Dopo le procedure chirurgiche e la chemioterapia tradizionale, la pratica di attività fisica guidata ha ridotto del 28% la possibilità di recidiva o morte da tumore del colon, pari a un beneficio assoluto del 7%. Sono questi i risultati dello studio CHALLENGE (Colon Health and Life-Long Exercise Change), il primo trial clinico prospettico ad aver dimostrato come l’esercizio fisico dopo l’intervento chirurgico per una neoplasia possa aumentare le possibilità di guarigione. Lo studio ha coinvolto 900 pazienti, già sottoposti a intervento chirurgico e a chemioterapia postoperatoria standard, suddivisi in due gruppi attraverso randomizzazione.
Al centro della sperimentazione, due approcci a confronto: da un lato, la consultazione di materiale informativo generico su stili di vita e salute, che incoraggiava i pazienti a praticare attività sportiva aerobica; dall’altro, un programma triennale di esercizio fisico strutturato e supervisionato, basato su consigli personalizzati di un trainer. Per raggiungere l’obiettivo era sufficiente una camminata rapida di 45 minuti per 3-4 volte alla settimana, oppure 30 minuti tre volte a settimana di attività sportive o ricreative. I pazienti assegnati all’intervento attivo partecipavano anche a sessioni di supporto motivazionale e a lezioni di attività fisica supervisionate, aumentando gradualmente, nel corso dei semestri, la propria attività fisica. Lo studio è stato presentato al congresso dell’American Society of Clinical Oncology 2025, che si è chiuso due giorni fa a Chicago.
“I risultati dello studio sono straordinari e rappresentano la prima solida evidenza che un intervento comportamentale possa aumentare le chance di guarigione”, spiega Paolo Tralongo, presidente CIPOMO e oncologo all’Azienda Sanitaria Provinciale di Siracusa. “Dopo le procedure chirurgiche e la chemioterapia tradizionale, la pratica di attività fisica guidata ha ridotto del 28% la possibilità di recidiva o morte da tumore del colon, pari a un beneficio assoluto del 7%”, aggiunge. Nel 2012, lo studio internazionale AVANT – che ha coinvolto oltre 3.500 pazienti operati per tumore del colon – puntava a dimostrare che l’aggiunta di un farmaco antiangiogenico alla chemioterapia potesse aumentare del 6% assoluto le probabilità di guarigione. “Un obiettivo ambizioso, ma i risultati furono deludenti: non si registrarono benefici concreti”, precisa Tralongo. “Oggi, invece, lo stesso traguardo è stato raggiunto grazie all’attività fisica strutturata proposta dallo studio CHALLENGE, senza il ricorso a costose terapie farmacologiche“, aggiunge.
“Se quel farmaco avesse funzionato – prosegue Giuseppe Aprile, segretario nazionale CIPOMO e Direttore della SOC Oncologia dell’Ospedale S. Maria della Misericordia di Udine – sarebbe stato introdotto nella pratica clinica, con un impatto economico molto rilevante: basti pensare che ogni anno in Italia 40.000 persone ricevono una diagnosi di tumore del colon e circa il 25% di loro affronta trattamenti oncologici postoperatori. Alla luce di queste evidenze – aggiunge Aprile – il CIPOMO sottolinea l’importanza strategica del trial CHALLENGE, sia sul piano clinico che su quello farmaco-economico”. Conclude Tralongo: “Da un sistema sanitario evoluto, ora che abbiamo ottenuto gli stessi risultati con l’aumento dell’esercizio motorio (che a tutti i livelli produce un effetto protettivo pari o superiore a un farmaco), è lecito aspettarsi attenzioni e investimenti mirati a favore dell’attività fisica dei pazienti oncologici”.
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