Sanità 11 Maggio 2020 16:00

Ddl su violenza ad operatori sanitari approda alla Camera, al via esame

Previsti carcere fino a 16 anni e sanzioni fino a 5mila euro

Carcere fino a 16 anni per chi aggredisce medici, operatori sanitari, socio-sanitari o incaricati di pubblico servizio nell’esercizio di attività di cura, assistenza sanitaria e soccorso; sanzioni amministrative da 500 a 5mila euro; procedibilità d’ufficio e obbligo per le aziende sanitarie di costituirsi parte civile nei processi. E ancora: protocolli operativi con le forze di polizia per garantire interventi tempestivi, e l’istituzione di un Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie. Queste le misure principali del disegno di legge ‘anti-violenza in corsia’, il cui testo, in 11 articoli, approda oggi in Aula alla Camera, in seconda lettura, dopo l’ok del Senato lo scorso settembre, e le modifiche apportate dalle Commissioni Giustizia e Affari sociali.

Dunque, tra le principali misure, l’articolo 4 estende al personale sanitario o socio-sanitario e agli incaricati di pubblico servizio nello svolgimento di attività di cura, assistenza sanitaria e di soccorso, le stesse pene previste nell’articolo 583-quater del codice penale. Ovvero “lesioni gravi o gravissime – se commesse ai danni di un pubblico ufficiale in servizio di ordine pubblico in occasione di manifestazioni sportive – sono punite con pene aggravate: per le lesioni gravi reclusione da 4 a 10 anni e per le lesioni gravissime reclusione da 8 a 16 anni”. L’articolo 6 prevede inoltre che i reati di percosse e lesioni siano procedibili d’ufficio quando ricorre l’aggravante che consiste nell’avere agito in danno di operatori sanitari.

«E’ con grande soddisfazione che accogliamo la notizia – dichiara Luciano Cifaldi, segretario generale della Cisl Medici Lazio – perché insieme al collega Benedetto Magliozzi, segretario generale della Cisl Medici di Roma Capitale/Rieti abbiamo incessantemente evidenziato e denunciato all’opinione pubblica i ricorrenti episodi di violenza. Una battaglia di civiltà e tolleranza zero sono stati i nostri slogan che hanno avuto un ascolto crescente da parte delle Istituzioni e della classe politica messi di fronte ad una evidenza ormai innegabile a fronte degli avvenimenti quotidiani». «L’esperienza Covid ha portato ad una alluvione di aggettivi di quasi santificazione per i nostri camici bianchi ed a scarsissimi fatti realmente concreti. Questo di oggi appare essere finalmente un fatto concreto», conclude il comunicato della Cisl Medici Lazio.

«C’è il rischio del ritorno di aggressioni a medici e infermieri con la riapertura delle attività ambulatoriali e mediche: il personale sanitario allo stremo delle forze e le persone sono spaventate e arrabbiate, ingredienti che potrebbero far riesplodere il fenomeno», ha dichiarato Massimo Tortorella, Presidente Consulcesi a commento del disegno di legge ‘anti-violenza in corsia’, presentato in Aula alla Camera. «In quest’emergenza sanitaria senza precedenti, a pagarne le spese sono state soprattutto i medici e gli operatori sanitari, che hanno svolto il loro lavoro senza sosta. Hanno affrontato con coraggio la situazione, in molti anche a costo della vita, ora non vanno sottovalutate le devastanti conseguenze psicologiche e non solo di questa situazione, nell’immediato e nel futuro. D’altro lato, i cittadini sono economicamente e psicologicamente più fragili e a maggior rischio di incanalare in rabbia la frustrazione. Le carenze delle strutture sanitarie, le liste d’attesa, i turni massacranti erano tra le cause scatenanti del fenomeno, ora tutto questo potrebbe peggiorare» conclude Tortorella.

 

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