Lavoro 10 Giugno 2021 14:54

Nasce “Donne Protagoniste”, la community che riunisce le leader di oggi e domani. Intervista alla coordinatrice Calamai

“Donne Protagoniste” è la community di donne leader in sanità (e non solo) che vuole rifondare la professione. A coordinarla Monica Calamai (dir. Azienda USL Ferrara) che vede nelle sfide del futuro il momento per brillare, facendo rete

Una nuova proposta per la sanità italiana con lo sguardo delle donne. È nata così la community “Donne Protagoniste”, che riunisce donne leader che occupano posizioni di vertice nel sistema sanitario pubblico e privato, in politica, nella ricerca e nelle istituzioni. Ad oggi sono oltre 200 le donne che hanno aderito, tra queste Lucia Aleotti (presidente della Menarini), Paola Boldrini (senatrice Pd), Barbara Cittadini (presidente nazionale Aiop), Barbara Lasagna (vicepresidente GSK Vaccines Italia), Antonella Polimeni (Rettore Umberto I) e Annalisa Scopinaro (presidente UNIAMO – Federazione Italiana Malattie Rare).

Sanità Informazione ha incontrato la coordinatrice del progetto: la dottoressa Monica Calamai, direttore generale dell’Azienda USL di Ferrara. Per lei quella di “Donne Protagoniste” è stata una necessità lunga una vita intera. Fare rete tra donne è alla base di tanti progetti che nascono con l’intento di creare più canali di comunicazione ed esprimere un pensiero coeso su come e quanto la sanità dovrà cambiare. Donne che ora si raccolgono intorno alla figura di Ipazia di Alessandria, matematica, astronoma e filosofa vissuta nel IV secolo d.C. Un «simbolo purissimo della libertà di pensiero».

La sanità italiana diventa donna

Tra qualche anno poi, la sanità italiana sarà ufficialmente a maggioranza femminile e, con il giro di pensioni previsto nei prossimi cinque anni, anche molte posizioni di vertice torneranno vacanti. «Ad oggi – ribadisce Calamai – non ci sono le stesse percentuali di donne e uomini che occupano posizioni di rilievo, ma neanche pari dignità di discussione nei tavoli significativi, di retribuzione e di espressione rispetto alle proprie capacità. A me piace poco il pensiero che si vada a definire i ruoli in sanità sempre su schemi definiti, bisogna fare emergere competenze a tutto tondo che il mondo femminile può esprimere con grande livello».

Ma cosa significa essere leader per una donna e come si codifica questo ruolo nel futuro? «Aprire la strada alla leadership per tante donne non è stato facile – continua -. Ha voluto dire confrontarsi e mettersi in discussione, per poter essere dentro dei ruoli e dei percorsi bisognava avere competenze molto elevate, sapere qualcosa in più e non qualcosa in meno».

La parità, ancora una chimera

Ma è questa la parità agognata? No, conferma la dottoressa Calamai. Racconta che in una discussione di bilancio al suo primo incarico di direttore generale, con un direttore amministrativo donna, ha ricevuto da un interlocutore uomo la battuta: “Ecco la parità, l’avete ottenuta”. «Guarda, quando nominerai al vertice una donna poco intelligente come tanti uomini che già ci sono, allora la parità sarà raggiunta», era stata la risposta.

«Le donne in leadership sono diverse e bisogna che mantengano questa diversità – prosegue -. Abbiamo caratteristiche fisiche e psicologiche che credo possano essere un valore aggiunto. La competenza resta il valore vincente per tutti i generi, è chiaro. Ma non dobbiamo cercare di scimmiottare quello che non siamo e mantenere profili tipici del genere femminile, perché vanno a completare all’interno di ruoli importanti un mondo che non sempre rappresenta tutta la realtà».

Formarsi e diventare sempre più “protagoniste”

La formazione resta al centro della discussione. Le virtù da leader sono spesso innate nelle donne, ricorda Calamai, ma bisogna indirizzare queste aspirazioni per fare del bene alla sanità. In questo universo, come la pandemia ha abbondantemente dimostrato, imparare è un concetto eterno e l’esperienza lavorativa ne offre la possibilità ogni giorno. In questa direzione va anche il Piano nazionale di ripresa e resilienza, che nella missione VI affida alla formazione manageriale (insieme a quella sulle malattie infettive) un ruolo principale.

Del resto «le donne non sono state protagoniste, di più durante la pandemia». «Nel mondo reale e quindi quello che ha operativamente gestito l’emergenza – conferma Calamai – le professioniste sanitarie hanno brillato. Sia in ospedale che sul territorio, senza dimenticare le scienziate impegnate nella ricerca».

I prossimi progetti di “Donne Protagoniste”

Dopo un primo webinar su “Pnrr e sanità”, che si è tenuto mercoledì 19 maggio, il prossimo appuntamento sarà ancora online, il 16 giugno, con il webinar dal titolo “Transizioni”. A settembre, poi, il 16 e il 17, le aderenti alla community si riuniranno, alcune in presenza e altre a distanza, per due giorni di lavori durante i quali elaborare il dossier “Una proposta di futuro”, che sarà consegnato al governo, alle Regioni, al Parlamento.

«Il bello di queste iniziative è che scopri che altri mondi si stanno muovendo e c’è anche il bisogno di fare squadra – concorda Calamai -. Questo diventa fondamentale per costruire una rete che abbia una visione sempre più importante. Penso che possa essere una caratteristica delle donne quella del confronto. L’evoluzione è costante».

Alle nuove leve l’invito ad avere cuore e testa

L’ultima domanda che poniamo alla dottoressa Calamai riguarda le giovani leve, le ragazze che scelgono anno dopo anno la facoltà di Medicina. Cosa direbbe loro? «Che siano molto convinte, che ci sia un credo forte. Il consiglio è che non si limitino al corso ma si guardino intorno, ci sono opportunità straordinarie. Non va perso di vista l’avere testa ma bisogna sempre avere cuore, i due elementi che ti aiutano ad andare avanti a schiena dritta, lavorando per la gente».

 

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