti ai lavori si sta facendo strada il concetto di “diabete urbano o urban diabetes, che «non è una nuova forma di diabete, ma si riferisce al drastico aumento della prevalenza del diabete tipo 2 che si osserva nelle città a causa dell’urbanizzazione» ha chiarito Lenzi.

Vivere in un’area urbana si accompagna a cambiamenti sostanziali degli stili di vita: cambiano le abitudini alimentari e il modo di vivere, i lavori diventano sempre più sedentari, l’attività fisica diminuisce. «Numerosi studi internazionali hanno messo in risalto come esista un collegamento tra aumento di diabete tipo 2, obesità e urbanizzazione. Gli amministratori della città saranno sempre più in prima linea, nel collaborare con i medici, per contrastare questo fenomeno, che vede già oggi 2 persone con diabete su 3 vivere in un nucleo urbano, con una stima dell’International Diabetes Federation che prevede nei prossimi 25 anni questo rapporto crescere a 3 su 4» ha precisato Domenico Mannino, Presidente AMD.

Il diabete e l’obesità, come tutte le malattie non trasmissibili, soprattutto quelle cardiovascolari, il cancro e i disturbi respiratori cronici, rappresentano oggi il principale rischio per la salute e lo sviluppo umano. «L’Organizzazione mondiale della sanità, come tutta la comunità scientifica internazionale, evidenzia quanto sia indispensabile per lo sviluppo sociale ed economico di tutti i paesi, investire nella prevenzione di queste malattie e come questa sia una responsabilità in prima battuta dei governi, ma in realtà della società in senso più allargato. Arrestare l’aumento del diabete in ambito urbano è un’impresa difficile, ma possibile grazie alla stretta collaborazione tra politica, mondo sanitario e società civile» ha sottolineato Gerardo Medea, Coordinatore area Prevenzione SIMG.

«La vivibilità del Pianeta è la più straordinaria delle sfide. E questa sfida si vince con i grandi accordi mondiali – certamente – ma anche con tutte quelle iniziative che migliorano la qualità del nostro ambiente e dunque la vita quotidiana dei cittadini. La salute dei cittadini è una delle priorità dell’azione dei sindaci italiani e oggi gli amministratori locali sono chiamati a progettare soluzioni per migliorare i determinanti della salute nei contesti urbani e consentire ai cittadini di oggi e alle generazioni future di poter vivere in città migliori, più vivibili e salutari» ha concluso Roberto Pella, Vice Presidente Vicario ANCI e coordinatore del gruppo di lavoro ANCI sullo Urban Health.

In occasione dell’incontro, è stato inoltre presentato il “Programma C14+ – Pensare globalmente, agire localmente”, promosso da Health City Institute e Cities Changing Diabetes, in sinergia con il gruppo di lavoro sull’Urban Health di Anci e in collaborazione con il mondo scientifico. Il programma intende fornire, nei prossimi anni, alle amministrazioni cittadine e alle aziende sanitarie delle 14 città metropolitane italiane, ma non solo, informazioni e conoscenze per contrastare il diabete urbano e migliorare la qualità di vita delle persone con diabete.

 

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