Salute 22 Settembre 2015 16:38

Un cuore (hi-tech) grande così…

Intervista al dottor Fabrizio Gandolfo, medico chirurgo e membro dell’equipe che sta curando l’evoluzione del progetto dell'ospedale Bambino Gesù supportato anche da Consulcesi e Conad
Un cuore (hi-tech) grande così…

Un cuore hi-tech. Quella che fino a pochi anni fa sembrava fantascienza, oggi, grazie ai passi da gigante compiuti dalla ricerca scientifica e tecnologica, all’ospedale Bambino Gesù di Roma è una realtà. Una realtà, quella del “Cuore Artificiale” che regala la speranza ai piccoli pazienti in attesa di un trapianto cardiaco.

Ma questo è solo uno dei grandi progetti messi in atto dalla grande realtà del panorama ospedaliero romano. Sanità informazione ha voluto saperne di più, e ha intervistato il dottor Fabrizio Gandolfo, medico chirurgo e membro dell’equipe che ha curato l’evoluzione di questa idea.

A che punto siamo oggi?
«Attualmente siamo attivi su tre fronti. Il primo riguarda la creazione di una rete ECMO a livello italiano. La struttura presso cui collaboro si occupa dei pazienti del Centro Sud, e grazie alla collaborazione dell’Aeronautica Militare, che ha fornito il supporto aereo, abbiamo potuto trasportare i pazienti che in prima istanza erano stati ricoverati e stabilizzati in altre strutture del Sud e, successivamente, trasferiti in ambulanza nel C130 che li ha trasportati in sicurezza nella nostra struttura a Roma. Il secondo filone che abbiamo sviluppato è quello del Cuore Artificiale: si tratta di una pompa assiale, il Jarvik, completamente impiantabile per sostituire le funzioni del cuore difettoso. Questo dispositivo, una volta impiantato, consente ai malati di Duchenne una terapia definitiva, ma è valido anche come “ponte” al trapianto cardiaco, consentendo al paziente di sopravvivere fino all’operazione. Il terzo filone della nostra attività, infine, riguarda l’impianto dei cuori di “Berlin Heart”: delle pompe para corporee collaudate per portare avanti i pazienti in attesa di trapianto cardiaco, specificamente dalla fase neonatale fino all’adolescenza».

Si tratta di progetti riconosciuti a livello internazionale…
«Sì. A giugno ho potuto presentare i risultati relativi a 30 bambini sotto i 10 chili a cui è stata impiantata questa pompa para corporea. Considerando che recenti studi americani annoverano novanta pazienti, sul nostro campione abbiamo riscontrato dati comparabili a quelli della casistica mondiale».

Lei è responsabile di questa iniziativa al Bambino Gesù, e a suo tempo ci ha materialmente mostrato questo Cuore Artificiale: un progetto che ha bisogno di sostegno.
«Assolutamente sì, soprattutto nella particolare congiuntura economica e politica degli ultimi anni. E’ fondamentale l’ausilio di fondi privati, e per questo ringraziamo Consulcesi che insieme anche a Conad ci sta fornendo dei mezzi importanti per portare avanti sia l’attività clinica che di ricerca, finanziando borse di studio ed altri materiali essenziali, appunto, per la ricerca».

Quali saranno i prossimi passi?
«Continueremo a implementare la rete ECMO, favorendo il trasporto dei pazienti da altre Regioni per fornire loro una terapia più completa; inoltre, potenzieremo l’attività dei cuori artificiali già in uso, e ne sperimenteremo di nuovi, come il Jarvik in dimensioni ridotte che presto sarà disponibile in commercio insieme ad altri device».

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