Salute 2 Aprile 2021 09:34

Covid-19, alla base della forma grave c’è (anche) una causa genetica

Lo studio ad opera del CEINGE – Biotecnologie Avanzate di Napoli: «Trovate cinque mutazioni che alterano la funzionalità di due geni»

Covid-19, alla base della forma grave c’è (anche) una causa genetica

Non solo età avanzata, sesso maschile e patologie pregresse. Al novero delle cause predisponenti allo sviluppo della forma grave di Covid-19 si aggiunge anche quella di matrice genetica. Già un anno fa, all’inizio della pandemia, i ricercatori del CEINGE-Biotecnologie avanzate di Napoli avevano ipotizzato che i fattori genetici potessero contribuire allo sviluppo di una forma di Covid-19 più aggressiva.

Oggi lo stesso team di studiosi, guidato da Mario Capasso e Achille Iolascon, professori di Genetica Medica dell’Università degli Studi di Napoli Federico II e Principal Investigator del CEINGE, ha validato quell’ipotesi, grazie ad uno studio genetico pubblicato sulla rivista internazionale iScience (Cell Press), dai risultati estremamente significativi.

Sono stati esaminati, infatti, i dati genetici di più di 7mila soggetti positivi che avevano sviluppato una forma grave di malattia e che erano sottoposti a cure ospedaliere, e di circa 1 milione di soggetti sani. In particolare, i ricercatori hanno eseguito un’analisi approfondita del cromosoma 21, che ha svelato il ruolo determinante di 5 varianti genetiche nell’alterare le funzioni dei geni TMPRSS2 e MX1 e nel predisporre i soggetti a manifestare sintomi gravi del Covid-19.

I risultati sono stati raggiunti grazie al prezioso contributo di Immacolata Andolfo (biologa ricercatrice del CEINGE) e Roberta Russo (biologa ricercatrice di Genetica Medica dell’Università degli Studi di Napoli Federico II e CEINGE) e grazie alla collaborazione internazionale con il consorzio “COVID-19 Host Genetics Initiative” e 143 centri di ricerca internazionali ad esso afferenti, che ha reso possibile l’acquisizione dei dati genetici di soggetti provenienti da diversi paesi europei e di diversa età e sesso.

«Le nostre ricerche – spiega ai nostri microfoni Mario Capasso –  ci hanno portato ad identificare cinque diverse mutazioni nell’ambito di due geni. Uno di questi è quello da cui dipende la capacità del virus di penetrare all’interno della cellula, dall’altro invece dipendono le reazioni immunitarie in grado di combattere il virus. Fermo restando che lo sviluppo della forma grave di Covid resta multifattoriale – precisa Capasso – questo studio getta le basi per mettere a punto nuovi test genetici che permetteranno di predire quali sono i soggetti ad alto rischio di sviluppare manifestazioni cliniche gravi del Covid-19».

«Inoltre – sottolinea Achille Iolascon – i due geni (TMPRSS2 e MX1) trovati più frequentemente mutati nel gruppo dei pazienti gravi, potrebbero essere potenziali bersagli terapeutici». E non è tutto. «Un punto di forza di questo studio – continua Capasso – sta nel fatto che abbiamo utilizzato tecniche computazionali create ad hoc per studiare una così grande mole di dati genomici».

 

Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato

Articoli correlati
Covid, alcune persone potrebbero aver perso l’olfatto per sempre? L’ipotesi allarmante in uno studio
La perdita dell'olfatto a causa di Covid-19 potrebbe durare a lungo o addirittura per sempre. Uno studio rivela che una persona su 20 non l'ha recuperato dopo 18 mesi
Si possono bere alcolici quando si risulta positivi al Sars-CoV-2?
Il consumo di alcolici è controindicato quando si è positivi al virus Sars CoV-2. Gli studi mostrano infatti che gli alcolici possono compromettere il sistema immunitario
Dopo quanto tempo ci si può ammalare di nuovo di Covid-19?
Gli studi indicano che le reinfezioni con Omicron sono più frequenti. Una ricerca suggerisce un intervallo tra i 90 e i 640 giorni, un'altra tra i 20 e i 60 giorni
DL Riaperture, via libera dalla Camera. Cosa cambia per mascherine, isolamento, green pass e obbligo vaccinale
Il provvedimento recepisce la fine dello stato di emergenza. Prorogato lo smart working per i lavoratori fragili. Medici in quiescenza potranno continuare a ricevere incarichi di lavoro autonomo
di Francesco Torre
Epatiti misteriose, il microbiologo: «Adenovirus resta indiziato numero 1, non si esclude correlazione con Sars-CoV-2»
Il responsabile di Microbiologia del Bambino Gesù sulle epatiti virali acute nei bambini: «Lockdown e mascherine potrebbero aver scatenato un debito immunitario». Quali sono i sintomi da tenere d'occhio
GLI ARTICOLI PIU’ LETTI
Salute

Parkinson, la neurologa Brotini: “Grazie alla ricerca, siamo di fronte a una nuova alba”

“Molte molecole sono in fase di studio e vorrei che tutti i pazienti e i loro caregiver guardassero la malattia di Parkinson come fossero di fronte all’alba e non di fronte ad un tramonto&...
di V.A.
Advocacy e Associazioni

XVIII Giornata europea dei diritti del malato. Contro la desertificazione sanitaria serve un’alleanza tra professionisti, cittadini e istituzioni

La carenza di servizi sul territorio, la penuria di alcune specifiche figure professionali , la distanza dai luoghi di salute in particolare nelle aree interne del Paese, periferiche e ultraperiferich...
Advocacy e Associazioni

Un ponte con medici e istituzioni, l’evoluzione delle associazioni dei pazienti sta cambiando la sanità

Nel corso degli anni il ruolo delle associazioni dei pazienti si è evoluto, così come si è evoluto il ruolo del paziente, oggi considerato in misura maggiore (seppure non ancora s...