Voci della Sanità 23 Aprile 2019 12:48

Lazio, D’amato: «Raddoppiati interventi per frattura femore entro 48 ore»

«Sappiamo quanto nel caso specifico della frattura del femore, soprattutto in soggetti in età avanzata, operare con tempestività ed entro le 48 ore – spiega l’assessore alla Sanità e l’Integrazione Sociosanitaria della Regione Lazio, D’Amato – non solo sia un fattore di qualità di assistenza, ma salvi la vita del paziente».

«Nel Lazio gli interventi chirurgici entro i due giorni per la frattura del femore sono quasi raddoppiati passando dal 31% (2012) al 57,5% (2018). Un dato molto significativo che rappresenta il miglioramento della qualità delle cure nella nostra Regione». Lo dichiara l’assessore alla Sanità e l’Integrazione Sociosanitaria della Regione Lazio, Alessio D’Amato.

«Proprio pochi giorni fa – prosegue D’Amato – abbiamo avuto un caso emblematico a Tivoli dove un uomo di 102 anni è stato operato al femore e dopo essere giunto al Pronto Soccorso dell’ospedale San Giovanni Evangelista di Tivoli con una frattura al femore destro. È stato sottoposto tempestivamente ad intervento chirurgico di osteosintesi, molto delicato vista l’età del paziente, che ha avuto un esito positivo e colgo l’occasione per ringraziare l’equipe medica e tutti i professionisti che hanno reso possibile questo risultato straordinario».

«Sappiamo quanto nel caso specifico della frattura del femore, soprattutto in soggetti in età avanzata, operare con tempestività ed entro le 48 ore – conclude D’Amato – non solo sia un fattore di qualità di assistenza, ma salvi la vita del paziente. Un intervento tardivo infatti aumenta notevolmente il tasso di mortalità. Il Lazio oggi ha un sistema sanitario che migliora di anno in anno nell’erogazione dei Livelli essenziali di assistenza (LEA) con risultati molto soddisfacenti soprattutto sulla prevenzione ed in particolare sulle coperture vaccinali nei bambini che vede il Lazio come leader nazionale. Inoltre, migliora il tasso di ospedalizzazione, l’appropriatezza dei ricoveri e aumenta sensibilmente la percentuale degli anziani trattati in assistenza domiciliare».

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