Dinanzi al vertiginoso aumento dei casi di disturbi dell’alimentazione, i centri specializzati e i posti letto disponibili non riescono a stare al passo. Infatti, stando all’ultimo censimento dell’Istituto Superiore di Sanità, le 214 strutture sul territorio nazionale (79 sono al Nord, 34 al Centro Italia e 51 tra Sud e Isole), anche se in lieve aumento, risultano insufficienti. Per accedere ai servizi del Servizio sanitario nazionale ci sono liste di attesa lunghissime: prima di ricevere le cure si può aspettare dagli 8 ai 13 mesi e più. Così succede che chi ha disponibilità economica si rivolge alle strutture private pagando di tasca propria, gli altri aspettano. Ma più passa il tempo e più la patologia si aggrava. È per questo che la Fondazione Ananke di Villa Miralago rilancia il progetto “Terapia sospesa” ideato dall’Associazione Ananke Family APS. E lo fa in vista del World Eating Disorders Action Day, la giornata mondiale d’azione sui disturbi alimentari, che si celebra il prossimo 2 giugno.
“L’idea di questo progetto nasce dalla tradizione napoletana del ‘caffè sospeso’”, spiega Cinzia Fumagalli, presidentessa di Ananke Family. “Questa usanza – continua – iniziò durante la Seconda Guerra Mondiale, quando, in tempi molto difficili, la gente era solita pagare due tazze di caffè: una per sé stessa, ed una per chi non poteva permetterselo. Lo scrittore e filosofo Luciano De Crescenzo, nel libro intitolato, appunto ‘Il caffè sospeso’ ha scritto: ‘Quando qualcuno è felice a Napoli, paga due caffè: uno per sé stesso, ed un secondo per qualcun altro. È come offrire un caffè al resto del mondo’. La tradizione del ‘caffè sospeso’, quindi rappresenta l’umanità, l’incredibile sentimento dell’amore, della compassione, della comprensione e di tutti gli altri sentimenti positivi che non dobbiamo mai dimenticare. La ‘terapia sospesa‘ segue la stessa logica di gesto solidale, ma può salvare delle vite”.
In Italia si stima che siano 3,5 milioni di persone con disturbi alimentari, come anoressia, bulimia, binge eating, ecc. Si tratta di numeri in forte aumento. “La pandemia da Covid-19 ha determinato un aumento del 30% di questi disturbi, con gravi ripercussioni sulle famiglie, che, disarmate, si trovano a fronteggiare i disagi dei propri figli causati dalla riduzione significativa dei contesti di socialità”, afferma Laura Dalla Ragione, psichiatra, fondatrice della Rete DCA Umbria 1 e del numero verde SOS DCA, presidente del comitato scientifico della Fondazione Ananke di Villa Miralago. “Nel corso del 2024 le richieste di aiuto pervenute al numero verde SOS DCA istituito dalla Presidenza del Consiglio sono più che triplicate”, aggiunge.
Solo nell’anno 2023 i decessi per malattie legate al disturbo alimentare sono stati 3.780, che è ormai la prima causa di morte tra gli adolescenti dopo gli incidenti stradali. L’età di esordio dei disturbi alimentari si è, inoltre, notevolmente abbassata, ponendosi mediamente attorno ai 12/13 anni, con esordi anche in bambini di 8/9 anni. “I disturbi dell’alimentazione sono patologie complesse che richiedano una gestione effettuata da un’equipe multidisciplinare che sia in grado di effettuare una valutazione diagnostica multidimensionale (psichiatrica, psicologica, internistica e nutrizionale) e che possa proporre modelli di trattamento in grado di affrontare la psicopatologia specifica del disturbo e l’eventuale comorbilità psichiatrica, internistica e nutrizionale associata”, sottolinea Eugenia Dozio, responsabile dell’Area nutrizione di Villa Miralago.
“Purtroppo, a livello nazionale sono ancora esigui gli strumenti messi in campo per un monitoraggio sistematico dello stato di queste patologie, soprattutto in riferimento alla persistente crisi economica”, dice Dozio. Le difficoltà economiche di una famiglia si ripercuotono di conseguenza sulla salute. Situazioni familiari difficili come disoccupazione o basso reddito del nucleo familiare spesso non consentono di curare adeguatamente i propri figli. Da quando è nato nel 2023, il progetto “Terapia sospesa” dell’Associazione Ananke Family APS, ha garantito cure a centinaia di pazienti su tutto il territorio nazionale.
La raccolta fondi continua ancora oggi. Attraverso il sito ufficiale dell’associazione, o contattando direttamente i referenti del progetto, sarà possibile: donare una terapia sospesa (una seduta, un pacchetto, un intero percorso); richiedere sostegno in forma anonima e riservata, per accedere a un percorso gratuito o agevolato; diffondere consapevolezza su un tema ancora troppo poco conosciuto. Le donazioni raccolte sono interamente gestite dall’Associazione Ananke Family e vengono destinate al pagamento di percorsi terapeutici presso professionisti qualificati su tutto il territorio nazionale indipendentemente dall’appartenenza a una struttura specifica.
“Il percorso di cura dei disturbi dell’alimentazione è spesso lungo e complesso”, commenta Giuseppe Rauso, presidente di Emmepi4Ever la cui figlia Maria Paola perse la vita anche a causa dei ritardi dovuti alle lunghe attese. “I tempi di accesso agli ambulatori pubblici possono risultare dilatati e, in alcuni casi, viene a mancare quell’empatia fondamentale tra paziente e professionisti. In queste situazioni, i familiari – continua – si trovano costretti a cercare alternative, talvolta orientandosi verso percorsi di cura privati, che possono rappresentare una valida opzione, un’autentica ancora di salvezza. Ben vengano, quindi, iniziative come questa, che offrono un concreto supporto alle famiglie: già provate dall’impatto della malattia, spesso si trovano a dover affrontare anche difficoltà economiche”. Conclude Fumagalli: “Ogni donazione può fare la differenza. In un paese in cui la sanità pubblica non riesce a coprire tutte le fragilità, la solidarietà diventa cura, presenza, salvezza. Un gesto d’amore che può salvare una vita”.
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