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Benessere 18 Febbraio 2019

Superlinguaggio: ecco come comunicano 800 mila persone con patologie croniche e congenite

Si chiama Comunicazione Aumentativa e Alternativa (CAA) e, in Italia, coinvolge oltre ottocentomila persone che, a causa di patologie acute, croniche o congenite, non riescono ad esprimersi in maniera autonoma. «Sintetizzatori vocali, tavole comunicative cartacee, simboli, immagini, lettere, comunicatori dinamici e a puntamento oculare, oggetti e dispositivi ad uscita vocale – ha spiegato Tiziana Rossetto, […]

di Isabella Faggiano

Si chiama Comunicazione Aumentativa e Alternativa (CAA) e, in Italia, coinvolge oltre ottocentomila persone che, a causa di patologie acute, croniche o congenite, non riescono ad esprimersi in maniera autonoma. «Sintetizzatori vocali, tavole comunicative cartacee, simboli, immagini, lettere, comunicatori dinamici e a puntamento oculare, oggetti e dispositivi ad uscita vocale – ha spiegato Tiziana Rossetto, presidente della Federazione Logopedisti Italiani, FLI – sono solo alcuni esempi di come oggi sia possibile personalizzare le terapie non solo con metodi tradizionali, ma anche il supporto tecnologico»

In particolare, la CAA, conosciuta anche come Superlinguaggio, è fondamentale nei bambini e nei ragazzi: più del 2% della popolazione tra 0 e 18 anni è composto da persone affette da disabilità ed è stato stimato che almeno un quarto presenta disturbi nella comunicazione, transitori o permanenti. «Per coloro che non riescono a parlare – ha continuato Rossetto – e che quindi hanno bisogno di una sorta di ponte nella comunicazione, abbiamo a disposizione un sistema internazionale di segni e di simboli che, insieme, danno vita ad una comunicazione definita “aumentativa alternativa”. Segni e simboli capaci di esprime un concetto, un’azione o rappresentare una persona e che, messi in successione, creano una vera e propria conversazione».

La CAA può essere di grande aiuto non solo in pazienti che presentano disabilità congenite, ma anche in caso di ictus o traumi cranici, a cui si aggiungono le malattie degenerative come la SLA o il morbo di Parkinson e le inabilità temporanee, come ad esempio la sindrome di “Guillain-Barré”. «Nei pazienti affetti da importanti malattie cronico-degenerative- ha detto la presidente Fli – un semplice movimento oculare può avere una funzione comunicativo-linguistica. Ancora, una tabella composita può essere utilizzata da un bambino con paralisi cerebrale, con trauma cranico o in casi complessi di autismo».

«Il superlinguaggio è dunque di grandissimo aiuto – ha aggiunto Rossetto – ma per scegliere quello più adatto è necessario innanzitutto definire il problema. Anche il caregiver va educato in tal senso, per assicurare al soggetto con problemi di linguaggio di poter sempre comunicare ed anche di comprendere ciò che gli accade intorno».

Ma la vera sfida riguarderà soprattutto le soluzioni tecnologiche a basso costo: «Se si individuano le esigenze del paziente, le abilità residue e si conosce la tecnologia, a volte – ha spiegato Rossetto – basta un acquisto online a pochi euro, o scaricare un’applicazione sul proprio smartphone. Il Superlinguaggio – ha concluso la logopedista – ha un enorme valore sociale: aumenta notevolmente la qualità della vita di pazienti altrimenti tagliati fuori dal mondo della comunicazione».

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