Salute 8 Gennaio 2018 17:35

Metodo ISET, le reazioni della comunità scientifica

I medici italiani non hanno sempre reagito in modo positivo alle scoperte della Professoressa Paterlini – Bréchot. Ecco perché

«È fuorviante far credere ai cittadini che basti un semplice test del sangue per individuare in anticipo la malattia e sconfiggerla prima che si manifesti». È stata questa la dura reazione del Past President dell’AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica) Carmine Pinto, a seguito dell’intervento della Professoressa Paterlini-Bréchot durante la trasmissione Rai ‘Porta a Porta’ dove ha presentato il metodo ISET (LEGGI QUI L’INTERVISTA DI SANITA’ INFORMAZIONE ALLA PROFESSORESSA). «Mancano dati che validino con studi clinici controllati l’impiego nella pratica clinica di questo tipo di esame», ha proseguito il Presidente, sottolineando come «le notizie diffuse dai media ed in particolare da quelli pubblici, per il loro peso, hanno un ruolo importante nella corretta informazione dei cittadini e dovrebbero garantire a tutti la conoscenza di notizie sui temi relativi alla salute e, in particolare, al cancro supportate da chiare evidenze scientifiche».

«L’individuazione di marcatori precoci di rischio – ha continuato – è un tema rilevante della ricerca oncologica. Una delle strade percorse si basa sull’individuazione di geni difettosi che possano predisporre allo sviluppo del tumore. Si parte cioè dal principio che la probabilità di sviluppare la malattia sia già scritta nel nostro DNA molti anni prima della diagnosi. Ma, a oggi, si tratta di un interessante e promettente settore di ricerca non ancora supportato da evidenze per l’utilizzo in sanità pubblica». L’AIOM ha riferito in una nota che meno del 2% della popolazione è portatore di mutazioni con sindromi ereditarie a rischio di sviluppare il cancro, ed «è proprio in questi casi – ha concluso il Professor Pinto – vi sono test genetici offerti gratuitamente, in strutture specializzate e secondo precisi protocolli, a chi ha già avuto fra i parenti più stretti un certo numero di casi di cancro (e solo per i tumori del seno, ovaio e colon) che indicano la presenza di ereditarietà genetica».

Le parole dell’AIOM sulla ricerca della Professoressa Paterlini-Bréchot sono state condivise dalla Fondazione GIMBE (Gruppo Italiano per la Medicina Basata sulle Evidenze), che sempre tramite una nota stampa si scaglia contro i «falsi miracoli» annunciati dalla televisione di Stato, smentendo «categoricamente la notizia» e chiedendo alle Istituzioni «una rigorosa governance delle informazioni sulla salute trasmesse dal servizio pubblico». «E’ inaccettabile – accusa Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – che la televisione di Stato permetta a ricercatori in palese conflitto di interessi di diffondere informazioni sulla salute delle persone non ancora validate dalla comunità scientifica e che al momento non hanno nessuna applicazione reale nella pratica clinica e nella sanità pubblica».

«Il livello di validazione del test ISET – prosegue la nota – già brevettato dalla dottoressa Paterlini e altri ricercatori e di proprietà della società Rarecells, dal punto di vista scientifico è assolutamente preliminare. In altri termini non conosciamo affatto la capacità del test di predire i tumori, semplicemente perché non è ancora stato valutato in rigorosi studi clinici sull’uomo. Il servizio pubblico di informazione non deve e non può in nessun modo alimentare false aspettative: la scienza non può essere oggetto di falsi proclami, né di legittimazioni di pratiche e test non validati, perché rischiano di danneggiare la salute delle persone e compromettere la sostenibilità del servizio sanitario nazionale».

L’elenco delle pubblicazioni relative al metodo ISET è disponibile sul sito di Rarecells. Intanto, negli ultimi mesi, la Professoressa Paterlini-Bréchot è stata scelta dalla rivista Elle come una delle trenta donne più influenti del 2017 ed inoltre ha ricevuto in Vaticano il Premio Sciacca per la Medicina e uno dei ‘Trophées de l’Avénir’ (riconoscimento da parte della Fondation de l’Avenir per la ricerca)

Articoli correlati
Tumori: 60% delle strutture poco connesse al territorio. Cipomo: “Più sinergia per presa in carico del paziente”
Iperspecializzate, multidisciplinari ma ancora poco "connesse" con il territorio. È l’identikit delle strutture di oncologia medica italiane. Pur inserite all’interno di un dipartimento oncologico (67%), le strutture soffrono negli aspetti organizzativi interni e nella gestione del percorso del paziente dall’ospedale al territorio. Meno della metà (circa 40%) ha una connessione strutturata con i dipartimenti di prevenzione primaria e secondaria e con centri screening; una cartella informatizzata manca nel 66% delle strutture, ed è condivisa con il territorio solo nell’8% dei casi. Sono questi alcuni dati preliminari di un'indagine che il Collegio Italiano dei Primari Oncologi Medici Ospedalieri (Cipomo) ha presentato al congresso dell'Aiom
di V.A.
Cancro, AIOM: «Entro il 2040 impennata di casi, la causa è il Covid»
«Un miliardo di euro per recuperare il terreno perduto ed evitare che si paghi un prezzo alto per le patologie che possono aggravarsi. E l'ambito oncologico è quello dove più dobbiamo investire risorse», secondo il ministro della Salute Roberto Speranza, all'evento di Aiom "Le sfide globali e il cancro"
AIOM, in 3 giorni oltre 3700 firme raccolte per la legge sul diritto all’oblio oncologico
Beretta (presidente): «Con la prima campagna nazionale “Io non sono il mio tumore” lo scopo è raggiungere 100 mila adesioni per richiedere un provvedimento legislativo che permetterebbe ai pazienti di non essere più considerati malati oncologici dopo 5 anni dal termine delle cure se la neoplasia è insorta in età pediatrica e dopo 10 anni in età adulta»
Covid-19, GIMBE: «Spingere vaccini e richiami per contenere il sovraccarico degli ospedali»
«Con la corsa ai tamponi per inseguire i contagi il Paese è a rischio paralisi indipendentemente dalle nuove regole sulla quarantena. Il sistema di testing è già in tilt»
Cartabellotta (GIMBE): «Il sistema delle regioni a colori è anacronistico. Va ripensato o cancellato»
Il Presidente della Fondazione GIMBE: «Difficile fare previsioni rispetto all’era pre-vaccini. Gli ospedali reggono, ma il personale è stressato»
GLI ARTICOLI PIU’ LETTI
Salute

Sammy Basso, l’addio al più longevo malato di progeria

Sammy, morto a 28 anni, è il più longevo malato di progeria: chi nasce affetto da questa malattia ha di solito un'aspettativa di vita che non supera i vent'anni
Salute

Automedicazione: dall’Enterogermina al Daflon, ecco i prodotti più venduti in farmacia

I dati Pharma Data Factory (PDF): nell’ultimo anno mobile (agosto 2023-settembre 2024) il mercato dei farmaci per l’autocura è stabile (-1%), anche se con prezzi in lieve aumento (+...
Prevenzione

Medici di medicina generale, igienisti e pediatri assieme contro il virus respiratorio sincinziale

Il Board del Calendario per la Vita accoglie con soddisfazione la possibilità di offrire a carico del Ssn, come annunciato dalla Capo Dipartimento Prevenzione del Ministero, l'anticorpo monoclo...
Prevenzione

Aderenza terapeutica, dal Ministero un documento per sensibilizzare alla corretta assunzione dei farmaci

Il documento mira ad avviare un processo culturale di consapevolezza e di responsabilizzazione individuale e sociale. La mancata aderenza terapeutica può avere pesanti ricadute, peggioramento d...