All’apparenza sembra una penna come tutte le altre, ma non lo è. Quella progettata dai ricercatori dell’Università della California a Los Angeles, guidati da Jun Chen, è una penna speciale, caricata non con semplice inchiostro, ma con una soluzione magnetica che, a contatto con il foglio, lascia più di una traccia. Lascia un segnale elettrico, un’impronta unica che un programma di intelligenza artificiale può leggere come una “firma” del morbo di Parkinson. Le potenzialità di questa super penna sono state descritte in uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature Chemical Engineering. La ricerca apre ad un futuro in cui la diagnosi precoce del Parkinson potrà avvenire in modo semplice, economico e, soprattutto, preciso. Il dispositivo, infatti, è in grado di distinguere con oltre il 95% di accuratezza la grafia di un soggetto affetto da Parkinson da quella di una persona sana.
La penna è una penna solo esteticamente: in realtà si tratta di un sensore in miniatura. Mentre l’utente scrive, l’inchiostro magnetico interagisce con una superficie sensibile, convertendo ogni movimento, ogni esitazione della mano, ogni variazione nella pressione, in un tracciato elettrico. A leggerlo, poi, è l’intelligenza artificiale: un software addestrato a riconoscere i pattern nascosti nella scrittura, quelli che l’occhio umano non coglie, ma che il Parkinson imprime con la precisione di un marchio. Per comprendere la portata della scoperta basta guardare i numeri: quasi 10 milioni le persone affette nel mondo, e si stima che molte più lo saranno nei prossimi anni. Il Parkinson è oggi la malattia neurodegenerativa a più rapida crescita a livello globale. Eppure, la diagnosi resta in gran parte affidata all’occhio clinico del neurologo, alla sua sensibilità nel riconoscere sintomi motori come tremori, rigidità e lentezza nei movimenti. Una valutazione che, seppur esperta, manca di quella oggettività che strumenti come questo promettono.
Soprattutto nei Paesi a basso e medio reddito, dove la presenza di specialisti è scarsa, avere a disposizione uno strumento diagnostico semplice, portatile, a basso costo e di facile utilizzo potrebbe significare colmare un divario inaccettabile. Perché una diagnosi tempestiva non è solo una questione tecnica: è una finestra aperta su terapie più efficaci, su una qualità della vita migliore, su una maggiore autonomia per il paziente e la sua famiglia. Il prossimo passo, annunciano gli autori, sarà testare la penna su campioni più ampi di popolazione e valutarne l’efficacia nel monitorare la progressione della malattia in chi è già stato diagnosticato. Perché, forse, questa penna potrà non solo scrivere la diagnosi, ma anche raccontare nel tempo l’evoluzione del Parkinson, fornendo dati continui e affidabili.
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