É un invito alla cautela quello rivolto dal GeFI (Genetisti Forensi Italiani), gruppo di lavoro della SIMLA (Società Italiana di Medicina Legale e delle Assicurazioni), ai propri Soci in relazione alla diffusione di notizie riguardanti attività di natura scientifica in ambito peritale e di consulenza. Un tema di grande attualità che, alla luce dell’attenzione eccessiva verso i fatti di cronaca, impone prudenza da parte degli addetti ai lavori. “La comunicazione dovrebbe solamente far comprendere al pubblico la complessità delle procedure – spiega il prof. Paolo Fattorini, presidente GeFI – senza scendere in particolari riguardanti i casi in trattazione, soprattutto quando l’attività professionale del genetista forense viene svolta per conto del Pubblico Ministero o del Giudice. Invitiamo, dunque, tutti i Colleghi impegnati in accertamenti genetico forensi, relativi a fatti di cronaca, alla massima riservatezza”.
Il GeFI precisa, inoltre, che eventuali dichiarazioni dei Soci non possano che rappresentare esclusivamente l’opinione del genetista intervistato, non rispecchiando in alcuna maniera la posizione del Gruppo e ricorda che l’art. 6 del Codice di Comportamento GeFI prevede i ‘Doveri nei rapporti con gli organi di informazione’ che sono i seguenti: “Nei rapporti con gli organi di informazione ed in ogni attività di comunicazione il genetista forense deve ispirarsi a criteri di equilibrio e misura, nel rispetto dei doveri di discrezione, riservatezza e segretezza. Il genetista forense oltre ad essere tenuto ovviamente al segreto istruttorio e al segreto professionale deve valutare con grande attenzione e diligenza l’opportunità di rilasciare dichiarazioni, inerenti i casi non passati in giudicato, che potrebbero pregiudicare il buon esito delle indagini e un leale confronto dibattimentale; può fornire agli organi di informazione notizie purché vi sia il consenso della parte che ha dato l’incarico e nel rispetto del segreto d’ufficio”. Il ruolo degli specialisti, dunque, è particolarmente delicato come sottolinea anche la SIMLA, cui afferisce il gruppo dei genetisti forensi.
“Il punto di vista del GeFI è particolarmente condivisibile – sottolinea il prof. Francesco Introna, presidente SIMLA – Noi siamo contrari a effettuare questerasmissioni spettacolo dove chiunque, senza cognizione di causa o con cognizione di causa parziale, esprime opinioni personali o anticipazioni di consulenze quando queste devono essere perfettamente riservate ed esclusivo appannaggio dei magistrati e delle parti processuali. Effettuare anticipazioni, supposizioni o formulare opinioni personali rappresenta un disdoro della professionalità e della serietà scientifica e peritale”.
Da queste considerazioni, che collimano del tutto con quelle del GeFI, parte l’appello della SIMLA, diffuso nel corso dell’evento “Scienze forensi, prove e media”, che ha chiuso la tre giorni modenese del Congresso Intergruppi SIMLA (5-7 giugno 2025). Nel corso dell’incontro che ha visto la comunità scientifica di medicina legale, per la prima volta nella sua storia, confrontarsi con un giornalista del calibro di Stefano Nazzi, autore del podcast Indagini, i medici legali hanno sottolineato con forza la necessità di evitare che presunte testimonianze, sulla carta stampata o in tv, di soggetti del tutto incompetenti rispetto alle gravi tematiche in gioco vengano fraintese o indirizzate dal dibattito mediatico, rischiando di oscurare una corretta informazione nei confronti del pubblico. “L’opinione pubblica ha diritto di ricevere un’informazione corretta e adeguata, – sottolineano gli esperti della Società Scientifica – Il nostro ruolo è strategico: non possiamo intervenire pubblicamente nello specifico di un caso che stiamo seguendo come periti o consulenti, né, a maggior ragione, se ne siamo estranei. Come comunità scientifica non possiamo però sottrarci alla possibilità di fornire informazioni sulle complesse metodologie utilizzate nel nostro lavoro per semplificare ma senza mai, però, banalizzare”.
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