Una palla di ghiaccio, un ago sottile e trenta minuti in day hospital. Poi, si torna a casa senza nessuna cicatrice, né dolore. Si tratta di una nuova possibilità di cura per le donne con tumore al seno utilizzata a Milano, all’Istituto Europeo di Oncologia. Qui la crioablazione, una tecnica che congela il tumore fino a ucciderlo, non è più un’ipotesi futuribile, ma un trattamento reale, già in fase di studio clinico. “Il tumore muore là dentro, col freddo. E il corpo non se ne accorge quasi – spiega Franco Orsi, direttore della Radiologia Interventistica dell’Ieo -. La forma del seno resta intatta, la fibra collagene non viene danneggiata. Non c’è necrosi, non c’è trauma. E la paziente può tornare a casa dopo un’ora”.
Tecnicamente, la procedura è raffinata e precisa: si inserisce una sonda ecoguidata nel tumore, si somministra azoto liquido a -190°C, si crea una “sfera” di ghiaccio che ingloba e distrugge la massa maligna. Il trattamento si basa su tre cicli: due di congelamento e uno di scongelamento. In tutto, mezz’ora di intervento. Senza sala operatoria. Senza anestesia generale. Ma non è tutto. La crioablazione, secondo gli studi più recenti, potenzia la risposta immunitaria dell’organismo, permettendo al sistema immunitario di riconoscere e combattere il tumore residuo o le eventuali metastasi. È una cura locale con un potenziale sistemico. “Abbiamo dati promettenti, anche se non ancora definitivi, che mostrano risposte a distanza grazie a questa sorta di ‘immunizzazione’ post-trattamento”, conferma Orsi.
Per ora, la crioablazione è indicata per donne over 50 con tumori al seno inferiori ai 15 millimetri, già studiati e caratterizzati tramite biopsia. Ma all’Ieo è in corso l’unico studio clinico europeo per ampliare il campo d’applicazione. Con un obiettivo chiaro: azzerare le recidive e offrire una cura efficace, personalizzata, dignitosa. “Non è lontano il giorno in cui la maggioranza dei tumori al seno sarà trattata senza bisturi – afferma Paolo Veronesi, direttore della Senologia Ieo e figlio del professor Umberto Veronesi, padre della chirurgia conservativa in oncologia. -. Ma le donne ci chiedono non solo di guarire. Ci chiedono anche di vivere bene.”
Proprio quest’anno, l’Ieo celebra i 100 anni dalla nascita di Umberto Veronesi. E lo fa non con una commemorazione, ma con un avanzamento della cura: annuncia nuovi studi, con il coinvolgimento di 1.500 donne operate, in un teatro – il Manzoni di Milano – che si riempie di testimonianze, voci, emozioni. Tra loro, anche Emma Marrone che ha raccontato la sua esperienza e cantato.
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