Salute 12 Maggio 2023 18:42

Urgenza sanità: in Piemonte si attendono tre anni per una cataratta. Pediatri e medici di famiglia sono troppo pochi

Dopo la mobilitazione permanente “Urgenza Sanità”, proclamata da Cittadinanzattiva, Sanità Informazione ha incontrato i delegati regionali dell’organizzazione per accendere i riflettori sulle peculiari criticità delle diverse aree della Penisola. Cominciamo il nostro viaggio dal Nord, sotto la guida di Mara Scagni, segretario di Cittadinanzattiva Piemonte

Urgenza sanità: in Piemonte si attendono tre anni per una cataratta. Pediatri e medici di famiglia sono troppo pochi

Mario (il nome è di fantasia), dopo una visita oculistica, ha ricevuto una diagnosi di cataratta ed ha urgente bisogno di un intervento chirurgico, altrimenti, nel giro di poco tempo, perderà del tutto la sua autosufficienza. Peccato, che per sottoporsi a questo intervento “urgente” dovrà attendere tre lunghi anni. Mario ha ottant’anni e non è cosi sicuro che riuscirà a spegnere quella ottantatreesima candelina. Mario è uno dei tanti cittadini che, stufo di dover fare continuamente i conti con i disservizi del Sistema Sanitario della sua Regione, il Piemonte, si è rivolto al Tribunale per i Diritti del Malato di Cittadinanzattiva.

Oculistica: liste d’attesa lunghe tre anni

«Le liste di attesa per prestazioni, visite, interventi chirurgici, sono troppo lunghe in Piemonte, così come nella stragrande maggioranza delle Regioni italiane – dice Mara Scagni, segretario di Cittadinanzattiva Piemonte, in un’intervista a Sanità Informazione. Ma l’oculistica è, senza dubbio, tra le specialistiche che meno riesce a rispondere ai bisogni di salute dei cittadini. L’attesa media è di due anni e mezzo-tre». La storia di Mario è emblematica, poiché racchiude il disagio di tantissimi, troppi, cittadini che con un semplice intervento chirurgico, come quello per la cataratta divenuto ormai di routine, potrebbero migliore in modo decisivo la loro qualità di vita. Miglioramento che, puntualmente, gli viene negato da un sistema sanitario totalmente ingolfato.

Fare una radiografica può diventare un calvario

Attese altrettanto infinite sono “riservate” a quei pazienti che hanno la necessità di sottoporsi ad esami di diagnostica per immagini. «Nemmeno chi è ricoverato in un reparto ospedaliero ha la garanzia di poter fare una radiografia, una tac o una risonanza magnetica immediatamente, al bisogno. In alcuni ospedali – racconta il segretario di Cittadinanzattiva Piemonte – il reparto di diagnostica per immagini consente di usufruire dei propri servizi ai degenti solo tre giorni a settimana. La conseguenza è facilmente deducibile: se un paziente ricoverato ha la necessità di rx e non vi è disponibilità nel giro di poco tempo, dovrà prolungare la sua degenza solo per potersi sottoporre all’esame radiologico. Il tutto con un aggravio economico non trascurabile per le casse del SSR. Il maggior numero di segnalazioni di questo tipo – aggiunge Scagni – ci sono pervenute dai cittadini di Asti».

Piemonte: un territorio difficile

Come in tutte le Regioni, anche il Piemonte dispone di un Centro Unico di Prenotazione (CUP) a cui tutti i residenti possono rivolgersi per prenotare la prima prestazione disponibile nell’intero territorio regionale. «Tuttavia – sottolinea Scagni – spostarsi da un territorio all’altro non è sempre cosa semplice. In Piemonte i collegamenti pubblici sono quasi del tutto inesistenti e per spostarsi da una città all’altra è necessario disporre di auto e, nel caso di un paziente non autosufficiente, di un caregiver che faccia da accompagnatore». Gli ostacoli creati da un territorio dalla morfologia difficile potrebbero essere, almeno in parte, superati da una maggiore diffusione della telemedicina. «Purtroppo, però, esistono territori in Piemonte, anche piuttosto vasti, in cui non è ancora disponibile la copertura in fibra per il collegamento internet», prosegue il segretario regionale di Cittadinanzattiva Piemonte.

L’assistenza territoriale

Pediatri e medici di medicina generale sono del tutto inadeguati al numero di abitanti. «Laddove i pediatri scarseggiano i genitori sono costretti a rivolgersi alle strutture ospedaliere e i medici in pensione a rendersi disponibili per le sostituzioni – spiega Scagni – . I massimali dei medici di famiglia sono di 1.800 pazienti e per coloro che non possono contare sul sostegno di assistenti di studio, dalla segretaria ai professionisti sanitari di supporto, il carico di lavoro è difficilmente sostenibile». E chi si aspetta che la rete dell’assistenza territoriale possa essere rinvigorita dai progetti del PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, potrebbe rimanere deluso. «In Piemonte gli investimenti del PNRR sono rivolti alla ristrutturazione di edifici già esistenti e, seppure alcuni di questi dovessero essere trasformati in case della comunità, ovvero in presidi di assistenza territoriale, sarà difficile immaginare dove e come reperire i sanitari da impiegare al loro interno. Il capitale umano di professionisti attualmente impiegati nel SSR non è sufficiente a garantire i servizi attualmente esistenti, figuriamoci a coprire i turni nelle nascenti case della comunità», sottolinea il segretario di Cittadinanzattiva Piemonte.

Nelle Rsa è emergenza vaccini

Rafforzare la rete di assistenza territoriale potrebbe colmare anche un’altra evidente lacuna del SSR: la vaccinazione tra la popolazione adulta. «La percentuale di anziani vaccinati all’interno delle RSA è davvero esigua – dice Scagni – . Solo per fare un esempio, la vaccinazione contro l’Herpes Zoster tra la popolazione over 65 è ben lontana dall’obiettivo fissato a livello nazionale: per raggiungerlo i vaccinati dovrebbero più che raddoppiare. Che si tratti di lunghe liste di attesa da smaltire o del numero di pediatri e medici di medicina generale da incrementare, il primo passo da compiere per poter cambiare rotta è, senza dubbio, – conclude Scagna – aumentare gli investimenti in capitale umano».

 

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