In un’intervista a Sanità Informazione, Matteo Piovella, Presidente della SOI, racconta le peripezie che una persona con problemi alla vista si trova ad affrontare per ricevere assistenza dal SSN. I limiti della Sanità pubblica e il mancato aggiornamento delle tecnologie in dotazione alle strutture sanitarie sono solo alcuni degli argomenti al centro del 103° Congresso della Società Oftalmologica Italiana
Le richieste di prestazioni oculistiche sono aumentate di 10 volte in 10 anni e, nonostante ciò, il numero degli oculisti italiani impiegati nel Sistema Sanitario Nazionale non è stato adeguato ai bisogni di salute dei cittadini e le strumentazioni utilizzate, sia per la diagnosi che per la chirurgia, sono obsolete. E come se non bastasse, accedere ad una prestazione di un medico oculista in convenzione con il SSN può diventare una lunga corsa ad ostacoli. “I medici oculisti impiegati nella Sanità Pubblica sono solo 1.500 su 7mila totali. Di fronte ad un numero così esiguo non sorprende se per una visita oculistica si attende fino ad un anno, anche nelle Regioni come la Lombardia in cui il Sistema Sanitario Regionale sostiene di essere più efficiente che altrove. In altre Regioni l’attesa può arrivare a due anni. Senza considerare che le strutture pubbliche non sono, ad oggi, dotate di strumentazioni tecnologicamente avanzate e, quindi, gli oculisti che vi lavorano non possono garantire prestazioni che siano adeguate all’attuale evoluzione dell’oftalmologia, ma soprattutto non possono attivare contestualmente alla visita oculistica l’effettuazione degli esami diagnostici necessari. Il povero paziente si vedrà costretto solo successivamente alla visita ad effettuare la prenotazione degli esami prescritti”. A raccontare le peripezie che una persona con problemi alla vista si trova ad affrontare per ricevere assistenza dal SSN, in un’intervista a Sanità Informazione, è Matteo Piovella, Presidente della SOI. I limiti della Sanità pubblica e il mancato aggiornamento delle tecnologie in dotazione alle strutture sanitarie sono solo alcuni degli argomenti al centro del 103° Congresso della Società Oftalmologica Italiana in congiunzione con il 15th Congress of Italian Society of Refractive Cataract Surgery and Evaporative Dry Eye, in corso nella Capitale presso il Centro Congressi Rome Cavalieri Hilton.
“Una situazione che difficilmente potrà cambiare, se l’oculistica continuerà ad essere considerata una specialità elettiva, dunque non salvavita. Nel frattempo, una prima ed immediata soluzione potrebbe essere la previsione di compartecipazione del paziente alla spesa del SSN – suggerisce il Presidente Piovella -. In questo modo offriremmo la libertà di scegliere, anche a coloro in carico al SSN, tra tutti trattamenti attualmente a disposizione, compresi quelli di ultima generazione, come il cristallino artificiale capace di eliminare i difetti della vista sia da lontano che da vicino o le terapie per l’occhio secco evaporativo, patologia per la quale, fino pochi anni fa, non si aveva a disposizione una cura efficace”. L’occhio secco evaporativo è una patologia che colpisce sette over 50 su 10. Questa patologia comporta un difetto di lubrificazione dell’ occhio dovuto a scarsa produzione di lipidi e proteine, lubrificanti naturali dei nostri occhi, prodotti dalle ghiandole di Meibomio.
“Oggi disponiamo di tre trattamenti: BlephEx, LipiFlow e iLux, che hanno rivoluzionato la cura dell’occhio secco evaporativo – spiega il Presidente della SOI – . Il primo dei trattamenti, BlephEx, è una procedura indolore eseguita con un manipolo che permette di ruotare efficacemente una micro-spugna lungo il bordo libero delle palpebre, rimuovendo detriti e biofilm attivando una attività esfoliativa a livello del bordo libero palpebrale. Il secondo trattamento, LipiFlow, in 12 minuti permette, attraverso un aumento della temperatura all’interno delle palpebre di 5,5 gradi, di sciogliere i detriti che, divenuti solidi, ostruiscono le ghiandole di Meibomio. Il passaggio allo stato liquido permette l’espulsione del materiale di ostruzione tramite un massaggio delle palpebre che li indirizza verso l’esterno attraverso i dotti escretori delle ghiandole di Meibomio. Il Terzo trattamento, iLux è utilizzato per eliminare i residui presenti nelle ghiandole di Meibomio, nonostante i due precedenti trattamenti. Oggi la cura per questa patologia che colpisce l’80% dei pazienti oltre i 50 anni non è disponibile, né praticata a livello SSN”, incalza il Presidente Piovella.
Non se la passano meglio le persone affette da cataratta “La prima chirurgia della cataratta risale ad oltre 50 anni fa – spiega Matteo Piovella -. In quegli anni si entrava in sala operatoria solo quando la vista era compromessa, poiché le complicanze intra e post-operatorie erano gravi e frequenti da non permettere di riacquistare una vista paragonabile a prima dell’intervento. Dall’anestesia generale si è passati all’anestesia locale con un’ iniezione a livello retrobulbare o peribulbare, con tutti i rischi di utilizzo di aghi molto affilati, fino all’utilizzo di gocce oculari, che ho introdotto in Italia tra molte resistenze nel 1993. Oggi, la chirurgia della cataratta è stata sostituita dalla chirurgia refrattiva del cristallino opaco e/o trasparente, un intervento diventato più sicuro ed affidabile. L’efficacia dell’intervento permette ai pazienti di essere operati sin dai primi segni di opacità del cristallino naturale evitando di vedere male fino al giorno dell’intervento. Oggi, la chirurgia refrattiva del cristallino opaco e/o trasparente, con 700mila operazioni eseguite ogni anno, è la chirurgia più praticata in assoluto, tanto da rappresentare l’84% del volume delle prestazioni di un intero reparto ospedaliero – spiega Matteo Piovella -. Utilizzando cristallini artificiali tecnologicamente molto avanzati è possibile eliminare tutti i difetti di vista come miopia, astigmatismo ipermetropia e presbiopia. Un sogno diventato oggi realtà per milioni di Persone.
I riflettori della SOI sono puntati anche sulla maculopatia: “Dopo i 70 anni una persona su tre sviluppa questa patologia della retina, che compromette la vista delle Persone tanto da non essere più capaci di leggere un semplice estratto bancario. Se non trattata non può che peggiorare e in Italia il 70% dei pazienti con maculopatia non accede alle terapie necessarie – informa il dottore Matteo Piovella -. A destare preoccupazione tra gli oculisti italiani c’è anche un altro problema: oggi, dall’equipe chirurgica in oftalmologia è stata esclusa la figura del medico anestesista, mettendo a rischio la qualità e i risultati della chirurgia salva vista. Se manca il medico anestesista accanto all’oculista nelle sale operatorie si triplica il rischio di complicanze intraoperatorie con limitazioni del recupero della vista ”, evidenzia Piovella, e tutto solo per non spendere i pochi soldi necessari a mettere in sicurezza i pazienti. Da non dimenticare nemmeno la salute degli occhi di tutti . “È sempre di primaria importanza ribadire gli appuntamenti previsti dal calendario delle visite oculistiche – aggiunge il Presidente della SOI – . La prima alla nascita, una seconda entro i tre anni, poi il primo giorno di scuola e in adolescenza per accertare la comparsa di miopia diventata molto diffusa tra i ragazzi. Il quarantesimo anno di vita è un altro momento cruciale, a partire dal quale è necessario fare una visita oculistica ogni due anni. I tempi tra un controllo e l’altro devono dimezzarsi dai 60 anni in poi, epoca in cui sarà necessario andare dall’oculista una volta ogni 12 mesi. Ma attenzione: la visita oculistica è prerogativa del medico oculista. Non di rado – avverte l’oculista – figure non sanitarie, come ottici e optometristi offrono servizi di misurazione della vista, non avendo alcuna competenza sanitaria e quindi non sono capaci di identificare le malattie a carico degli occhi. La loro formazione è commerciale e limitata alla vendita di occhiali e lenti a contatto”, conclude il Presidente della SOI.
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