Ambiente 1 Agosto 2022 14:05

È la pelle la nuova sentinella di inquinamento ambientale

Mezzana (SIMA): «Analizzando la cute di un individuo sarà possibile identificare il grado di inquinamento del luogo in cui vive o ha vissuto. Nessun test invasivo, come la biopsia, ma sensori cutanei in grado di rilevare i parametri della pelle, in profondità e in tempo reale»

Skin to skin, ovvero pelle a pelle, fin dai primi minuti di vita. È così che il neonato sperimenta il suo iniziale contatto con il mondo, attraverso la sua cute vicina a quella della sua mamma. La pelle ci permette di conoscere più a fondo le persone e le cose che ci circondano, facendocene percepire consistenza e temperatura e, nello stesso tempo, è la prima barriera che ci protegge dall’esterno. Essendo la parte del nostro corpo più direttamente esposta all’ambiente ne assorbe anche tutto l’inquinamento, tanto che la medicina ambientale l’ha candidata a diventare una delle sentinelle più accurate ed attendibili.

L’ambiente si specchia sulla nostra pelle

«Analizzando la cute di un individuo sarà possibile identificare il grado di inquinamento del luogo in cui vive o ha vissuto, non solo quando la pelle sarà invecchiata ed avrà prodotto radicali liberi, spesso conseguenza proprio di una marcata esposizione a fonti inquinanti, ma anche prima che i risultati dell’eventuale contaminazione siano visibili agli occhi – spiega Paolo Mezzana, responsabile SIMA (Società Italiana di Medicina Ambientale) Lazio, medico ambientale e specialista in chirurgia plastica, ricostruttiva ed estetica -. Anche i capelli sono attendibili sentinelle ambientali. Anzi, a differenza della pelle, soprattutto se molto lunghi, ci conducono ancora più indietro negli anni».

Effetti a lungo termine

In altre parole, da un’accurata analisi del tessuto epiteliale di una sola persona, non solo potranno essere messi in evidenzia i rischi per la salute individuale, partendo dalle conseguenze a breve e lungo termine, conosciute o prevedibili, degli inquinanti a cui è stata esposta, ma anche quelli del benessere collettivo, ovvero di tutti coloro che vivono o hanno vissuto nel medesimo luogo. «Laddove fossero ravvisati dei potenziali e seri rischi per la salute umana, non solo sarà possibile intervenire immediatamente sottoponendo la popolazione locale a screening mirati, così da individuare e curare precocemente eventuali patologie, ma potranno essere pianificate e messe in atto delle azioni correttive che abbassino il livello di inquinamento ambientale, lasciando in eredità alle generazioni future un ambiente salubre», aggiunge Mezzana.

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L’ausilio delle nuove tecnologie

Per ottenere tali risultati non sarà necessaria un’analisi invasiva della pelle, attraverso ad esempio una biopsia cutanea, ma sarà possibile eseguire test non invasivi con l’ausilio delle nuove tecnologie. «Grazie allo sviluppo delle nanotecnologie oggi disponiamo di sensori cutanei in grado di rilevare i parametri della cute, in profondità e in tempo reale. Il microscopio elettronico confocale ci rivela a cosa è stata esposta la pelle che stiamo analizzando, così da poter suggerire al soggetto in questione cosa evitare per il futuro e individuare le correzioni ambientali necessarie affinché altre persone che vivranno nello stesso luogo possano evitare di subire nuovamente gli stessi danni», spiega lo specialista.

Effetti a breve termine

Tuttavia, accanto agli effetti dell’inquinamento visibili solo a lungo termine sulla nostra pelle, sulla cute stessa o attraverso l’insorgenza di patologie, comprese quelle oncologiche, a carico degli organi più svariati, ce ne sono altri, individuabili fin da subito. «Innanzitutto – dice il responsabile SIMA Lazio -, la nostra pelle può subire un danno immediato ed acuto da contatto con sostanze tossiche che possono scatenare una reazione infiammatoria. In questa stagione, poi, attenzione massima al sole: le conseguenze che scaturiscono da un’inappropriata esposizione, nelle ore centrali della giornata e senza protezione, possono dare origine ad eritema e vesciche, che compaiono subito, o a manifestazioni croniche che, come tali, si protraggono nel tempo. Sono i raggi ultravioletti ad essere nocivi per la nostra salute: il sole di oggi non è quello di trent’anni fa e nemmeno le temperature sono le stesse di quelle percepite alla fine del secolo scorso. Per questo, oggi più di ieri, è urgente porre grande attenzione alla salute dell’ambiente, inscindibile – conclude Mezzana – da quella umana».

 

 

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