«Mi associo all’appello di Federfarma a tutti coloro che detengono bombole per l’ossigeno inutilizzate a restituirle, per consentire a chi ne ha davvero bisogno di poterne disporre» sottolinea la vicepresidente della Commissione Affari Sociali Michela Rostan
«La difficoltà di reperimento di bombole per l’ossigeno in diverse regioni italiane, causata dall’emergenza Covid-19, riporta nuovamente in evidenza le gravi lacune che il nostro sistema sanitario sconta nell’utilizzo dei big data. Ancora una volta non si riesce ad avere un quadro d’insieme delle prescrizioni dell’ossigeno-terapia da parte dei medici di famiglia, delle forniture e degli approvvigionamenti da parte delle farmacie e dei fabbisogni medi delle singole province. Tutte informazioni che potrebbero essere facilmente consultate se si fosse avviato quel percorso di digitalizzazione dei dati sanitari che consentirebbe di intervenire tempestivamente in caso di emergenza, salvando vite umane e razionalizzando la spesa sanitaria. Mi associo all’appello di Federfarma a tutti coloro che detengono bombole per l’ossigeno inutilizzate a restituirle, per consentire a chi ne ha davvero bisogno di poterne disporre. Allo stesso tempo rivolgo al governo la richiesta di incentivare la produzione di bombole per l’ossigeno gassoso per fare fronte a questa seconda ondata di contagi e per farsi trovare pronti nel malaugurato caso l’emergenza si protragga ancora nei prossimi mesi». Queste le parole di Michela Rostan, vicepresidente della Commissione Affari sociali della Camera.
«Per fare fronte all’emergenza bombole – prosegue Rostan – bisogna intervenire in modo strutturale sulle carenze. Le prescrizioni autorizzate di ossigeno liquido e dei concentratori, per sopperire alla carenza di ossigeno gassoso, non possono essere la regola. Di fronte a una pandemia che ancora colpisce duramente il nostro Paese, bisogna agire in profondità andando alla radice dei problemi. Investire in digitalizzazione e incentivare la produzione di bombole sono obiettivi da raggiungere in tempi rapidi. Anche a questo servono i fondi del Mes, oggi più che mai».