Salute, benessere e prevenzione
i consigli quotidiani per vivere meglio.
Nel post pandemia la paura di parlare in pubblico è esplosa: le richieste di aiuto sono aumentate del 30%. Da Massimiliano Cavallo, esperto di Public Speaking, le “10 regole d’oro” per superare una delle fobie più diffuse nel mondo
Tachicardia, mani sudate, voce tremante e, nel peggiore dei casi, la sensazione di perdere i sensi da un momento all’altro. Se hai provato alcuni o tutti questi sintomi di fronte ad una platea pronta ad ascoltarti, potresti soffrire di glossofobia. Ma niente paura. Il timore è più diffuso di quanto si possa immaginare: lo sperimenta una persona su quattro e, soprattutto, la buona notizia è che la glossofobia può essere superata. In un’intervista a Sanità Informazione i consigli di Massimiliano Cavallo, esperto di Public Speaking.
Tutti possono sperimentare la paura di parlare in pubblico, anche chi lo fa quotidianamente. «Nemmeno i politici, considerati oratori per eccellenza, sono “immuni” alla glossofobia», dice Cavallo. Fanno i conti con la glossofobia pure avvocati, manager, studenti. «Anzi – aggiunge l’esperto – è proprio tra queste categorie di persone che, a seguito della pandemia da Covid-19, è aumentata ulteriormente la paura di esprimersi in pubblico “dal vivo”. Le richieste d’aiuto dalla fine dell’emergenza sanitaria in poi sono aumentate del 30%. Parlare attraverso una webcam ha costituito una sorta di protezione che ha portato molti ad affrontare discorsi che dal vivo non avrebbero fatti. «Ma finita l’emergenza si è tornati a eventi e riunioni dal vivo e il problema si è acutizzato, anche a causa delle conseguenze psicologiche che la pandemia ha avuto sulla popolazione in generale».
La qualità dei contenuti non è sufficiente a catturare l’attenzione del pubblico: «Il modo in cui comunichiamo può fare davvero la differenza per ricevere il consenso della platea», dice Cavallo. per questo, l’esperto ha raccolto e sintetizzate 10 regole d’oro del Public Speaking. «Numero uno: non evitare di parlare in pubblico. È chiaro che spesso rinunciare è la soluzione più comoda ma in questo modo si accresce la paura. Infatti, evitando, si trasmette al proprio cervello il messaggio che parlare in pubblico rappresenta per se stessi qualcosa di pericoloso e per il quale si è inadeguati».
Ancora, non trasformare la paura in adrenalina. «Con l’esercizio e con il giusto metodo – suggerisce l’esperto – si impara a capire che la paura può essere un alleato che ci permette di essere vigili e concentrati». La terza regola è non “considerare che lo stress percepito è maggiore di quello trasmesso”: «Il pubblico percepisce più o meno il 20 per cento di quello che si prova. Questo vuol dire che bisogna concentrarsi non sui propri “difetti”, ma sul pubblico e le sue esigenze. Poi, dobbiamo pensare che il pubblico vuole ascoltare. Spesso il relatore teme di annoiare il pubblico e tende a parlare velocemente. Al contrario, sentirsi interessanti alla fine può aiutare anche a esserlo davvero per il proprio pubblico».
Non inseguire la perfezione, esercitarsi e non leggere il discorso e non impararlo a memoria sono altre regole fondamentali. «Quello che più teme chi soffre di glossofobia è di perdere il filo del discorso. Cosa che succede quando si impara a memoria o si legge. Il discorso non va letto perché focalizzeremmo lo sguardo sul foglio anziché sul nostro pubblico. Ancora – dice Cavallo – guardare la platea negli occhi. Mai volgere lo sguardo nel vuoto o fissare le slide. Poi, alzare leggermente il volume della voce: se la voce è più alta del solito, il cervello trasmetterà maggiore sicurezza. Infine, la postura dev’essere solida: niente gioco con penne, anelli, orologi o movimenti frenetici che trasmettono nervosismo. Mantenere una postura naturale ma – conclude l’esperto – mai immobile».
Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato