Formazione 30 Dicembre 2016 16:46

ECM, parte la proroga: «Ma ora ci saranno più controlli e più valore alla certificazione»

Tempo fino al 31 dicembre 2017 per mettersi in regola, ma solo per chi ha conseguito il 50% del punteggio complessivo. Matteo Cestari (Cogeaps): «Ci sarà più attenzione da parte degli Ordini: la ratio è sensibilizzare la categoria al raggiungimento dell’obiettivo formativo, ormai requisito abilitante della professione»

«Posso presupporre che quest’anno ci sarà molta più attenzione per gli Ordini nel richiamare i professionisti che non hanno soddisfatto l’obbligo formativo avendo poi lo strumento del recupero. Credo sia questa la volontà della determina dalla Commissione». Matteo Cestari, direttore responsabile e amministrativo del Cogeaps (Consorzio Gestione Anagrafica Professioni Sanitarie), spiega ai nostri microfoni la ratio che sta alla base della decisione della FNOMCeO di prorogare di un anno la scadenza del triennio formativo. Una proroga a cui si accompagnano anche maggiori controlli ed un valore sempre più marcato per la certificazione ECM, requisito fondamentale per carriera, scatti contributivi e impieghi. Sostanzialmente, dunque, niente più alibi per gli operatori sanitari rispetto l’obbligo formativo del programma di Educazione Continua in Medicina. Con la proroga (si potrà acquisire sino al 50% del punteggio complessivo e quindi 75 crediti al netto di riduzioni o esoneri) si apre dunque un nuovo corso per l’ECM.

Il nuovo orientamento era stato già anticipato nel convegno nazionale a Roma del mese scorso che aveva messo a confronto tutti i principali “attori” dell’ECM: Ministero della Salute, FNOMCeO, Agenas, Cogeaps Commissione Nazionale ECM, medici e provider. Tutti attorno allo stesso tavolo per fare il punto della situazione e valutare le prospettive dell’aggiornamento professionale alla luce delle novità legate al nuovo triennio 2017-2019.  Prima, però, chi non lo ha fatto dovrà sistemare i conti con quello passato, sfruttando la proroga di 12 mesi che scadrà dunque il 31 dicembre 2017.

«La proroga – spiega ancora Cestari – rispecchia uno schema molto simile a quello in uso per i Medici Competenti che per decreto (26 novembre 2015, in Gazzetta Ufficiale il 10 febbraio 2016, ndr) hanno la possibilità di recuperare l’anno successivo alla fine del triennio. I professionisti che non avranno soddisfatto l’obbligo formativo individuale all’interno del triennio, avranno la possibilità di avvalersi di partecipazioni sviluppate nel successivo anno, comunicando al proprio Ordine, Collegio o Associazione professionale, o direttamente sul portale del Cogeaps, che quei crediti devono valere come recupero di quelli del triennio precedente. È, inoltre, libera facoltà del professionista decidere se, e quale, di queste partecipazioni recuperare, perché la questione del recupero è una sua ragionevole facoltà. Posso presupporre che quest’anno ci sarà molta più attenzione per gli Ordini nel richiamare i professionisti che non hanno soddisfatto l’obbligo formativo avendo poi lo strumento del recupero, questa credo sia la volontà o la ratio della determina dalla Commissione».

Tra i medici che hanno ottenuto tutti i crediti del triennio 2014-2016 entro la scadenza del 31 dicembre serpeggia, però, un certo malumore per la disparità di trattamento a svantaggio dei più virtuosi.

«Non posso entrare nel merito perché è una decisione proprio della Commissione Nazionale – afferma ancora Cestari -, ma sicuramente si va a sensibilizzare dei professionisti al raggiungimento della certificazione che è sempre più uno strumento abilitante della professione, perché un problema simile c’è stato relativamente ai Medici Competenti tanto che, gli anni scorsi, il Ministero ha dovuto emettere dei decreti per delle proroghe. Io credo che sia propedeutico il raggiungimento di un alto, discreto numero di professionisti certificati per poter dare atto a successivi meccanismi di verifica più puntuale di quali siano quelli in regola».

Più verifiche dunque sia per premiare il merito di chi è in regola sia per valutare eventuali sanzioni, che secondo la Legge 148 restano demandate agli Ordini.

«I provvedimenti – risponde Cestari – derivano dalla Commissione e da altri organi che possono decidere su eventuali sanzioni o meno. Sulla carta potrebbero già esserci, sicuramente sempre nell’ottica di un equilibrio abilitante alla professione. Credo che potrebbe esserci, se non altro, maggiore attenzione da parte degli Ordini. Personalmente mi posso aspettare un passo successivo quando un certo numero di professionisti sarà conforme alle regole, potrebbero esserci altre iniziative ma non spetta certamente a me valutare o decidere, non ho gli strumenti, sono strettamente un tecnico».

La certificazione ECM è ormai comunque un requisito fondamentale non solo per una questione deontologica, ma anche per elementi decisivi della professione medica come la retribuzione, la carriera e per trovare il primo impiego. Il raggiungimento degli obiettivi posti dall’obbligo formativo determina, infatti, gli scatti contrattuali dopo 5 e 15 anni oltre alla selezione e la valutazione dei dirigenti di strutture complesse. Ma non solo. Chi non è in regola rischia, infatti, l’estromissione dall’Albo dei Medici Competenti e di non poter ricoprire determinati incarichi in Enti pubblici e nel privato accreditato

«Nel caso dei Medici Competenti – commenta Cestari – essere in regola è indispensabile per l’esercizio della professione, come prevede la stessa legge istitutiva della formazione obbligatoria. Lo stesso vale, ad esempio, anche per i dipendenti delle strutture convenzionate. Ad ogni modo qualche altro intervento, teso a consolidare questo orientamento, potrebbe portare la certificazione a diventare un passo indispensabile per l’esercizio della professione. In tal caso diventa importante regolarizzare le posizioni».

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