Salute 14 Gennaio 2022 13:05

Recupero interventi chirurgici, ecco cosa prevede il documento al vaglio del Ministero della Salute

Il Ministero della Salute sta valutando il piano di recupero degli interventi chirurgici saltati a causa della pandemia, prodotto dal Tavolo tecnico sulla chirurgia generale istituito dal Sottosegretario Sileri. Tra i punti elencati: nuove risorse per assunzioni, retribuzioni degli straordinari, sale operatorie sempre aperte e deroga ai tetti che limitano le prestazioni delle strutture private convenzionate
Recupero interventi chirurgici, ecco cosa prevede il documento al vaglio del Ministero della Salute

Risorse per nuove assunzioni. Straordinari retribuiti e incentivi per gli operatori sanitari che sforano l’orario di lavoro. Posti letto ordinari e in terapia intensiva dedicati esclusivamente ai pazienti chirurgici no Covid. E allargamento o sospensione temporanea dei tetti che impediscono alle strutture private convenzionate di eseguire più di una certa quota di interventi chirurgici all’anno.

Questi sono solo alcuni dei punti contenuti nel documento stilato da un sottogruppo di superesperti del Tavolo tecnico sulla chirurgia generale, istituito lo scorso settembre su impulso del Sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri. Il documento è ora sulla scrivania del ministero pronto per essere vagliato e poi, si spera, reso operativo per affrontare gli enormi ritardi accumulati in sala operatoria, a causa dell’emergenza Covid-19.

È necessario che gli operatori lavorino anche di sabato e domenica

«Per smaltire i numerosissimi interventi chirurgici ‘saltati’ a causa della pandemia abbiamo bisogno di nuove regole e nuove risorse», dice Riccardo Rosati, primario dell’Unità di Chirurgia Gastroenterologica e dell’Unità Week Surgery dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano, nonché uno dei membri del Tavolo chirurgia che ha lavorato al documento sulle liste d’attesa. «Abbiamo bisogno di lavorare di più, dalla mattina alla sera, anche sabato e domenica», sottolinea Rosati. «E per farlo dobbiamo avere a disposizione più infermieri, più strumentisti e più anestesisti», aggiunge.

«E per farlo dobbiamo avere a disposizione più infermieri, più strumentisti e più anestesiti», aggiunge. In pratica, l’obiettivo è quello di consentire alle sale operatorie di essere sempre attive. «Questo richiede però anche che una buona quota di posti letto ordinari e in terapia intensiva vengano riservati ai pazienti chirurgici no Covid», sottolinea Rosati. «Per questo è necessaria una riorganizzazione degli spazi, sfruttando al massimo tutte quelle aree create e aperte proprio per la gestione dei pazienti Covid-19, che sono state poi chiuse mesi fa quando si pensava che l’emergenza fosse rientrata», aggiunge. Come ad esempio l’Ospedale in Fiera di Milano con la maxiterapia intensiva costruita in corsa durante la prima ondata pandemica del marzo 2020.

Liberare il settore privato dai tetti imposti dalle Regioni

Tra i punti contenuti nel documento c’è anche la deroga ai tetti che le Regioni pongono ai volumi di attività delle strutture private convenzionate. «Il settore privato può essere di grandissimo aiuto nel recupero degli interventi chirurgici rimandati, ma a causa di questi tetti il loro contributo può essere solo limitato», spiega Rosati. A questo si aggiunge un’altra situazione paradossale: il limite massimo alle prestazioni erogabili dalle strutture private convenzionate viene stabilito in base al volume dell’attività dell’anno precedente.

In sostanza, il calcolo degli interventi chirurgici che una struttura può fare in convenzione con il pubblico viene effettuato sulla base del numero di operazioni eseguite l’anno precedente. E questo numero è ora molto basso, se si considera che a causa della pandemia, negli ultimi due anni, sono stati rimandati numerosi interventi chirurgici. Gli stessi che vanno ad allungare le liste d’attesa. Ora si chiede agli ospedali di correre ma con il freno a mano tirato. «Per questo il Ministero della Salute è chiamato a vagliare l’ipotesi di derogare a questi tetti, almeno finché non avremo smaltito le liste d’attesa», dice Rosati. Ora la palla è passata al Sottosegretario Sileri, a cui spetta il compito di valutare queste proposte e di fare in modo che diventino operative. «Confidiamo nella professionalità e nella sensibilità del Sottosegretario Sileri, che è prima di tutto un collega. Noi siamo pronti a fare la nostra parte», conclude Rosati.

 

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