Salute 22 Settembre 2023 10:55

Malattia renale cronica, l’appello dell’Aned: «In Campania dialisi peritoneale solo per il 2.7% dei pazienti dializzati»

La dialisi peritoneale costa meno della emodialisi e, in quanto terapia domiciliare, migliora la qualità di vita del paziente. In Italia, in media, ne usufruisce un paziente su 10. A Sanità Informazione l’appello dell’Aned Campania per eliminare le disparità di trattamento

Malattia renale cronica, l’appello dell’Aned: «In Campania dialisi peritoneale solo per il 2.7% dei pazienti dializzati»

«In Campania solo il 2.7%  dei pazienti dializzati usufruisce della dialisi peritoneale. La media nazionale è quasi quattro volte maggiore, circa il 10%». A denunciare la disparità di accesso ad una cura che per chi soffre di malattia renale cronica è salvavita è Olimpia Ammendola, vicesegretaria Aned Campania, l’Associazione Nazionale Emodializzati Dialisi e Trapianto. «Non poter accedere alla dialisi peritoneale è una forte penalizzazione per i dializzati – continua Ammendola, in un’intervista a Sanità Informazione -. Questa tipologia di terapia domiciliare migliora la libertà individuale del paziente, non più costretto ad andare tre volte alla settimana un centro di emodialisi».

Emergenza Campania

Nel tentativo di migliorare le condizioni di trattamento per i pazienti campani con malattia renale cronica, l’Aned ha interpellato le istituzioni locali. «A febbraio di quest’anno, l’Aned ha inaugurato un tavolo tecnico con il presidente della commissione sanitaria, l’on. Vincenzo Alaia – racconta la vicesegretaria Aned Campania – . Durante la prima riunione è stata evidenziata la forte penalizzazione della Campania in tema di dialisi peritoneale. La ragione di questa evidente disparità – continua Ammendola – risiede in una questione di carattere amministrativo: il costo della dialisi peritoneale grava sui distretti sanitari e non sugli ospedali. Pertanto essa viene considerata alla stessa stregua di un normale presidio sanitario tipo pannoloni, letti antidecubito, etc… Tale mancato riconoscimento è, dunque, il principale ostacolo alla sua implementazione».
L’autonomia del paziente non è l’unico punto a favore della dialisi peritoneale, anche il costo è inferiore a quello della emodialisi che si effettua prevalentemente nei centri privati accreditati. «In Campania, infatti,- continua Ammendola – la emodialisi è appannaggio quasi esclusivo dei centri privati. Implementare la peritoneale quindi, significherebbe scegliere di difendere concretamente la sanità pubblica oltre a costituire un notevole risparmio della spesa sanitaria».

Perché fare la dialisi peritoneale

Il professore Luca De Nicola della Scuola di specializzazione in Nefrologia dell’ Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli, in un documento redatto su richiesta dell’Associazione Nazionale Emodializzati Dialisi e Trapianto (ANED), sintetizza i principali motivi per cui sarebbe utile favorire una maggiore implementazione della dialisi peritoneale: «La dialisi peritoneale è un trattamento di semplice esecuzione che, nella stragrande maggioranza dei casi, il paziente esegue autonomamente (o con l’aiuto di un familiare) dopo un training di pochi giorni – spiega il professore De Nicola -. La dialisi peritoneale ha eguale efficacia rispetto all’emodialisi, presentando una migliore sopravvivenza nei primi 12 mesi di trattamento. Ancora, permette un più lungo mantenimento della diuresi residua con miglioramento della sopravvivenza, al contrario, l’emodialisi extracorporea determina un’ischemia renale con perdita veloce della funzione renale. In altre parole – continua il professore – la dialisi peritoneale rappresenta il “bridge” ideale tra la terapia conservativa ed il trapianto di rene perché, preservando la diuresi residua e quindi la funzione vescicale, migliora la sopravvivenza del rene trapiantato».

La malattia renale cronica in numeri

La malattia renale cronica rappresenta una delle principali cause di mortalità e di morbidità del mondo occidentale. La sua diffusione è aumentata dell’86% nel giro di 25 anni, la mortalità è cresciuta di 98 punti percentuali e la disabilità direttamente legata alla patologia del 62% (i dati sono stati forniti dall’Azienda Universitaria Luigi Vanvitelli). Progressivo invecchiamento della popolazione, aumento di diabete e ipertensione sono tra le principali cause di questo aumento di incidenza di malattia renale cronica. Numeri destinati ad un’ulteriore crescita: si stima che entro il 2030 saranno quasi 10 milioni i pazienti che avranno bisogno di dialisi per sopravvivere.

L’appello dell’Aned

In Italia, stando ai dati del registro di dialisi e trapianto, sono circa 65mila i pazienti attualmente in trattamento sostitutivo. Nove su 10 sono in trattamento emodialitico presso un centro ospedaliero o privato accreditato, solo il 10% è in dialisi peritoneale. Questi trattamenti assorbono circa il 3% del budget nazionale destinato alla Sanità, nonostante il “Piano nazionale per la cronicità” del Ministero della Salute pubblicato a Settembre 2016 raccomandi di mettere in atto tutte le azioni possibili per aumentare la domiciliarità delle cure al fine di migliorare la qualità di vita dei pazienti fragili e ridurre i costi delle malattie croniche. Ad oggi, nonostante i numerosi appelli, l’Aned Campania non ha ricevuto alcuna risposta concreta: «Riteniamo grave ma soprattutto incomprensibile che non si faccia chiarezza su un problema che coinvolge la vita di circa 5mila dializzati e tante altre persone in procinto di andare in dialisi e che soprattutto non si scelga una metodica che garantisce una migliore qualità della vita del paziente oltre – conclude Ammendola –  a costare molto meno alla collettività».

 

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