Sanità 28 Marzo 2023 22:50

Comunicazione del rischio in emergenza, l’analisi ECDC per valutare e migliorare la risposta

INFODEMIC LAB | Team multidisciplinari, coordinamento tra governo e regioni, gestione dell’infodemia e contrasto alla disinformazione, utilizzo dei social network e molto altro ancora nell’analisi post evento dell’ECDC

di Cristiana Pulcinelli
Comunicazione del rischio in emergenza, l’analisi ECDC per valutare e migliorare la risposta

Si chiamano After-Action Reviews (AARs), sono i processi attraverso cui, passata la fase più critica, si cerca di rivedere le azioni intraprese durante la risposta a un evento che ha destato preoccupazione per la salute pubblica. La pandemia da Covid-19 rientra senz’altro in quest’ultima categoria e, infatti, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), ha appena pubblicato le linee guida per condurre nel modo migliore le revisioni su quanto è stato fatto durante gli ultimi 3 anni.

 

Il documento Conducting after-action reviews of the public health response to COVID-19: update vuole essere un aiuto per i Paesi europei che vogliano progettare questa attività e va ad integrare le linee guida sulle valutazioni delle azioni in corso (In Action Reviews – IARs) e quelle sulle revisioni successive, le AARs appunto, che erano state rilasciate nel 2020.

 

Lo scopo non è attribuire colpe, chiariscono subito gli autori del documento, ma piuttosto identificare le opportunità per imparare qualcosa e contribuire al miglioramento continuo della qualità nella preparazione alle emergenze e nella pianificazione della risposta. Come si procede? Osservando nel modo più oggettivo possibile quello che è stato fatto, analizzando sia le lacune che le buone pratiche e identificando le zone in cui c’è un margine di miglioramento.

 

Le cinque domande a cui le AARs cercano di rispondere sono:

  • Cosa è successo durante la risposta (e cosa ci si aspettava dovesse accadere)?
  • Perché è successo?
  • Cosa si può imparare?
  • Cosa dovrebbe cambiare?
  • Sono avvenuti cambiamenti?

 

L’Ecdc identifica 13 argomenti come particolarmente rilevanti, anche se non esaustivi, per una revisione della risposta della sanità pubblica a Covid-19. Ai primi posti tra i temi individuati si trovano la comunicazione del rischio in una situazione di crisi e il coinvolgimento delle comunità (inclusi i social media).

 

La premessa a tutto il lavoro è che la pandemia di COVID-19 “è stata un evento senza precedenti per dimensioni, portata e durata. Per questo motivo, la progettazione di una revisione after-action per questo evento potrebbe differire da quelle effettuate per eventi minori, in quanto non sarà possibile affrontare tutti gli aspetti della risposta in una sola revisione e potrebbero quindi servire più revisioni in diverse aree di intervento e condotte anche a diversi livelli di competenza istituzionali e giurisdizionali”.

 

Il processo va iniziato quando il quadro epidemiologico è stazionario e prevede diverse fasi: progettare, preparare, implementare, disseminare. Nella prima fase rientrano la definizione di uno scopo, la nomina di un facilitatore, l’identificazione degli stakeholder, nell’attività di preparazione si devono mettere insieme informazioni e documenti, l’implementazione prevede un workshop di due giorni in cui si mettono a fuoco i “punti dolenti” e la disseminazione prevede la pubblicazione di un rapporto finale.

 

Nella parte più operativa del rapporto si trovano alcune domande centrali sulle azioni prima, durante e dopo la risposta all’emergenza per guidare la discussione. Nel caso della comunicazione, le questioni vengono divise in due parti: quelle che riguardano la comunicazione verso gli operatori sanitari e quelle che riguardano invece la comunicazione al pubblico e il coinvolgimento delle comunità.

 

Ad esempio per quanto riguarda la comunicazione al pubblico è interessante domandare se, prima della crisi, era stata sviluppata una strategia nazionale di comunicazione del rischio per le pandemie, se era stata sviluppata una strategia di coinvolgimento della comunità e in che modo le popolazioni vulnerabili e a rischio erano state identificate e considerate nelle strategie di risposta e di comunicazione del rischio. Per la fase emergenziale è utile chiedere ad esempio come è stata coordinata la comunicazione pubblica, se sono stati creati team multidisciplinari, che livello di scambio e confronto c’è stato con le Regioni, o se gli approcci alla comunicazione del rischio e al coinvolgimento della comunità erano sostenuti dalle scienze sociali e comportamentali. E ancora come è stata gestita la disinformazione e la misinformazione. Se le risorse messe a disposizione sono state sufficienti o se sono state monitorate percezioni e opinioni della popolazione sull’emergenza e sulle risposte all’emergenza.

 

Infine, nella fase post emergenza, le domande utili possono essere se la comunicazione pubblica è stata efficace nel trasmettere messaggi di salute pubblica e stabilire la fiducia del pubblico, oppure quali sono state le buone pratiche in questo campo. Lo scopo è sempre lo stesso: essere preparati ad una nuova emergenza come quella che abbiamo vissuto con la pandemia di Covid-19.

 

INFODEMIC LAB

Articolo a cura di Cristiana Pulcinelli – Giornalista e scrittrice – Esperta del Nucleo permanente di coordinamento della comunicazione del rischio sanitario nelle emergenze (Nuce) – Ministero della Salute

 

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