Salute 13 Marzo 2024 14:58

Levels & Trends in Child Mortality, il Report: nel mondo muore un bambino under 5 ogni 6 secondi

Report Oms Unicef e agenzie Onu: “Raggiunto il minimo storico di numero di morti in età infantile, ma sono ancora troppe le vite perse per cause evitabili”

Levels & Trends in Child Mortality, il Report: nel mondo muore un bambino under 5 ogni 6 secondi

Nel 2022 la mortalità tra i più piccoli, nel mondo, ha raggiunto il minimo storico: fra i minori di cinque anni il tasso globale è diminuito del 51% rispetto all’anno 2000. Eppure, nonostante questo decisivo calo il numero di morti in età infantile è ancora troppo alto: nel 2022 quasi cinque milioni di bambini (4,9 milioni per la precisione) sono morti prima del loro quinto compleanno. Significa una morte ogni sei secondi. Questi sono solo alcuni dei dati emersi dalle stime diffuse da Unicef, Organizzazione mondiale della sanità (Oms), Gruppo Banca Mondiale, Gruppo inter-agenzie delle Nazioni Unite per la stima della mortalità dei bambini (Un Igme) nel nuovo rapporto ‘Levels & Trends in Child Mortality‘.

Tra i poveri il doppio delle possibilità di morire prima dei cinque anni

Quasi la metà delle vite perse prima dei cinque anni nel 2022 erano neonati. E in aggiunta si contano anche 2,1 milioni di decessi tra i cinque e i 24 anni d’età. C’è anche un effetto povertà, nel senso che i bambini nati nelle famiglie in maggiore difficoltà hanno il doppio delle probabilità di morire prima dei cinque anni rispetto alle famiglie più ricche, mentre i bambini che vivono in contesti fragili o colpiti da conflitti hanno quasi il triplo delle probabilità di morire prima del loro quinto compleanno rispetto ai bambini che vivono altrove. Nel dettaglio, secondo il report 2,3 milioni di bimbi sono morti durante il primo mese di vita nel 2022 e 2,6 milioni tra 1 e 59 mesi (prima dei 5 anni). La maggior parte di questi decessi si è concentrata nell’Africa subsahariana e nell’Asia meridionale.

Una perdita di vite  dovuta principalmente a cause prevenibili

“Tra il 2000 e il 2022, il mondo ha perso 221 milioni di bambini, adolescenti e giovani, ovvero quasi l’intera popolazione della Nigeria, il sesto Paese per popolazione”, fanno notare gli autori del Report. Questa perdita di vite umane è dovuta “principalmente a cause prevenibili o curabili, come le nascite pretermine, le complicanze durante il parto, la polmonite, la diarrea e la malaria”, si legge ancora nel Report. Molte vite quindi si sarebbero potute salvare con un migliore accesso a un’assistenza sanitaria di base di alta qualità, interventi essenziali e a basso costo come le vaccinazioni, la disponibilità di personale sanitario qualificato alla nascita, il sostegno all’allattamento tempestivo e continuato, la diagnosi e il trattamento delle malattie dei bambini. “Ogni anno milioni di famiglie continuano a subire il devastante strazio della perdita di un bambino – osserva il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus -. Il luogo di nascita di un bambino non dovrebbe determinare la sua vita o la sua morte. È fondamentale migliorare l’accesso a servizi sanitari di qualità per ogni donna e bambino, anche durante le emergenze e nelle aree remote”.

Il sostegno dell’Unicef

C’è poi il lato positivo: il rapporto rivela che oggi sopravvivono più bambini che mai e che diversi Paesi a reddito basso e medio basso hanno fatto progressi. “Tutto questo – spiegano i promotori del report – è possibile quando ci sono sufficienti risorse destinate all’assistenza sanitaria primaria, quindi anche a salute e benessere dei bambini”. Ad esempio, i risultati mostrano che Cambogia, Malawi, Mongolia e Ruanda hanno ridotto la mortalità dei bambini al di sotto dei 5 anni di oltre il 75% dal 2000. “Dietro questi numeri si nascondono le storie di ostetrici e personale sanitario qualificato che aiutano le madri a partorire in sicurezza i loro neonati, di operatori sanitari che vaccinano e proteggono i bambini da malattie mortali e di operatori sanitari di comunità che effettuano visite a domicilio per sostenere le famiglie e assicurare il giusto supporto sanitario e nutrizionale ai bambini – racconta la direttrice generale dell’Unicef Catherine Russell –. Abbiamo dimostrato di avere le conoscenze e gli strumenti per salvare vite umane”.

Investire in istruzione, occupazione e condizioni di lavoro dignitose per i sanitari

“È necessario – puntualizzano gli autori del rapporto – investire in istruzione, occupazione e condizioni di lavoro dignitose per gli operatori sanitari, i quali svolgono un ruolo importante nel raggiungere i bambini e le famiglie di ogni comunità con servizi salvavita. Dovrebbero essere integrati nei sistemi di assistenza sanitaria di base, retribuiti in modo equo, ben formati e dotati dei mezzi necessari per fornire cure di altissima qualità, continuano gli esperti”. Gli studi dimostrano che la mortalità dei bambini sotto i 5 anni nei Paesi a più alto rischio potrebbe diminuire in modo sostanziale se gli interventi di sopravvivenza dei bambini basati sulle comunità potessero raggiungere chi ne ha bisogno. Questo pacchetto di misure da solo salverebbe milioni di bambini e fornirebbe cure più vicine a casa. Nonostante i passi avanti, ancora “non è sufficiente – puntualizza Juan Pablo Uribe, direttore globale per la Salute, la nutrizione e la popolazione della Banca Mondiale e direttore del Fondo di finanziamento globale per donne, bambini e adolescenti -. Dobbiamo accelerare i progressi con maggiori investimenti, collaborazione e attenzione per onorare il nostro impegno globale”.

Le minacce e disuguaglianze ancora presenti

Ci sono ancora minacce e disuguaglianze sostanziali che mettono a rischio la sopravvivenza dei bambini in molte parti del mondo, evidenziano gli esperti: l’aumento delle disuguaglianze e dell’instabilità economica, nuovi e prolungati conflitti, l’intensificarsi dell’impatto dei cambiamenti climatici e le conseguenze della pandemia da Covid-19, che potrebbero portare a una stagnazione o addirittura a un’inversione dei risultati. “Sono necessari ulteriori sforzi e investimenti per ridurre le disuguaglianze e porre fine alle morti prevenibili tra i neonati, i bambini e i giovani di tutto il mondo”,  dichiara Li Junhua, sottosegretario generale delle Nazioni Unite per gli Affari economici e sociali. Ai tassi attuali, infatti, si calcola che 59 Paesi non raggiungeranno l’obiettivo di mortalità al di sotto dei 5 anni previsto dagli Sdg (Obiettivi di sviluppo sostenibile) e 64 Paesi non raggiungeranno l’obiettivo di mortalità neonatale. Ciò significa che, secondo le stime, 35 milioni di bambini moriranno prima di compiere il quinto anno di età entro il 2030, un bilancio che sarà in gran parte a carico delle famiglie dell’Africa subsahariana e dell’Asia meridionale o dei Paesi a reddito basso e medio basso.

 

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