Salute 14 Novembre 2022 17:50

Tempi ridotti, sinergia col territorio, riconoscimento dell’embriologo: la ricetta SIRU per una PMA più umana ed efficace

Al 3° Congresso regionale lombardo SIRU occhi puntati anche su ovodonazione e ricerca

Tanto piccolo quanto essenziale: sarà l’ovocita il protagonista del 3° Congresso Regionale lombardo della SIRU (Società Italiana di Riproduzione Umana), che si terrà a Milano il prossimo 19 novembre. Esattamente come è protagonista di tutto l’iter diagnostico, terapeutico e della ricerca nell’ambito della PMA ed in generale nella riproduzione umana. Al centro della discussione, che si avvarrà della partecipazione di un parterre d’eccezione con i massimi esperti della materia, anche la necessità di investire in una maggiore sinergia con la medicina del territorio, e di giungere una volta per tutta ad una definizione dell’iter formativo per il riconoscimento ufficiale della figura dell’embriologo.

«Siamo in un momento storico in cui la necessità di una connessione tra la medicina e le istituzioni è una priorità per la risoluzione di alcune criticità attualmente esistenti nell’ambito della PMA – afferma la d.ssa Corina Lepadatu, ginecologa e coordinatrice regionale SIRU -. La SIRU ha tra i suoi obiettivi una profonda sinergia con il territorio e le istituzioni che condividono la nostra mission. Il Congresso ha l’obiettivo di approfondire concretamente le tematiche più importanti per il nostro settore, motivo per il quale scandaglieremo volta per volta tutto ciò che ruota attorno ad uno dei più importanti fattori coinvolti».

L’ovocita al centro della discussione (e del processo riproduttivo)

L’ovocita sarà quindi protagonista della discussione, insieme al  suo ruolo all’interno del processo diagnostico e terapeutico e alle tematiche importantissime e complesse che lo riguardano, come la questione dell’ovodonazione. «L’ovocita – spiega la dottoressa – verrà trattato dal punto di vista scientifico, sulla base delle ultime ricerche, esaminato in tutte le sue declinazioni cliniche: dall’ovocita danneggiato a quello criobancato passando per la sua componente genetica, con un’attenzione particolare per la patologia ovocitaria, dall’endometriosi alla policistosi ovarica, alle infezioni.

Il fattore tempo ed il ruolo del territorio

Altro punto focale del Congresso, così come dell’intero percorso diagnostico terapeutico, il paziente stesso, beneficiario reale di questi processi. «Il fattore tempo è essenziale nei percorsi di PMA, talvolta è esso stesso una causa di infertilità, se pensiamo alle coppie che iniziano il percorso abbastanza in là con gli anni – osserva la coordinatrice regionale SIRU -. Un efficace raccordo con il territorio è uno strumento prezioso per accorciare i tempi e massimizzare le possibilità di successo per le coppie. È importante – sottolinea – tracciare una vera e propria mappa che guidi le coppie facilitando l’accesso ai centri hub per avere nel più breve tempo possibile la miglior risposta di salute possibile relativamente alla loro specifica problematica. In questo un compito fondamentale è giocato anche dal medico di famiglia, che per primo deve intercettare ed indirizzare correttamente».

Il ruolo dell’embriologo

Una figura assolutamente indispensabile, con tutto il suo bagaglio di competenze. «Eppure, dal punto di vista legale il suo ruolo non è ancora specificamente riconosciuto – spiega Lepadatu – di conseguenza è fondamentale regolamentare il percorso formativo che consenta ad un biologo di diventare ufficialmente embriologo, così da poter esercitare anche in ambito pubblico/ospedaliero e non esclusivamente privato. Adesso, con l’avvento dell’eterologa in Italia – conclude – c’è più che mai bisogno di avere embriologi in organico per una corretta gestione delle procedure».

 

 

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