Salute 28 Novembre 2023 17:34

Polmonite da mycoplasma pneumonia, aumentano i casi in Francia e Vietnam. Andreoni (SIMIT): “Potrebbe arrivare presto anche in Italia”

Nessun allarmismo, l’infettivologo: “Che siano stati colpiti solo bambini è tutt’altro che una cattiva notizia. L’assenza di casi tra la popolazione adulta dimostrerebbe che non siamo di fronte ad un germe nuovo”

Polmonite da mycoplasma pneumonia, aumentano i casi in Francia e Vietnam. Andreoni (SIMIT): “Potrebbe arrivare presto anche in Italia”

In Francia continuano ad aumentare le richiesta di visite specialistiche per sospette polmoniti in bambini e adolescenti under 15, con un incremento del 36% nel giro di pochi giorni. In Vietnam, solo nell’ospedale pediatrico di Can Tho, nel Sud del Paese, sono stati diagnosticati 1.100 casi fra polmoniti, asma bronchiale e gravi malattie respiratorie. In Cina i dati sulle polmoniti non diagnosticate continuano ad essere incompleti. “Che siano stati colpiti solo bambini è tutt’altro che una cattiva notizia – assicura il professore Massimo Andreoni, direttore scientifico della SIMIT, la Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali, in un’intervista a Sanità Informazione -. L’assenza di casi tra la popolazione adulta dimostrerebbe che non siamo di fronte ad un germe nuovo”.

Il mycoplasma pneumonia è il principale responsabile delle polmoniti

Sia in Francia, che in Vietnam, è il mycoplasma pneumonia il responsabile numero uno delle polmoniti. Questo piccolo batterio si trasmette per via respiratoria, in caso di contatti prolungati e il periodo di incubazione varia da una a tre settimane. “Tuttavia, in passato è stato piuttosto raro identificare veri e propri focolai di polmoniti da mycoplasma pneumonia. Per questo – sottolinea l’infettivologo – è probabile che tra i casi registrati in Francia e in Vitnam ci sia una circolazione concomitante di altri virus, come quello influenzale e sinciziale. La compresenza di questi virus e del mycoplasma pneumonia nei bambini affetti da polmonite spiegherebbe l’andamento epidemico dei contagi”. I sintomi della polmonite da mycoplasma pneumonia assomigliano a quelli dell’influenza o del Covid: febbre, spossatezza, tosse. “La diagnosi differenziale clinica tra le diverse forme di polmoniti, virali o batteriche che siano, è sempre piuttosto complessa, poiché i sintomi attraverso cui si manifestano sono simili. Ma ce ne sono due che potremmo considerare tipici della polmonite da mycoplasma pneumonia: la tosse stizzosa e la letargia”, aggiunge il professore Andreoni.

Perché il mycoplasma pneumonia era quasi scomparso

Anche il mycoplasma pneumonia, così come altri batteri, sembrava quasi scomparso durante l’emergenza sanitaria legata al Covid-19: “Durante la fase più ‘calda’ della pandemia i bambini sono rimasti a lungo in casa, limitando i propri contatti con l’esterno. Se questo da un lato ha limitato la circolazione di virus e batteri, dall’altro ha reso i bimbi più vulnerabili nel momento in cui hanno ricominciato ad avere contatti regolari e costanti con i propri coetanei”, continua lo specialista. In altre parole, la diffusione, piuttosto aggressiva per numero di casi, del mycoplasma pneumonia, in Francia e in Vietnam, ricorderebbe l’esplosione dei casi di virus sinciziale dello scorso anno e, più di recente, quello dello streptococco. “Per ora – assicura Andreoni – non sono stati segnalati casi di polmoniti da mycoplasma pneumonia nel nostro Paese, ma – aggiunge – è presumibile che tra non molto ne sentiremo parlare anche in Italia”.

Aviaria e influenza dei suini

Intanto dalla Cambogia è arrivata la notizia di un altro caso di influenza aviaria nell’uomo: si tratta di una bambina di quattro anni che vive nella provincia di Kampot, a Trapeang Russey. Questa zona è molto popolosa e gli allevamenti di pollame sono piuttosto diffusi. Dalla segnalazione delle autorità competenti locali si rileva anche che la bambina abita vicino ad una ragazza di 21 anni che aveva avuto la stessa malattia ma, al momento, non si parla di una possibile trasmissione da uomo a uomo. Dalla Gran Bretagna, invece, giunge la notizia della prima diagnosi nell’uomo di un caso dell’influenza dei suini A(H1N2). “Pur non dovendo destare allarme, sono segnalazioni molto importanti che devono indurci a tenere alta l’attenzione, soprattutto per monitorare un eventuale passaggio da uomo ad uomo – dice il direttore scientifico della SIMIT -. È dal contagio interumano che potrebbe scaturire un’eventuale epidemia”.

Il Covid-19 e l’influenza stagionale

Tra i virus in circolazione non si può trascurare il Sars-CoV-2: in una sola settimana, in Italia, i ricoveri sono aumentati del 32% (dati Fiaso raccolti tra il 14 al 21 novembre). “Non c’è dubbio che ci stiamo per avvicinare ad un picco di contagi da Covid-19, ma anche di influenza stagionale – dice il professore Andreoni -. In caso di febbre e sintomi respiratori è sempre consigliabile effettuare un tampone per il Covid-19: un’accertata positività escluderebbe la necessita di ricorrere a cure antibiotiche, inutili per il trattamento del Sars-CoV-2. È molto probabile che l’andamento del Covid-19 ricalchi quello della scorsa stagione invernale, periodo in cui già circolava la variante Omicron. Il numero maggiore di casi dovremmo rilevarlo tra dicembre 2023 e gennaio 2024, anche se il SarsCoV2 continuerà a circolare tutto l’anno. L’influenza stagionale, invece, come di consueto dovrebbe terminare tra marzo e aprile”.

L’importanza di vaccinarsi

Il vaccino resta, in entrambi i casi, l’arma di prevenzione primaria: “I dati attuali sull’aderenza vaccinale destano molta preoccupazione. Sono ancora troppo poche le persone, soggetti fragili compresi, che hanno effettuato il vaccino contro l’influenza. E la maggior parte della popolazione considerata più a rischio ha effettuato l’ultima vaccinazione contro il Covid-19, in media, ben nove mesi fa. Tutto questo – conclude il direttore scientifico della SIMIT – potrebbe non sono scatenare l’aumento di casi, ma anche la crescita dei ricoveri ospedalieri”.

 

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