Salute 24 Giugno 2022 10:08

Scolarizzazione precoce, perché leggere e scrivere troppo presto non porta nessun beneficio

La psicologa e autrice Alessandra Bortolotti: «Stress, competizione, noia. Impariamo a rispettare i tempi dei bambini»
Scolarizzazione precoce, perché leggere e scrivere troppo presto non porta nessun beneficio

Sono passati quasi vent’anni da quando, con la legge 59/2004 venne abolita la classe cosiddetta “primina”, che di fatto consentiva ai bambini di appena cinque anni l’accesso al ciclo scolastico elementare. Una riforma che, almeno sulla carta, si proponeva di far fronte ad una scolarizzazione eccessivamente precoce che in alcuni casi rispondeva perlopiù ad un’aspettativa genitoriale e che in generale non presentava, per contro, particolari benefici per i bambini. In sostanza, l’abolizione della primina ha lasciato che i bambini potessero restare un po’ più a lungo in quella dimensione ludica ma al contempo altamente formativa che è la scuola dell’infanzia. Ma è stato davvero così?

Nella pratica pare di no: negli ultimi anni infatti, la tendenza all’alfabetizzazione precoce non è venuta meno, e viene anzi in molti casi portata avanti già alla scuola dell’infanzia, in cui ai bambini di quattro anni, quattro anni e mezzo, vengono insegnati i rudimenti della lettura e della scrittura. Complice una dimensione sociale che, grazie alla digitalizzazione, crea sempre più familiarità tra i piccolissimi e le lettere e i numeri, sono spesso proprio i bambini a mostrare un’attitudine precoce all’alfabetizzazione. È giusto assecondarla? Qual è in questo caso il confine da non superare tra incoraggiamento e forzatura? Ne abbiamo parlando con la dottoressa Alessandra Bortolotti, psicologa dello sviluppo e dell’età evolutiva componente dell’OdP Lazio, scrittrice e formatrice.

Il rispetto dei tempi fisiologici

«Questa è sicuramente una tendenza paradigmatica di una società, la nostra, che tende ad affrettare i tempi – afferma la psicologa – non sempre rispettando persino quelli fisiologici dei bambini. Intanto è doveroso sottolineare che gli studi condotti in materia non evidenziano nessun tipo di vantaggio o beneficio in ambito scolastico nei bambini precocemente alfabetizzati. Certamente – sottolinea – ci sono bambini che manifestano uno spontaneo interesse precoce, anche intorno ai quattro anni, per il riconoscere le lettere dell’alfabeto, unirle, leggere e scrivere le prime parole, così come ci sono bambini che invece non sviluppano questa capacità prima dei sei anni compiuti. Rispettare questi tempi, entrambi perfettamente fisiologici, è essenziale. Se è vero che non c’è motivo di scoraggiare un’attitudine precoce – osserva – è altrettanto vero che non c’è motivo di avere fretta».

Il ruolo della digitalizzazione

«La priorità non deve essere la prestazione, come se fosse una gara. L’attuale organizzazione scolastica – spiega Bortolotti – consente di iniziare il percorso di alfabetizzazione al primo anno della scuola primaria, nel rispetto dei tempi fisiologici. Viceversa, la fretta che viene talvolta inculcata e trasmessa ai bambini, rispecchia un approccio sbagliato tipico degli adulti. Un’altra considerazione riguarda il fatto che la società digitalizzata in cui siamo volenti o nolenti immersi, fornisce già automaticamente ai bambini un importante stimolo di alfabetizzazione e enumerazione, quindi perché imporlo precocemente anche a livello scolastico? A livello di rendimento scolastico sul lungo periodo – aggiunge – non è assolutamente necessario saper leggere e scrivere già a cinque anni, è una capacità che emergerà in modo spontaneo successivamente senza che questo pregiudichi il percorso di studi. Viceversa a livello psicologico un bambino da cui ci si aspetta questa capacità in modo precoce svilupperà un senso di fretta, di competizione e talvolta di ansia da prestazione nocivi».

Il rischio “noia” e l’iperattività

«Altro fattore non da poco: un bambino precocemente scolarizzato – osserva Bortolotti -verrà inserito in una classe in cui verranno presumibilmente insegnate nozioni che lui avrà già appreso, correndo il rischio di annoiarsi e di non inserirsi, anche a livello di relazione, nel gruppo classe. Viceversa – sottolinea – un bambino non ancora alfabetizzato che in prima elementare si relaziona a bambini precocemente alfabetizzati rischia di sentirsi inadeguato e ingiustamente penalizzato. Soprattutto, oggi c’è un allarme su una presunta iperattività dei bambini. E allora – conclude la psicologa – invece di somministrare loro schede da compilare fin dalla scuola dell’infanzia, lasciamoli più liberi di correre e giocare: per stare seduti al banco a leggere e scrivere ci sarà tutto il tempo».

 

 

Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato

GLI ARTICOLI PIU’ LETTI
Advocacy e Associazioni

PNLA e PNE: due strumenti diversi, un’unica bussola per una sanità tempestiva e di qualità

Nel dibattito pubblico sulla sanità, le sigle PNLA (Piattaforma Nazionale Liste d’Attesa) e PNE (Piano Nazionale Esiti) avranno un peso sempre maggiore. Gestite entrambe da AGENAS, rappre...
Advocacy e Associazioni

Health4Europe: la società civile europea alza la voce

Il documento propone anche un nuovo modello di governance inclusiva, con la partecipazione strutturata di rappresentanti della società civile e delle associazioni di pazienti alle decisioni pol...
Advocacy e Associazioni

Disabilità, il Decreto Tariffe lascia le persone senza carrozzina. FISH: “Così lo Stato abbandona i più fragili”

Dal 1° gennaio 2025 non è più garantita la sostituzione delle parti essenziali delle carrozzine elettriche e manuali. La denuncia di un cittadino in Veneto accende i riflettori su un...
Advocacy e Associazioni

Nasce la Piattaforma Nazionale per le Liste di Attesa (PNLA): come orientarsi tra tempi, priorità e (domani) strutture sanitarie

E' online la prima versione della Piattaforma Nazionale per le Liste di Attesa (PNLA) che permette a cittadini e associazioni di conoscere i tempi di attesa per visite ed esami, prestazioni urgenti in...
Lavoro e Professioni

Medici ex specializzandi, approvata la Legge di Delegazione Europea. Ora tavolo tecnico ricognitivo interministeriale su sentenza CGUE

In studio gli effetti della storica sentenza della CGUE che ha accolto il ricorso promosso da Consulcesi: “Confermata la battaglia per il diritto”